Stefano Catone

Laureato in Relazioni Internazionali, nel 2006 ha aperto il suo primo blog personale. Autore e curatore di Nessun Paese è un'isola (2016) e Expo della dignità (2015). Ama il calcio, soprattutto quello giocato, meglio se sui campi polverosi di provincia.

Accordo con la Libia: il Parlamento continuerà a far finta di non sapere?

Giun­ti a que­sto pun­to, a poche ore dal rin­no­vo effet­ti­vo e in tota­le assen­za di noti­zie rispet­to alle modi­fi­che por­ta­te al testo (se ci saran­no, saran­no discus­se in Par­la­men­to?), non pos­sia­mo che chie­der­ci anche noi se, di fron­te a pale­si e con­cla­ma­te vio­la­zio­ni dei dirit­ti uma­ni, i par­la­men­ta­ri che sosten­go­no que­sto gover­no inten­da­no, e a qua­li con­di­zio­ni, chie­de­re un cam­bio di rot­ta. O se pre­fe­ri­sco­no, altri­men­ti, con­ti­nua­re a far fin­ta di non sapere.

Il grande burattinaio e le nuove forme dell’antisemitismo

Nel­le ulti­me set­ti­ma­ne abbia­mo regi­stra­to l’en­co­mia­bi­le sfor­zo di Mat­teo Sal­vi­ni nel dichia­rar­si, e nel dichia­ra­re la Lega, non anti­se­mi­ta, tan­to da orga­niz­za­re un con­ve­gno sul­l’a­na­li­si del­le nuo­ve for­me di anti­se­mi­ti­smo (diser­ta­to dai rap­pre­sen­ta­ti del­l’e­brai­smo ita­lia­no e roma­no). Uno sfor­zo che non è richie­sto a tutti.

Il grande burattinaio e le nuove forme dell’antisemitismo

Nel­le ulti­me set­ti­ma­ne abbia­mo regi­stra­to l’en­co­mia­bi­le sfor­zo di Mat­teo Sal­vi­ni nel dichia­rar­si, e nel dichia­ra­re la Lega, non anti­se­mi­ta, tan­to da orga­niz­za­re un con­ve­gno sul­l’a­na­li­si del­le nuo­ve for­me di anti­se­mi­ti­smo (diser­ta­to dai rap­pre­sen­ta­ti del­l’e­brai­smo ita­lia­no e roma­no). Uno sfor­zo che non è richie­sto a tutti.

Di sanatoria in sanatoria

Far emer­ge­re dal­l’ir­re­go­la­ri­tà lavo­ra­to­ri che han­no la sola col­pa di esse­re nati in un altro con­ti­nen­te è sem­pre cosa buo­na e giu­sta, ma risul­ta del tut­to evi­den­te che sen­za inter­ve­ni­re alle radi­ci tan­to del decre­to Sal­vi­ni (ripri­sti­nan­do la pro­te­zio­ne uma­ni­ta­ria) quan­to del­la Bos­si-Fini (garan­ten­do per­mes­si di sog­gior­no per ricer­ca lavo­ro e per­cor­si ordi­na­ri di rego­la­riz­za­zio­ne) l’u­ni­co effet­to sarà quel­lo di met­te­re tem­po­ra­nea­men­te una pez­za, così come le rego­la­riz­za­zio­ni han­no sem­pre fat­to e così come, a que­ste con­di­zio­ni, faran­no sempre.

Di sanatoria in sanatoria

Far emer­ge­re dal­l’ir­re­go­la­ri­tà lavo­ra­to­ri che han­no la sola col­pa di esse­re nati in un altro con­ti­nen­te è sem­pre cosa buo­na e giu­sta, ma risul­ta del tut­to evi­den­te che sen­za inter­ve­ni­re alle radi­ci tan­to del decre­to Sal­vi­ni (ripri­sti­nan­do la pro­te­zio­ne uma­ni­ta­ria) quan­to del­la Bos­si-Fini (garan­ten­do per­mes­si di sog­gior­no per ricer­ca lavo­ro e per­cor­si ordi­na­ri di rego­la­riz­za­zio­ne) l’u­ni­co effet­to sarà quel­lo di met­te­re tem­po­ra­nea­men­te una pez­za, così come le rego­la­riz­za­zio­ni han­no sem­pre fat­to e così come, a que­ste con­di­zio­ni, faran­no sempre.

Perché cancellare il primo decreto Salvini, spiegato bene

[vc_row][vc_column][vc_column_text]A oltre un anno dall’entrata in vigo­re del pri­mo decre­to Sal­vi­ni in mate­ria di sicu­rez­za e immi­gra­zio­ne, è il caso di fare un bilan­cio. Ci aiu­ta, in que­sto, il report cura­to dal­la Fon­da­zio­ne Migran­tes dedi­ca­to al dirit­to d’asilo che, gra­zie al con­tri­bu­to di stu­dio­si ed esper­ti in mate­ria, ha comin­cia­to a met­te­re in fila risultati …

Per­ché can­cel­la­re il pri­mo decre­to Sal­vi­ni, spie­ga­to bene Leg­gi altro »

Diciamo Stop all’accordo con la Libia — #stopaccordiconlalibia

Nei mesi scor­si abbia­mo sen­ti­to stra­par­la­re di “nuo­vo uma­ne­si­mo”, è sta­to tira­to in pie­di un gover­no cui ade­ri­sco­no for­ze par­la­men­ta­ri che da sem­pre si oppon­go­no a poli­ti­che di que­sto gene­re (tra que­ste c’è chi ha soste­nu­to con mol­to impe­gno la nasci­ta e l’o­pe­ra­ti­vi­tà del­la Ong Medi­ter­ra­nea, per capir­ci) eppu­re nul­la è cam­bia­to. L’ul­ti­ma occa­sio­ne è il 2 novembre.

Libia: il tacito rinnovo della vergogna

Quel che suc­ce­de nei cam­pi di deten­zio­ne in Libia è scrit­to nero su bian­co in una sen­ten­za del­la Cor­te d’Assise di Mila­no, data­ta 10 otto­bre 2017, con la qua­le veni­va con­dan­na­to all’ergastolo un tor­tu­ra­to­re etio­pe che ope­ra­va nel cen­tro di deten­zio­ne di Bani Walid, in Libia, gesti­to diret­ta­men­te dal condannato.