Il Baobab, il volontariato e il dovere pubblico dell’accoglienza

In que­sto ulti­mo anno a Roma, fra tan­ti even­ti gri­gi e neri, è suc­ces­so anche qual­co­sa di mol­to bel­lo e signi­fi­ca­ti­vo: alcu­ne cen­ti­na­ia di don­ne, uomi­ni, ragaz­ze e ragaz­zi, bam­bi­ni, non­ne e non­ni han­no scel­to di supe­ra­re il qua­lun­qui­smo, la dif­fi­den­za e la super­fi­cia­li­tà con cui vie­ne soli­ta­men­te rac­con­ta­ta “l’emergenza migran­ti”, e sono sce­si in stra­da a vede­re cosa sta­va suc­ce­den­do dav­ve­ro nel­la nostra cit­tà. Han­no toc­ca­to con mano la real­tà, e si sono resi con­to che non è uma­no abban­do­na­re a sé stes­si altri esse­ri uma­ni che sono scap­pa­ti da guer­re, tor­tu­re, fame e sfrut­ta­men­to. Si sono impe­gna­ti in pri­ma per­so­na, ed han­no vis­su­to sul­la pro­pria pel­le l’esistenza di una enor­me quan­ti­tà di per­so­ne che sono costret­te, per i più sva­ria­ti moti­vi, che spes­so han­no a che fare anche con respon­sa­bi­li­tà occi­den­ta­li, a scap­pa­re dal­la pro­pria casa, dal­la pro­pria fami­glia, dal­la pro­pria vita. Si sono resi con­to che, nono­stan­te l’accoglienza dei rifu­gia­ti sia un dove­re pri­ma­rio del­la nostra comu­ni­tà nazio­na­le e del­le sue ammi­ni­stra­zio­ni pub­bli­che, e non cer­to un gesto di altrui­smo da lascia­re alla buo­na volon­tà dei sin­go­li cit­ta­di­ni, le ammi­ni­stra­zio­ni chiu­se nel­le loro stan­ze face­va­no per lo più fin­ta di non vede­re. E così han­no tro­va­to luo­ghi nel­la nostra cit­tà dove la loro soli­da­rie­tà pote­va diven­ta­re atti­vi­smo, e dove il loro tem­po libe­ro pote­va diven­ta­re una risor­sa per per­so­ne in dif­fi­col­tà. Han­no tro­va­to luo­ghi di cui il Bao­bab è la più famo­sa tra le esperienze.

Oltre a Pip­po Civa­ti ed Andrea Mae­stri, anche noi atti­vi­sti roma­ni di Pos­si­bi­le abbia­mo visi­ta­to il cen­tro in più occa­sio­ni, soprat­tut­to duran­te la pro­mo­zio­ne del­la cam­pa­gna Acco­glia­mo­ci, e voglia­mo unir­ci, come iscrit­te ed iscrit­ti del Comi­ta­to Pos­si­bi­le “Ken Saro-Wiwa” di Roma ma cer­ti di espri­me­re un sen­ti­men­to comu­ne a tut­ti i comi­ta­ti roma­ni, alle espres­sio­ni di soli­da­rie­tà ai tran­si­tan­ti sgom­be­ra­ti dagli spa­zi del Bao­bab ed a tut­te le volon­ta­rie ed i volon­ta­ri che per più di un anno han­no man­da­to avan­ti il cen­tro. Ci sen­tia­mo orgo­glio­si di appar­te­ne­re alla stes­sa raz­za di que­ste per­so­ne, quel­la umana.

