Emergenza climatica: dalle dichiarazioni ai fatti

Tornano in piazza le ragazze e i ragazzi di Fridays For Future e se lo fanno non è di certo per ricordarci i grandi obiettivi globali da qui al duemilamai (sempre giusti e corretti, per carità), ma per ricordarci di un'emergenza climatica e ambientale che è già in corso. E per la quale servono risposte immediate e a tutto campo.

Tor­na­no in piaz­za le ragaz­ze e i ragaz­zi di Fri­days For Futu­re e se lo fan­no non è di cer­to per ricor­dar­ci i gran­di obiet­ti­vi glo­ba­li da qui al due­mi­la­mai (sem­pre giu­sti e cor­ret­ti, per cari­tà), ma per ricor­dar­ci di un’e­mer­gen­za cli­ma­ti­ca e ambien­ta­le che è già in cor­so. E per la qua­le ser­vo­no rispo­ste imme­dia­te e a tut­to cam­po.

Dei tito­lo­ni, degli slo­gan, del­le inter­vi­ste, del­l’a­scol­to del­le piaz­ze ci sia­mo un po’ — per dir­la con uno slo­gan, appun­to — rot­ti i polmoni.

Ser­vo­no azio­ni con­cre­te, da attuar­si oggi, non doma­ni. Ser­ve pas­sa­re a un nuo­vo tipo di mobi­li­tà, più intel­li­gen­te e soste­ni­bi­le — e ser­ve anche ridur­re gli spo­sta­men­ti, eli­mi­nan­do quel­li inu­ti­li. Ser­ve ridur­re la pro­du­zio­ne di rifiu­ti.  Ser­vo­no cap­pot­ti per gli edi­fi­ci pub­bli­ci, impian­ti foto­vol­tai­ci e lam­pa­de a led. 

Ser­vo­no tan­te cose, insom­ma, ma soprat­tut­to ser­ve dar­si come sca­den­za tem­po­ra­le il 2020, non il 2030 (che poi vie­ne sem­pre da chie­der­si chi li veri­fi­che­rà que­sti obiet­ti­vi tra die­ci anni). E ser­vo­no obiet­ti­vi con­cre­ti e quan­ti­fi­ca­bi­li (tot pan­nel­li foto­vol­tai­ci per tot scuo­le, per capirci).

La Regio­ne Lom­bar­dia — la cui gui­da poli­ti­ca ha mostra­to in que­sti mesi tut­ta la pro­pria ina­de­gua­tez­za a tut­to il pae­se — ha stan­zia­to impor­tan­ti risor­se “per la ripre­sa eco­no­mi­ca” a favo­re dei comu­ni per pro­get­ti riguar­dan­ti «svi­lup­po soste­ni­bi­le, mobi­li­tà, ade­gua­men­to e mes­sa in sicu­rez­za di stra­de, scuo­le, edi­fi­ci pub­bli­ci e patri­mo­nio comu­na­le, abbat­ti­men­to del­le bar­rie­re archi­tet­to­ni­che, inter­ven­ti per fron­teg­gia­re il dis­se­sto idro­geo­lo­gi­co e per la riqua­li­fi­ca­zio­ne urba­na, effi­cien­ta­men­to ener­ge­ti­co, illu­mi­na­zio­ne pub­bli­ca, rispar­mio ener­ge­ti­co, edi­li­zia resi­den­zia­le pub­bli­ca». I lavo­ri dovran­no comin­cia­re entro la fine di que­sto otto­bre, pena la revo­ca dei finan­zia­men­ti. Quei comu­ni che ave­va­no nel cas­set­to pro­get­ti già avvia­ti han­no potu­to tirar­li fuo­ri e muo­ver­si ver­so l’at­tua­zio­ne. E per quei comu­ni che già ave­va­no pre­vi­sto a bilan­cio risor­se per inter­ven­ti di que­sto tipo si apri­ran­no nuo­ve e ulte­rio­ri pos­si­bi­li­tà per il 2021, spe­ran­do che la cri­si cli­ma­ti­ca non abbia già avu­to il sopravvento.

Oltre le paro­le, gli impe­gni a lun­go ter­mi­ne, i gran­di obiet­ti­vi, ci aspet­tia­mo (e sono urgen­ti) azio­ni imme­dia­te e con­cre­te.

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