Biodiversità: la grande assente dal Recovery Plan

Un’elevata diversità biologica nelle nostre immediate vicinanze è importante quanto il nostro reddito per essere soddisfatti della propria vita e soprattutto la biodiversità svolge un ruolo importante per il benessere umano in tutta Europa, anche al di là dei suoi servizi materiali.

Più leg­gia­mo il Pia­no Nazio­na­le di Ripre­sa e Resi­lien­za pre­di­spo­sto dal Gover­no e abbon­dan­te­men­te ana­liz­za­to e miglio­ra­to dal gran­de lavo­ro di Davi­de Sera­fin e più ci ren­dia­mo con­to che gli ulti­mi col­pi del Gover­no Con­te sia­no la degna con­clu­sio­ne di una para­bo­la discen­den­te pri­va di qual­sia­si atten­zio­ne per un pro­get­to serio e sostenibile.

Ci sono buchi da riem­pi­re, pro­get­ti da ripen­sa­re e soprat­tut­to inve­sti­men­ti da fare.

Uno di que­sti buchi riguar­da anche la bio­di­ver­si­tà e gli inter­ven­ti per la sua sal­va­guar­dia.

Pren­dia­mo come pun­to di par­ten­za il Rio Earth Sum­mit del 1992. Solo cin­que anni pri­ma era sta­to pub­bli­ca­to “Il futu­ro di tut­ti noi” rap­por­to del­la Com­mis­sio­ne Brund­tland su ambien­te e svi­lup­po. Da quel momen­to e nel perio­do 1992 — 2003 sono sta­ti inve­sti­ti 14,4 miliar­di di dol­la­ri per ral­len­ta­re l’estinzione di mas­sa del­le spe­cie di tut­to il mon­do. Un buon lavo­ro, così come con­fer­ma­to qual­che han­no dopo dal­lo stu­dio “Reduc­tions in glo­bal bio­di­ver­si­ty loss pre­dic­ted from con­ser­va­tion spending”.

Pur­trop­po, dal 2003 ad oggi, gli inve­sti­men­ti han­no subi­to un for­te ral­len­ta­men­to e non a caso apren­do l’United Nations Sum­mit on Bio­di­ver­si­ty nel set­tem­bre 2020, il segre­ta­rio gene­ra­le dell’Onu, Antó­nio Guter­res ha det­to che «L’umanità ha fat­to guer­ra alla natu­ra. Dob­bia­mo rico­strui­re la nostra rela­zio­ne con lei», men­tre il pre­si­den­te dell’Assemblea gene­ra­le dell’Onu, Vol­kan Boz­kir, ha ricor­da­to che «La nostra esi­sten­za su que­sto pia­ne­ta dipen­de inte­ra­men­te dal­la nostra capa­ci­tà di pro­teg­ge­re il mon­do natu­ra­le che ci circonda».

In quel­la stes­sa occa­sio­ne Guter­res ave­va con­clu­so i lavo­ri evi­den­zian­do tre prio­ri­tà per sal­va­guar­da­re e gesti­re la bio­di­ver­si­tà nell’era post-Covid19:

Le solu­zio­ni basa­te sul­la natu­ra devo­no esse­re inte­gra­te nei pia­ni di svi­lup­po post-Covi­d19 e anco­ra più ampia­men­te. Pre­ser­va­re la bio­di­ver­si­tà del mon­do può gene­ra­re i posti di lavo­ro e la cre­sci­ta eco­no­mi­ca di cui il mon­do ha urgen­te biso­gno oggi. Le solu­zio­ni basa­te sul­la natu­ra sono anche stru­men­ti essen­zia­li nel­la lot­ta per risol­ve­re la cri­si cli­ma­ti­ca. Le fore­ste, gli ocea­ni e gli eco­si­ste­mi intat­ti sono effi­ca­ci poz­zi di assor­bi­men­to del car­bo­nio. Le zone umi­de sane miti­ga­no le inondazioni.

I siste­mi eco­no­mi­ci e i mer­ca­ti finan­zia­ri devo­no tene­re con­to del­la bio­di­ver­si­tà e inve­sti­re nel­la natu­ra. Le risor­se del­la natu­ra non sono anco­ra inclu­se nei cal­co­li del­la ric­chez­za dei Pae­si. Il siste­ma attua­le è incen­tra­to sul­la distru­zio­ne e non sul­la con­ser­va­zio­ne. Inve­sti­re nel­la natu­ra pro­teg­ge­rà la bio­di­ver­si­tà e miglio­re­rà l’azione cli­ma­ti­ca, la salu­te uma­na e la sicu­rez­za ali­men­ta­re. I gover­ni devo­no inclu­de­re la bio­di­ver­si­tà come cri­te­rio nel pro­ces­so deci­sio­na­le finanziario.

