Un Congresso per scegliere e cambiare

1174947_10201636697975813_1071288359_n«Pip­po, Pip­po: ma chi sono i famo­si 101?». «Civa­ti, ma lei lo sa chi sono i 101 e non ce lo vuo­le dire, o non ne ha pro­prio idea?». «Civa­ti, ma sono sta­ti sem­pre i 101 a non vota­re Mari­ni?». Lune­dì 23 set­tem­bre, Casa­te­no­vo, Lec­co. Come sem­pre, al ter­mi­ne del dibat­ti­to si for­ma un capan­nel­lo di per­so­ne attor­no a Giu­sep­pe Civa­ti. Tut­ti attor­no, a chie­de­re spie­ga­zio­ni, a cer­ca­re una spe­ran­za al ter­mi­ne di un’e­sta­te e dopo una pri­ma­ve­ra che han­no can­cel­la­to tan­te cer­tez­ze. A chi vi rac­con­ta che la que­stio­ne dei 101 e del tra­di­men­to di Pro­di non inte­res­sa­no a nes­su­no, a chi vi dice che par­la­re del­la (ri)elezione di Napo­li­ta­no e del­la (ri)nascita del­le lar­ghe inte­se è solo una tat­ti­ca per costruir­si una car­rie­ra, non cre­de­te. Cre­de­te ai mili­tan­ti, agli elet­to­ri, ai volon­ta­ri del­le Feste demo­cra­ti­che che la sera, a fuo­chi spen­ti ma con anco­ra il grem­biu­le addos­so e le frig­gi­tri­ci da svuo­ta­re, voglio­no ave­re del­le spiegazioni.

Insie­me a Giu­sep­pe Civa­ti ci sono gli ono­re­vo­li lec­che­si Gian Mario Fra­go­me­li e Vero­ni­ca Ten­to­ri. Que­st’ul­ti­ma scal­da subi­to la nume­ro­sa pla­tea, chiu­den­do il suo inter­ven­to dichia­ran­do la sua scel­ta: «soster­rò Giu­sep­pe Civa­ti, per­ché in lui rico­no­sco­no tre valo­ri: corag­gio, chia­rez­za e coe­ren­za».

Corag­gio, chia­rez­za e coe­ren­za ci dico­no che come cit­ta­di­ni ed elet­to­ri di un Par­ti­to dob­bia­mo rifiu­ta­re qual­sia­si pat­to che pre­ve­da un’e­sclu­sio­ne dal Con­gres­so di tut­to ciò che con­cer­ne le lar­ghe inte­se. Dob­bia­mo poter sce­glie­re se voglia­mo un Segre­ta­rio che con­ti­nue­rà a non vede­re alter­na­ti­ve a que­sto Gover­no, un Segre­ta­rio che sul Gover­no non rie­sce a dire paro­le chia­re per­ché vor­reb­be esse­re lui a gui­dar­lo, o un Segre­ta­rio che rico­no­sce la fra­gi­li­tà del­l’at­tua­le sche­ma gover­na­ti­vo, e che per­ciò vuo­le defi­nir­lo meglio — nei tem­pi e nei modi — per poi tor­na­re al voto non appe­na pos­si­bi­le. Solo così avre­mo quel che ci meri­tia­mo: un Con­gres­so vero, che ci dia la pos­si­bi­li­tà di com­pie­re del­le scel­te poli­ti­che, e di cambiare.

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Congresso 2024: regolamento congressuale

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500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

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Genitorialità e servizi per l’infanzia: a che punto siamo?

Ci con­ti­nuia­mo a ripe­te­re che per un’in­fan­zia feli­ce, sana ed equi­li­bra­ta ser­ve un vil­lag­gio. Che la fami­glia (di qua­lun­que tipo essa sia) da sola non basta. Ma esi­ste un vil­lag­gio, in Ita­lia? Ci sono i ser­vi­zi pub­bli­ci, la sen­si­bi­li­tà e la cul­tu­ra neces­sa­ri per acco­glie­re le esi­gen­ze del­le per­so­ne più pic­co­le sen­za mor­ti­fi­ca­re geni­to­ri spes­so esau­sti e sen­za alcun appi­glio? La rispo­sta oggi è NO. Attra­ver­so il que­stio­na­rio onli­ne, vi pro­po­nia­mo di con­di­vi­de­re la vostra espe­rien­za per­so­na­le per aiu­tar­ci ad arric­chi­re la rifles­sio­ne sul tema e trar­re spun­to per costrui­re insie­me le solu­zio­ni possibili.

Le aree interne vanno rigenerate, non “accompagnate in un percorso di spopolamento irreversibile”.

All’o­biet­ti­vo 4 del nuo­vo Pia­no Stra­te­gi­co Nazio­na­le Aree Inter­ne 2021–2027 capeg­gia la dici­tu­ra: “accom­pa­gna­men­to in un per­cor­so di spo­po­la­men­to irreversibile”.

È così che il gover­no Melo­ni par­la di 13 milio­ni di per­so­ne, 4000 comu­ni, col­lo­ca­ti lun­go tut­ta la Peni­so­la, per un tota­le cir­ca del 60% del ter­ri­to­rio nazio­na­le. Paro­le irri­ce­vi­bi­li, che dimo­stra­no quan­to poco si com­pren­da l’importanza che pos­so­no ave­re le aree inter­ne, e il ter­ri­to­rio mon­ta­no in par­ti­co­la­re, per il con­tra­sto all’emergenza cli­ma­ti­ca e per il cro­gio­lo di espe­rien­ze, spe­ri­men­ta­zio­ni e dia­lo­go che contengono.