«Mimì capatosta»: Tiziana Barillà ripercorre storia e attualità di Riace

Ma cosa succede intorno a Riace? Quali sono i valori che rappresenta Lucano? Perché tanto accanimento verso una realtà tutto sommato piccola? Cosa svela? È evidente che il modello Riace smascheri la retorica securitaria di questo governo e di quello precedente, svelandone i meccanismi

[vc_row][vc_column][vc_column_text]È faci­le sen­tir­si soli in que­sto perio­do sto­ri­co. Il mon­do del­l’in­for­ma­zio­ne pro­pa­ga inin­ter­rot­ta­men­te imma­gi­ni di un’I­ta­lia ormai pre­po­ten­te fino al midol­lo, di una comu­ni­tà che cele­bra con gio­ia la cru­del­tà, di una nazio­ne che si chiu­de a ric­cio nel risen­ti­men­to. In momen­ti come que­sti, di pro­ta­go­ni­smo per chi urla, accu­sa e minac­cia; è urgen­te che chi non si rico­no­sce in una socie­tà rea­zio­na­ria non si lasci ingan­na­re dal­la reto­ri­ca del pote­re odier­no, che si pre­sen­ta come mag­gio­ran­za ine­lut­ta­bi­le. L’op­po­si­zio­ne è Pos­si­bi­le, ma lo è anche la costru­zio­ne di alter­na­ti­ve basa­te sul rilan­cio di valo­ri ben più alti del­la rab­bia e del­la pau­ra. La soli­da­rie­tà di Lodi e l’e­co di Ria­ce lo dimo­stra­no.

I mili­tan­ti del Comi­ta­to Pie­ro Cala­man­drei di Firen­ze han­no accol­to con pia­ce­re l’op­por­tu­ni­tà di orga­niz­za­re vener­dì 12 otto­bre una pre­sen­ta­zio­ne di “Mimì Capa­to­sta. Mim­mo Luca­no e il model­lo Ria­ce”, il libro con cui la gior­na­li­sta Tizia­na Baril­là rac­con­ta da vici­no la sto­ria di Ria­ce, del suo sin­da­co, dei suoi abi­tan­ti vec­chi e nuovi.

Dopo una bre­ve intro­du­zio­ne di Rober­to Di Lore­to, por­ta­vo­ce del comi­ta­to, la paro­la pas­sa a Mar­co Saba­di­ni (coor­di­na­to­re del­la Comu­ni­tà a dimen­sio­ne fami­glia­re per mino­ri “Anto­nia­no di Pog­gio Ghe­rar­do” di Firen­ze) che in qua­li­tà di mode­ra­to­re cede il micro­fo­no a Tizia­na Baril­là che ini­zia un reso­con­to det­ta­glia­to del­la situa­zio­ne del­la cit­ta­di­na cala­bre­se. Come pri­ma cosa ricor­da che quel­lo di Luca­no «è un arre­sto poli­ti­co, arri­va­to dopo una lun­ga per­se­cu­zio­ne poli­ti­ca». Effet­ti­va­men­te il pre­ce­den­te mini­stro degli inter­ni Min­ni­ti, nel­l’in­ten­to di gua­da­gna­re i voti del cen­tro­de­stra tra­mi­te una poli­ti­ca musco­la­re nei con­fron­ti dei rifu­gia­ti, ave­va posto le basi per i suc­ces­si­vi ten­ta­ti­vi di sman­tel­la­men­to del model­lo Ria­ce. Mim­mo Luca­no «era cir­con­da­to da cimi­ci, inter­cet­ta­zio­ni tele­fo­ni­che ed ambien­ta­li, attac­chi di ogni tipo sul web e sul­la stam­pa loca­le», sape­va che pri­ma o poi, sareb­be sta­to «cro­ci­fis­so sul­l’al­ta­re di una leg­ge ingiu­sta» qual è la Bos­si Fini, ovve­ro la leg­ge che dal 2002 più che con­tra­sta­re l’il­le­ga­li­tà la pro­muo­ve impe­den­do nei fat­ti la rego­la­riz­za­zio­ne degli stra­nie­ri già pre­sen­ti sul ter­ri­to­rio italiano.

