Migranti, Maestri: Esposto alla Corte dei Conti, chiarire i costi degli spot di Salvini

“Abbia­mo depo­si­ta­to un espo­sto alla Cor­te dei Con­ti per fare chia­rez­za su quan­to sia­no costa­te all’e­ra­rio le scel­le­ra­te deci­sio­ni del gover­no. Sot­to i dik­tat del mini­stro del­l’In­ter­no Sal­vi­ni si sono veri­fi­ca­ti degli epi­so­di che, mol­to pro­ba­bil­men­te, han­no richie­sto un esbor­so note­vo­le alle cas­se del­lo Sta­to: l’ul­ti­mo del­l’e­len­co è il caso del­la Diciot­ti, la nave bloc­ca­ta a Cata­nia”. Lo dichia­ra Andrea Mae­stri, espo­nen­te di Pos­si­bi­le, annun­cian­do l’a­zio­ne del suo par­ti­to con l’e­spo­sto alla Cor­te dei Con­ti sul­la gestio­ne del­le poli­ti­che migratorie.
 
“All’at­ten­zio­ne del­la magi­stra­tu­ra con­ta­bi­le — aggiun­ge Mae­stri — ponia­mo in par­ti­co­la­re tre epi­so­di: il pri­mo, quel­lo del­l’A­qua­rius del 10 giu­gno, con l’ac­com­pa­gna­men­to al por­to di Valen­cia dopo gior­ni in mare. Il secon­do riguar­da già la Diciot­ti, il 13 luglio, con lo sbar­co a Tra­pa­ni rin­via­to su dispo­si­zio­ne del mini­ste­ro del­l’In­ter­no. E l’ul­ti­mo, come già evi­den­zia­to, è quel­lo che anco­ra non ha avu­to solu­zio­ne, con­fer­man­do l’i­na­de­gua­tez­za di que­sto ese­cu­ti­vo, in pri­mis dei mini­stri Sal­vi­ni e Toni­nel­li. Che, oltre ad aver com­piu­to scel­te con­tra­rie ai dirit­ti uma­ni, pos­so­no aver arre­ca­to un dan­no all’e­ra­rio. Insom­ma, que­sti cita­ti pos­so­no esse­re spot pro­pa­gan­di­sti­ci mol­to costosi”. 

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

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Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

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Pur rico­no­scen­do gli sfor­zi fat­ti e i risul­ta­ti rag­giun­ti negli anni, è impor­tan­te non dimen­ti­ca­re che l’ac­co­glien­za tem­po­ra­nea dei lavo­ra­to­ri sta­gio­na­li in dor­mi­to­ri, pale­stre, con­tai­ner dif­fi­cil­men­te si avvi­ci­na a quan­to que­ste per­so­ne imma­gi­na­no per sé stes­se e il loro futu­ro.  Viag­gia­re ogni anno tra Rosar­no e Saluz­zo, ritro­var­si in situa­zio­ni abi­ta­ti­ve insta­bi­li, dor­mi­re su bran­di­ne o sul posto di lavo­ro, non ave­re uno spa­zio per cuci­na­re, non ave­re occa­sio­ni di socia­li­tà. Que­sto tipo di vita è una scel­ta o l’u­ni­ca opzio­ne? È giu­sto che si lodi il model­lo Saluz­zo e si smet­ta di imma­gi­na­re qual­co­sa di miglio­re? Pos­sia­mo sere­na­men­te accon­ten­tar­ci che a per­de­re sia­no i lavo­ra­to­ri a bene­fi­cio del­le aziende?