Garan­ti­re le poli­ti­che e gli obiet­ti­vi più ambi­zio­si che tute­li­no la bio­di­ver­si­tà e non lasci­no indie­tro nes­su­no. La Con­ven­tion on bio­lo­gi­cal diver­si­ty sti­ma che i ser­vi­zi eco­si­ste­mi­ci rap­pre­sen­ti­no tra il 50 e il 90% dei mez­zi di sus­si­sten­za del­le fami­glie rura­li e fore­sta­li pove­re. Tut­to dipen­de dal­la con­ser­va­zio­ne del­la bio­di­ver­si­tà e dal suo uso sostenibile.

Set­tem­bre 2020! Già dal­la pri­ma­ve­ra 2020 noi ave­va­mo già ini­zia­to ad ana­liz­za­re e appro­fon­di­re il testo che poi sareb­be diven­ta­to Poli­ti­ca!.

Vie­ne da chie­der­si, il Gover­no che face­va nel­lo stes­so perio­do? Di cosa si occu­pa­va? Di sicu­ro non si occu­pa­va di cli­ma e di cam­bia­men­ti cli­ma­ti­ci e di sicu­ro non si occu­pa­va di biodiversità.

Nel frat­tem­po sul tema del­la natu­ra e del­la bio­di­ver­si­tà l’Europa ave­va inco­min­cia­to la discus­sio­ne per arri­va­re a Mar­zo 2020 a pro­por­re la stra­te­gia per la bio­di­ver­si­tà 2030, un pro­get­to deci­sa­men­te ambi­zio­so per tut­to il ter­ri­to­rio europeo.

Il Green New Deal pre­ve­de una serie di obiet­ti­vi non indif­fe­ren­ti per l’Eu­ro­pa: diven­ta­re cli­ma­ti­ca­men­te neu­tra entro il 2050, pro­teg­ge­re vite uma­ne, ani­ma­li e pian­te ridu­cen­do l’inquinamento. Oltre agli inter­ven­ti in mate­ria di cli­ma­te chan­ge come la pro­po­sta di una leg­ge euro­pea sul cli­ma, alla decar­bo­niz­za­zio­ne, all’efficientamento ener­ge­ti­co degli edi­fi­ci, all’industria ver­de e alla mobi­li­tà, una note­vo­le par­te – ma non esau­sti­va – era rivol­ta alla con­ser­va­zio­ne e pro­te­zio­ne del­la biodiversità.

Gli eco­si­ste­mi natu­ra­li for­ni­sco­no cibo, acqua, aria puli­ta e ripa­ro. Atte­nua­no le cata­stro­fi natu­ra­li, con­tra­sta­no i paras­si­ti e le malat­tie e con­tri­bui­sco­no a rego­la­re il cli­ma. Per fare que­sto però occor­re poten­zia­re gli eco­si­ste­mi, aumen­ta­re la loro pro­te­zio­ne e anche uti­liz­za­re stru­men­ti nuo­vi per la gestio­ne ter­ri­to­ria­le come la rete ecologica.

Un impe­gno con­si­de­re­vo­le dovrà esse­re fat­to per aumen­ta­re la bio­di­ver­si­tà negli ambi­ti urba­ni così come dovrà esse­re rea­liz­za­ta una stra­te­gia fore­sta­le che oltre alle nuo­ve pian­tu­ma­zio­ni (3 miliar­di di pian­te entro il 2030) dovrà pre­ve­de­re il ripri­sti­no del­le fore­ste danneggiate.

Sen­za dimen­ti­ca­re gli inter­ven­ti sull’oceano e sui mari, le stra­te­gie per con­ser­va­re le zone umi­de, per ridur­re in agri­col­tu­ra dei pesticidi.

Paral­le­la­men­te però c’è biso­gno di ade­gua­re anche gli stru­men­ti e miglio­ra­re la situa­zio­ne del­la bio­di­ver­si­tà in Ita­lia. Tut­ti par­la­no di bio­di­ver­si­tà, in mol­ti con­ti­nua­no a par­la­re ma nes­su­no agi­sce. Raf­fae­le Cat­ta­neo, asses­so­re all’ambiente di Regio­ne Lom­bar­dia, non per­de occa­sio­ne per par­la­re dell’importanza del­la bio­di­ver­si­tà ma poi auto­riz­za infra­strut­tu­re inu­ti­li e deva­stan­ti per aree natu­ra­li impor­tan­ti come il Par­co del Tici­no o come la zona pre­al­pi­na lom­bar­da che con la scu­sa del­la Olim­pia­di 2026 ver­rà ulte­rior­men­te cemen­ti­fi­ca­ta. Ma l’elenco degli asses­so­ri che par­la­no e deli­be­ra­no l’esatto oppo­sto è lun­go e cor­po­so e viag­gia dal­la Lom­bar­dia alla Ligu­ria, all’Emilia Roma­gna per tran­si­ta­re dal Lazio fino alla Puglia e iso­le comprese.