Ma cosa suc­ce­de intor­no a Ria­ce? Qua­li sono i valo­ri che rap­pre­sen­ta Luca­no? Per­ché tan­to acca­ni­men­to ver­so una real­tà tut­to som­ma­to pic­co­la? Cosa sve­la? È evi­den­te che il model­lo Ria­ce sma­sche­ri la reto­ri­ca secu­ri­ta­ria di que­sto gover­no e di quel­lo pre­ce­den­te, sve­lan­do­ne i mec­ca­ni­smi: la costru­zio­ne di con­sen­so bran­den­do la pau­ra come minac­cia, la guer­ra agli ulti­mi per con­so­li­da­re la pro­pria posi­zio­ne poli­ti­ca, l’u­so stru­men­ta­le del­la leg­ge per favo­ri­re i più for­ti. Secon­do Baril­là «il gran­de risul­ta­to di que­sta vicen­da è che, nel pae­se del mini­stro che par­la di un tun­nel che non esi­ste, Mim­mo Luca­no è riu­sci­to a far par­la­re di disub­bi­dien­za civi­le, del­la dif­fe­ren­za tra lega­li­tà e giu­sti­zia, è riu­sci­to a ricor­da­re a que­sto pae­se il fat­to che “lega­le” non basta, biso­gna che sia anche “giu­sto”, altri­men­ti biso­gna disub­bi­di­re». Tut­ta­via l’au­tri­ce met­te in guar­dia il pub­bli­co, «atten­zio­ne a non tra­sfor­ma­re Luca­no in un eroe, a chie­der­gli ‑ad esem­pio- di can­di­dar­si come capo­li­sta alle ele­zio­ni euro­pee. Non pos­sia­mo risol­ve­re le cose attra­ver­so un uomo solo, anche per­ché un uomo solo lo si abbat­te facil­men­te, ce lo inse­gna il caso di Ria­ce. Mim­mo Luca­no è sta­to pri­ma di tut­to un sin­da­co che ha fat­to il pro­prio dove­re nel rispet­to del­la Costi­tu­zio­ne, a costo di anda­re con­tro del­le leg­gi che ritie­ne ingiu­ste. Se inve­ce noi ci avvin­ghia­mo alla sua figu­ra gli fac­cia­mo un tor­to, per­ché lui ha costrui­to tut­to insie­me alla sua comu­ni­tà». Allo­ra come si fa a difen­de­re il model­lo Ria­ce? «Non lo fai difen­den­do Mim­mo Luca­no, a Ria­ce si difen­do­no da soli da ven­t’an­ni. La stra­te­gia dovreb­be esse­re fare Ria­ce a casa tua, tra­sfor­ma­re il tuo quar­tie­re, la tua cit­tà. Altri­men­ti ogni espe­rien­za è desti­na­ta ad esau­rir­si, altri­men­ti Ria­ce diven­ta un posto in cui anda­re a far­si un sel­fie. Que­sta è la solu­zio­ne, difen­de­re Mim­mo sen­za dub­bio, ma fare quel­lo che fan­no loro, ovun­que, anco­ra meglio».

A segui­re altri inter­ven­ti signi­fi­ca­ti­vi. Euge­nio Alfa­no del­l’Asso­cia­zio­ne per gli Stu­di Giu­ri­di­ci sul­l’Im­mi­gra­zio­ne par­la del­l’ul­ti­mo decre­to gover­na­ti­vo in mate­ria di immi­gra­zio­ne e sicu­rez­za, del fat­to che non ci sia trac­cia di lega­li­tà alcu­na in que­sti prov­ve­di­men­ti e che non sia­no quin­di miglio­ra­bi­li ma da can­cel­la­re. Andrea Mayer di Oxfam Ita­lia ha par­la­to del siste­ma di acco­glien­za ita­lia­no in cui, pur­trop­po, non man­ca­no le zone d’om­bra, facen­do una gran­de distin­zio­ne tra i CAS, i cen­tri di acco­glien­za straor­di­na­ria in cui le ammi­ni­stra­zio­ni loca­li non han­no voce in capi­to­lo e non ne pos­so­no moni­to­ra­re l’o­pe­ra­to e i cen­tri SPRAR ovve­ro il Siste­ma Pro­te­zio­ne Richie­den­ti Asi­lo e Rifu­gia­ti, un model­lo che pre­ve­de il pro­ta­go­ni­smo degli enti loca­li e che faci­li­ta l’e­mer­ge­re di pra­ti­che vir­tuo­se. Sem­bre­reb­be iro­ni­co ma gli ulti­mi decre­ti leg­ge pre­ve­do­no un gra­dua­le depo­ten­zia­men­to del­lo SPRAR in favo­re dei cen­tri CAS, lascian­do intat­to quin­di ciò che non fun­zio­na a sca­pi­to di un siste­ma che ha dato risul­ta­ti posi­ti­vi. Ulti­mo ma non meno impor­tan­te l’in­ter­ven­to di Nas­si­ra Cama­ra, media­tri­ce cul­tu­ra­le e for­ma­tri­ce, la cui testi­mo­nian­za ren­de bene l’im­ma­gi­ne di un siste­ma di acco­glien­za mes­so in dif­fi­col­tà dal­le isti­tu­zio­ni e nel qua­le il lavo­ro quo­ti­dia­no vie­ne intral­cia­to con sistematicità.

A even­to qua­si con­clu­so Tizia­na Baril­la rispon­de ad un’al­tra doman­da. Come ribat­te­re a colo­ro che deni­gra­no la disub­bi­dien­za civi­le dicen­do, sem­pli­ci­sti­ca­men­te, che su que­sta stra­da si potreb­be anche non paga­re le tas­se? «Si ribat­te dicen­do che in fon­do quel­lo che si sta facen­do a Ria­ce non è solo disub­bi­dien­za, è anche ubbi­dien­za alle leg­gi del­l’u­ma­ni­tà ma anche alle leg­gi del­lo Sta­to. Le leg­gi han­no una gerar­chia, la Costi­tu­zio­ne è la pri­ma del­le leg­gi e l’ar­ti­co­lo 10 pre­ve­de quel che Luca­no sta facen­do a Ria­ce. Noi abbia­mo un gran­de pro­ble­ma demo­cra­ti­co per quan­to riguar­da le leg­gi, sia nel­la for­ma che nel­la sostan­za, per cui oggi il para­dos­so è che disub­bi­di­re a cer­te leg­gi vuol dire rispet­ta­re la Costi­tu­zio­ne».

La sera­ta, che ha visto la par­te­ci­pa­zio­ne di oltre ottan­ta per­so­ne, si è con­clu­sa con l’amichevole par­te­ci­pa­zio­ne dell’attrice Danie­la Moroz­zi, che ha let­to alcu­ni bra­ni trat­ti dal libro di Tizia­na Baril­là, Mimì capa­to­sta: Mim­mo Luca­no e il model­lo Ria­ce.

Lotar Sàn­chez
Comi­ta­to Firen­ze Pos­si­bi­le Pie­ro Calamandrei

(foto di Ila­ria Boc­cac­ci)[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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