Il Bel Paese delle brutte case

L’Italia è il Bel Paese delle brutte case. L’abusivismo edilizio, spesso perpetrato in aree di particolare pregio, non ha paragoni nel resto dell’Europa continentale e ha le sue fondamenta in ormai oltre un trentennio di condoni in spregio a norme ambientali, di tutela del territorio, di non consumo di suolo.

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1502392215751{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]L’Italia è il Bel Pae­se del­le brut­te case. L’abusivismo edi­li­zio, spes­so per­pe­tra­to in aree di par­ti­co­la­re pre­gio, non ha para­go­ni nel resto dell’Europa con­ti­nen­ta­le e ha le sue fon­da­men­ta in ormai oltre un tren­ten­nio di con­do­ni in spre­gio a nor­me ambien­ta­li, di tute­la del ter­ri­to­rio, di non con­su­mo di suolo.

Sono ben 25.000 all’anno le case abu­si­ve che ven­go­no tira­te su sen­za par­ti­co­la­ri timo­ri che pos­sa­no esse­re suc­ces­si­va­men­te but­ta­te giù, ed è un mal­co­stu­me strut­tu­ra­le che ha por­ta­to alcu­ne regio­ni del sud ad ave­re, oggi, ben il 60% di tut­ti gli edi­fi­ci sul pro­prio ter­ri­to­rio abu­si­vi. Oltre l’80% dei Comu­ni sciol­ti in Cam­pa­nia dal 1991 ad oggi ha visto tra le moti­va­zio­ni del­lo scio­gli­men­to un dif­fu­so abu­si­vi­smo edi­li­zio. Sono nume­ri incre­di­bi­li, inac­cet­ta­bi­li, impos­si­bi­li eppu­re pos­si­bi­li. 

Pos­si­bil­men­te per­si­no più odio­so e inac­cet­ta­bi­le come dal­la secon­da par­te degli anni ’70 ad oggi lo spread tra abu­si tota­li per pri­me case si sia pro­gres­si­va­men­te allar­ga­to a favo­re di secon­de case, case vacan­ze, case di vil­leg­gia­tu­ra, case di lus­so, che come appa­re ovvio non pos­so­no in alcun modo costi­tui­re que­stio­ne di pri­ma e pri­ma­ria necessità.

Nel men­tre l’Istat cer­ti­fi­ca un siste­ma­ti­co ral­len­ta­men­to del­lo spra­wl urba­no, ovve­ro­sia l’a­van­za­ta disor­di­na­ta dei sob­bor­ghi cit­ta­di­ni a bas­sa den­si­tà in aree pri­ma inedificate.

In tut­to que­sto irra­gio­ne­vo­le e inac­cet­ta­bi­le ille­ci­to che amman­ta e ammaz­za ogni regio­ne d’Italia una del­le tri­sti pri­ma­ti­ste in tal sen­so è la Sici­lia, dove il Sin­da­co di Lica­ta, elet­to appe­na due anni fa e che s’era mes­so la bislac­ca idea in testa di con­tra­sta­re gli abu­si edi­li­zi, pro­ce­den­do all’abbattimento di mostri edi­li­zi detur­pan­ti il lito­ra­le lica­te­se su cui insi­ste­va­no sen­ten­za rigo­ro­sa­men­te defi­ni­ti­ve, è sta­to man­da­to a casa dal Consiglio.

A sfi­du­cia­re il Sin­da­co, una Große Koa­li­tion che ha potu­to con­ta­re sull’appoggio deter­mi­nan­te degli alfa­nia­ni che pro­prio in que­ste ore stan­no fre­ne­ti­ca­men­te “ven­den­do­si e riven­den­do­si” al miglior offe­ren­te in vista del­la pros­si­ma tor­na­ta elet­to­ra­le regio­na­le, venen­do nel­le ulti­me ore acco­sta­ti e in odo­re di noz­ze di con­ve­nien­za (non cer­to per i cit­ta­di­ni né per il ter­ri­to­rio, sici­lia­no) con il Par­ti­to Democratico.

Ma para­fra­san­do un anti­co ada­gio non è tut­to cen­tro­de­stra quel che rab­buia e abu­sa: è noti­zia di que­ste ore come il can­di­da­to del Movi­men­to 5 Stel­le, Gian­car­lo Can­cel­le­ri, abbia sen­za ver­go­gna dichia­ra­to che in Sici­lia nul­la ver­rà fat­to ove lui venis­se elet­to Gover­na­to­re con­tro l’abusivismo.

Que­sto facen­do­si for­te Can­cel­le­ri pro­ba­bil­men­te del­la nor­ma­ti­va sul­l’a­bu­si­vi­smo edi­li­zio fa capo ad una leg­ge regio­na­le, la 37/1985, che non solo inclu­de un enne­si­mo con­do­no (vali­do anche per il pre­gres­so più ata­vi­co, natu­ral­men­te!) ma sta­bi­li­sce una nor­ma­ti­va-spec­chiet­to per le allo­do­le per i futu­ri abbat­ti­men­ti degli abu­si, con tem­pi e pro­ce­du­re per i ban­di alle dit­te depu­ta­te a sana­re tali ille­ci­ti che, pun­tua­li come un oro­lo­gio sviz­ze­ro, man­ca­no rego­lar­men­te di par­te­ci­pa­re a tali ban­di, lascian­do deser­te le gare.  Per fare un esem­pio, nel Comu­ne di Mes­si­na, nei due anni dal 2007 al 2009, le richie­ste di demo­li­zio­ne sono sta­te 1.191. Di que­ste, quan­te han­no avu­to luo­go? zero.

E la ter­ra muo­re. Non pos­sia­mo permetterlo.

È una que­stio­ne di ragio­ne­vo­lez­za, di lega­li­tà, di ambien­te e di sicu­rez­za (sicu­rez­za di chi nel­le case ci vive).

È una que­stio­ne del pos­si­bi­le e del dove­ro­so.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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