Spreco alimentare: lati positivi e limiti del testo di legge

«Abbiamo una legge!», ed è sicuramente una buona cosa. Stiamo parlando dello spreco alimentare. Quali i lati positivi e quali i limiti.

«Abbia­mo una leg­ge!», ed è sicu­ra­men­te una buo­na cosa. Stia­mo par­lan­do del­lo spre­co ali­men­ta­re e del prov­ve­di­men­to che oggi è sta­to appro­va­to alla Came­ra dei Depu­ta­ti. Un prov­ve­di­men­to che inter­vie­ne, final­men­te, in una mate­ria in cui esi­ste­va­no trop­pe aree gri­gie e trop­pe incer­tez­ze, che ine­vi­ta­bil­men­te con­di­zio­na­va­no sia le dona­zio­ni che il recu­pe­ro del­le ecce­den­ze ali­men­ta­ri. Il tut­to, infat­ti, era sostan­zial­men­te lascia­to alla cosid­det­ta “leg­ge del buon Sama­ri­ta­no”, la qua­le equi­pa­ra­va i sog­get­ti che si occu­pa­no di recu­pe­ra­re e distri­bui­re le ecce­den­ze ai con­su­ma­to­ri finali.

Rima­ne­va­no aper­te, per­ciò, alcu­ne que­stio­ni. Que­stio­ni buro­cra­ti­che, in pri­mo luo­go, sul­le qua­li il testo a pri­ma fir­ma Gad­da inter­vie­ne posi­ti­va­men­te, faci­li­tan­do non di poco il lavo­ro degli ope­ra­to­ri. Que­stio­ni rela­ti­ve alla salu­bri­tà dei cibi trat­ta­ti, in par­ti­co­lar modo rispet­to al “ter­mi­ne mini­mo di con­ser­va­zio­ne” (TMC), il famo­so “Da con­su­mar­si pre­fe­ri­bil­men­te entro il”. La nuo­va leg­ge defi­ni­sce tale con­cet­to e spe­ci­fi­ca che “gli ali­men­ti che han­no supe­ra­to tale ter­mi­ne pos­so­no esse­re cedu­ti […] garan­ten­do l’integrità dell’imballaggio pri­ma­rio e le ido­nee con­di­zio­ni di con­ser­va­zio­ne”. Pro­ce­den­do rapi­da­men­te, è inol­tre pre­vi­sta l’adozione di linee gui­da per la ridu­zio­ne degli spre­chi nel­le men­se, cam­pa­gne di sen­si­bi­liz­za­zio­ne sul­le reti RAI, finan­zia­men­to del­la ricer­ca in mate­ria, la disci­pli­na del recu­pe­ro di far­ma­ci e arti­co­li di abbi­glia­men­to, ridu­zio­ne del­la tas­sa sui rifiu­ti per le atti­vi­tà che cedo­no gra­tui­ta­men­te beni ali­men­ta­ri, l’introduzione del­la ces­sio­ne gra­tui­ta di ali­men­ti tra i cri­te­ri di gara.

Come dice­va­mo, si trat­ta di misu­re non bana­li e sicu­ra­men­te mol­to uti­li. Come, però, avre­te pre­vi­sto sin dall’inizio, sono arri­va­to fin qui per evi­den­zia­re alcu­ni pun­ti cri­ti­ci, sui qua­li abbia­mo cer­ca­to di inter­ve­ni­re con alcu­ni emen­da­men­ti (sì, sono sta­ti boc­cia­ti tut­ti). Quel­lo più evi­den­te è sicu­ra­men­te la man­can­za di qual­sia­si obbli­go di ces­sio­ne gra­tui­ta del­le ecce­den­ze ali­men­ta­ri: men­tre in Fran­cia si è intro­dot­to que­sto obbli­go per gli eser­ci­zi com­mer­cia­li con super­fi­cie supe­rio­re ai 400 mq, con rela­ti­ve san­zio­ni – mol­to dure, tra l’altro -, nes­su­na misu­ra simi­le è pre­vi­sta dal­la nuo­va disci­pli­na. Si è par­la­to di dif­fi­col­tà tec­ni­che nell’implementazione di que­sta misu­ra, ma sap­pia­mo bene che dove esi­ste la volon­tà poli­ti­ca i limi­ti tec­ni­ci pos­so­no esse­re supe­ra­ti. E non pare pro­prio, stan­do alle paro­le del­la rela­tri­ce Maria Chia­ra Gad­da, che que­sta volon­tà ci fos­se: «Puni­re chi spre­ca ser­ve a poco, va capi­to che gli ali­men­ti recu­pe­ra­ti non sono rifiu­ti, ma il pro­lun­ga­men­to del cibo buo­no. E que­sta leg­ge lo dice chia­ra­men­te, per­ché si fon­da sul con­cet­to di dono».

Lo stes­so approc­cio riguar­da la cosid­det­ta “dog­gy bag”, cioè la pos­si­bi­li­tà di por­ta­re a casa il cibo non con­su­ma­to pres­so i loca­li in cui è sta­to som­mi­ni­stra­to. La leg­ge apre a que­sta pos­si­bi­li­tà, ma non obbli­ga gli eser­ci­zi di risto­ra­zio­ne a rispon­de­re posi­ti­va­men­te all’eventuale richie­sta del clien­te, come inve­ce cre­dia­mo sia necessario.

Abbia­mo infi­ne pro­po­sto san­zio­ni più ele­va­te (in linea con quel­le pre­vi­ste per i rifiu­ti peri­co­lo­si, cioè dop­pie rispet­to agli altri tipi di rifiu­ti) per chi abban­do­na “rifiu­ti” ali­men­ta­ri, la pre­vi­sio­ne di una regi­stra­zio­ne pres­so gli enti loca­li per i sog­get­ti inca­ri­ca­ti del tra­spor­to degli ali­men­ti così da garan­ti­re la desti­na­zio­ne d’uso degli ali­men­ti riti­ra­ti per evi­ta­re che si lucri su que­sta atti­vi­tà e, infi­ne, la dona­zio­ne degli ali­men­ti trat­ta­ti nei pro­gram­mi tele­vi­si­vi.

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