Sen­za dimen­ti­ca­re la que­stio­ne rela­ti­va ai nuo­vi posti di lavo­ro che la bio­di­ver­si­tà por­ta in dote. È la stes­sa UE che ha quan­ti­fi­ca­to ad esem­pio che la Rete Natu­ra 2000 sostie­ne 104.000 posti di lavo­ro diret­ti in atti­vi­tà di gestio­ne e con­ser­va­zio­ne del­le zone pro­tet­te e altri 70.000 posti di lavo­ro indi­ret­ti, a fron­te di un inve­sti­men­to di 6 miliar­di di euro per la gestio­ne e il ripri­sti­no del­la rete eco­lo­gi­ca. I nume­ri del futu­ro pre­ve­do­no che le esi­gen­ze lega­te alla bio­di­ver­si­tà potreb­be­ro gene­ra­re fino a 500.000 posti di lavoro.

Abbia­mo inol­tre una serie di pro­ble­mi aperti:

Per quan­to riguar­da la Rete Natu­ra 2000, gli Sta­ti mem­bri e il nostro in par­ti­co­la­re sono in ritar­do – le pro­ce­du­re per i nuo­vi rico­no­sci­men­ti sono trop­po lun­ghe e non c’è modo di supe­ra­re even­tua­li Enti volu­ta­men­te reti­cen­ti sul­le proposte.

In mate­ria di Suo­lo man­ca pur­trop­po una nor­ma­ti­va euro­pea e que­sta con­ti­nua a crea­re enor­mi dispa­ri­tà sul ter­ri­to­rio euro­peo tra real­tà dove il suo­lo è già tute­la­to e altre come l’Italia dove sia­no indie­tro anni luce.

Il Ruo­lo dei Par­chi Natu­ra­li e del­le Riser­ve Natu­ra­li deve esse­re mag­gior­men­te tute­la­to e pro­tet­to a livel­lo Euro­peo e nazio­na­le rispet­to alle minac­ce di ridu­zio­ne dei loro con­fi­ni o rispet­to a pro­gram­ma­zio­ni urba­ni­sti­che che minac­cia­no la loro esistenza.

Inol­tre in que­sto momen­to non c’è anco­ra un rico­no­sci­men­to for­ma­le del­la Riser­ve Mab Une­sco all’interno del­la gestio­ne dei pro­get­ti di tute­la e con­ser­va­zio­ne del­la bio­di­ver­si­tà ita­lia­na ed europea.

Ci sarem­mo aspet­ta­ti di tro­va­re nel PNRR anche que­sti aspet­ti, e inve­ce c’è il nul­la, il vuo­to cosmi­co rispet­to ad una tema­ti­ca, quel­la del­la bio­di­ver­si­tà, fon­da­men­ta­le per la vita stessa.

Imma­gi­na­te un Pae­se che inve­ste su un futu­ro miglio­re, desi­de­ra­bi­le, possibile.

Imma­gi­na­te un Pae­se che inve­ste nel­la natu­ra, nei boschi e nel­le fore­ste, che imple­men­ta la Rete Eco­lo­gi­ca e ban­di­sce la cac­cia, che inve­ste seria­men­te nell’educazione ambien­ta­le, che valo­riz­za i par­chi natu­ra­li ita­lia­ni come model­li di gestio­ne soste­ni­bi­le del ter­ri­to­rio, che tute­la e imple­men­ta le zone umide.

Imma­gi­na­te un Pae­se dove la bio­di­ver­si­tà diven­ta un inve­sti­men­to per la qua­li­tà del­la vita e per la salu­te umana.

Un’elevata diver­si­tà bio­lo­gi­ca nel­le nostre imme­dia­te vici­nan­ze è impor­tan­te quan­to il nostro red­di­to per esse­re sod­di­sfat­ti del­la pro­pria vita e soprat­tut­to la bio­di­ver­si­tà svol­ge un ruo­lo impor­tan­te per il benes­se­re uma­no in tut­ta Euro­pa, anche al di là dei suoi ser­vi­zi materiali.

Noi di Pos­si­bi­le, sia­mo pron­ti per lavo­ra­re in que­sta dire­zio­ne. Che aspet­ta­te ad unir­vi a noi?

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