Quel­le volon­ta­rie e quei volon­ta­ri han­no fat­to un lavo­ro enor­me: ave­te pre­sen­te 35.000 per­so­ne in un anno, 5 bagni e nes­su­na impre­sa di puli­zie o di cate­ring ad aiu­ta­re? Cuci­na, puli­zia, ristrut­tu­ra­zio­ni, sup­por­to lega­le e sani­ta­rio, e mol­to altro. Aiu­ta­ta da alcu­ne asso­cia­zio­ni e sin­go­li cit­ta­di­ni, “l’assemblea di gestio­ne” del Bao­bab è riu­sci­ta a gesti­re e coor­di­na­re tut­to, fino allo sgom­be­ro. Non sono sta­te le ripe­tu­te onda­te di arri­vi a met­te­re in dif­fi­col­tà gli atti­vi­sti del Bao­bab, né i 1600 pasti ogni gior­no ad ago­sto. Ce l’hanno fat­ta inve­ce le isti­tu­zio­ni pub­bli­che cit­ta­di­ne. Il comu­ne di Roma, pri­ma con la giun­ta Mari­no e poi col pre­fet­to Tron­ca, inve­ce di valo­riz­za­re e por­ta­re come esem­pio que­sta espe­rien­za, e far­la diven­ta­re un model­lo repli­ca­bi­le in altri spa­zi del­la cit­tà, l’ha alter­na­ti­va­men­te igno­ra­ta o attac­ca­ta. L’amministrazione non ha fat­to nul­la sin qui per soste­ne­re i volon­ta­ri, e per accom­pa­gna­re que­sto pro­ces­so che, oltre ad esse­re uti­le ai tran­si­tan­ti, aiu­ta­va al tem­po stes­so sia l’amministrazione che la cit­tà nel suo com­ples­so. Nes­sun sup­por­to per la puli­zia, per la gestio­ne del­le dona­zio­ni, per la manu­ten­zio­ne, ma solo indif­fe­ren­za. Oggi il cen­tro Bao­bab non esi­ste più nel­le for­me in cui lo abbia­mo cono­sciu­to e con cui ha rea­liz­za­to mol­to con poco. È sta­to sgom­be­ra­to per via buro­cra­ti­ca da un com­mis­sa­rio non elet­to. La voglia e l’impegno del­le volon­ta­rie e dei volon­ta­ri però non sono sta­ti can­cel­la­ti, e di que­sto sia­mo mol­to con­ten­ti. Il pre­fet­to Tron­ca si è impe­gna­to a rice­ver­li di nuo­vo, il 15 dicem­bre, insie­me ai tec­ni­ci del Comu­ne, per indi­vi­dua­re insie­me un altro edi­fi­cio in cui si potrà da subi­to rin­no­va­re l’esperienza Bao­bab: è una buo­na noti­zia, e sia­mo in atte­sa che si concretizzi.

Spe­ria­mo però al tem­po stes­so che que­sto incon­tro pos­sa segna­re anche un deci­so cam­bio di pas­so nel­la gestio­ne pub­bli­ca dell’accoglienza, ed una mag­gio­re assun­zio­ne di respon­sa­bi­li­tà da par­te dell’amministrazione. Il pre­fet­to Tron­ca ha già spe­ri­men­ta­to con Expo 2015 il cosid­det­to “volon­ta­ria­to for­ma­ti­vo”, ovve­ro una diver­sa for­ma di lavo­ro non retri­bui­to, in cui i lavo­ra­to­ri-volon­ta­ri, le cui ener­gie era­no fon­da­men­ta­li per l’esito dell’evento, gua­da­gna­va­no al più un tito­lo nel CV del tipo “Volon­ta­rio in gran­di even­ti”. Ecco, spe­ria­mo che i volon­ta­ri del Bao­bab non diven­ti­no in modo simi­le i nuo­vi CV da “Volon­ta­ri in flus­si migra­to­ri”, e che il Comu­ne non con­ti­nui ad usar­li come rime­dio a bas­so costo per sop­pe­ri­re alle man­can­ze dell’amministrazione.

Insom­ma, vor­rem­mo che non si ripe­tes­se l’esperienza del Bao­bab così come si è con­clu­sa. Ci augu­ria­mo che non si asse­gni un posto a caso ai volon­ta­ri del Bao­bab e poi ci si dimen­ti­chi di loro. Spe­ria­mo che le ammi­ni­stra­zio­ni, pre­fet­ti­zie o demo­cra­ti­che, si assu­ma­no le pro­prie respon­sa­bi­li­tà: vor­rem­mo vede­re pro­fes­sio­ni­sti paga­ti dall’amministrazione a sup­por­to dei volon­ta­ri, psi­co­lo­gi for­ma­ti per l’assistenza post trau­ma­ti­ca, impre­se di puli­zia a cui ven­ga rico­no­sciu­to un digni­to­so sti­pen­dio. Vor­rem­mo insom­ma che l’amministrazione diven­ti par­te atti­va del­le poli­ti­che di acco­glien­za, pro­muo­va la mol­ti­pli­ca­zio­ne di espe­rien­ze come quel­la del Bao­bab e la nasci­ta di altri grup­pi di volon­ta­ri ed altri cen­tri di acco­glien­za gesti­ti in manie­ra tra­spa­ren­te dai cit­ta­di­ni. Vor­rem­mo, in sin­te­si, che si affer­mas­se il prin­ci­pio che l’accoglienza è un dove­re del nostro Pae­se e non un gesto di buo­na volon­tà dei sin­go­li, e che il volon­ta­ria­to è una risor­sa per costrui­re coscien­ze, cul­tu­ra, inte­gra­zio­ne e socia­li­tà, e non un rim­piaz­zo sfrut­ta­to dal­le ammi­ni­stra­zio­ni per aggi­ra­re i loro dove­ri. Vor­rem­mo una poli­ti­ca dell’accoglienza vera, con dei veri inve­sti­men­ti, con dei veri lavo­ra­to­ri, con una vera inte­gra­zio­ne nei territori.

Comi­ta­to Pos­si­bi­le Ken Saro-Wiwa – Roma

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