migranti

“Cambio di corsia”: la Germania di fronte alla sfida dell’inclusione lavorativa

In tede­sco si chia­ma Spur­we­ch­sel, che vuol dire let­te­ral­men­te “cam­bio di cor­sia”: se il migran­te tro­va una stra­da d’ac­ces­so sbar­ra­ta (quel­la del­l’a­si­lo), piut­to­sto che con­se­gnar­lo nel­le mani di capo­ra­li e sfrut­ta­to­ri e del­la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta (come in Ita­lia), il gover­no tede­sco gli indi­ca una stra­da alter­na­ti­va (sei mesi di tem­po per tro­va­re un lavo­ro e quin­di con­ti­nua­re a sog­gior­na­re in Ger­ma­nia non più come richie­den­te asi­lo – dinie­ga­to – ma come lavo­ra­to­re stra­nie­ro – integrato).

L’umanità che non si arrende a Ventimiglia

Ven­ti­mi­glia è un mon­do com­ples­so, in cui è pos­si­bi­le toc­ca­re con mano alcu­ne del­le innu­me­re­vo­li con­trad­di­zio­ni carat­te­ri­sti­che del­la fron­tie­ra, vera gene­ra­tri­ce di sof­fe­ren­ze, ille­ga­li­tà e mar­gi­na­li­tà. Dif­fi­ci­le, se non impos­si­bi­le, com­pren­de­re a fon­do la situa­zio­ne, spe­cial­men­te in appe­na una set­ti­ma­na; come nell’agosto 2017, pro­vo comun­que a resti­tui­re qual­che impres­sio­ne a sem­pli­ce sco­po infor­ma­ti­vo, sen­za pre­te­sa di esaustività.

Il naufragio dei diritti umani, il respingimento della civiltà e un approdo possibile

La vicen­da del­la nave ita­lia­na Asso 28 che ha soc­cor­so (giu­sta­men­te) 108 migran­ti nel Medi­ter­ra­neo, in acque inter­na­zio­na­li rien­tran­ti nel­la zona SAR (ricer­ca e soc­cor­so in mare) libi­ca, ma li ha ripor­ta­ti (ingiu­sta­men­te) in Libia, da dove era­no fug­gi­ti rap­pre­sen­ta, ad oggi, il pun­to più pro­fon­do di rot­tu­ra di quel­la tra­di­zio­ne di rispet­to dei dirit­ti uma­ni che nasce da così lon­ta­no e rischia di mori­re così vici­no, sto­ri­ca­men­te e geo­gra­fi­ca­men­te, a noi.

L’Italia si sta rendendo complice

La sala ope­ra­ti­va di Roma, così come quel­l’uf­fi­cia­le sviz­ze­ro, sta con­dan­nan­do 108 per­so­ne alla pos­si­bi­li­tà di esse­re reclu­se, vio­len­ta­te, pic­chia­te, tor­tu­ra­te. Per­ché in Libia, ai migran­ti, suc­ce­de que­sto. E non si capi­sce per qua­le altra ragio­ne dovreb­be­ro imbar­car­si su gom­mo­ni affol­la­tis­si­mi nel ten­ta­ti­vo di attra­ver­sa­re il Medi­ter­ra­neo, e di mori­re facen­do­lo, se non per scap­pa­re da que­sto orrore.

Lo scandalo della Sarost 5 e dei quaranta alla deriva nel Mediterraneo da quindici giorni

Con­ti­nua l’o­dis­sea e il disu­ma­no scan­da­lo del­la Saro­st 5: da dome­ni­ca 15 luglio, qua­ran­ta migran­ti e l’e­qui­pag­gio del­la nave stan­no vagan­do nel Medi­ter­ra­neo sen­za aiu­ti e in assen­za di beni di pri­mis­si­ma neces­si­tà, situa­zio­ne che sta sot­to­po­nen­do le per­so­ne che si tro­va­no a bor­do a con­di­zio­ni gravissime

L’impegno Cancellato

Ogni vol­ta che scri­ve­te «di que­sto non ne par­la nes­su­no», igno­ran­do chi inve­ce ne par­la, sta­te facen­do un pes­si­mo ser­vi­zio non cer­to a quel­la per­so­na, ma a quel­l’ar­go­men­to, di cui — anche gra­zie a voi — si con­ti­nue­rà a non par­la­re abba­stan­za. Però, vuoi met­te­re la soddisfazione?