Pur riconoscendo gli sforzi fatti e i risultati raggiunti negli anni, è importante non dimenticare che l’accoglienza temporanea dei lavoratori stagionali in dormitori, palestre, container difficilmente si avvicina a quanto queste persone immaginano per sé stesse e il loro futuro. Viaggiare ogni anno tra Rosarno e Saluzzo, ritrovarsi in situazioni abitative instabili, dormire su brandine o sul posto di lavoro, non avere uno spazio per cucinare, non avere occasioni di socialità. Questo tipo di vita è una scelta o l’unica opzione? È giusto che si lodi il modello Saluzzo e si smetta di immaginare qualcosa di migliore? Possiamo serenamente accontentarci che a perdere siano i lavoratori a beneficio delle aziende?