Come ridurre i costi della politica (senza fare disastri con la Costituzione)

Sulla riduzione dei costi della politica c’è da un lato molta attenzione a mantenere i privilegi e dall’altro molta demagogia. La demagogia peggiore ci sembra quella del Premier che, come spesso capita, interviene non a proposito e parla di pagare i parlamentari “a cottimo”, in base alle sedute alle quali partecipano.

Abbia­mo det­to da tem­po che occor­re ridur­re le inden­ni­tà par­la­men­ta­ri (o meglio il com­ples­so degli emo­lu­men­ti per­ce­pi­ti dai com­po­nen­ti del­le due Came­re). Il Gover­no che ha pre­sen­ta­to pro­po­ste di leg­ge su tut­to (com­pre­sa la revi­sio­ne di oltre la metà del­la secon­da par­te del­la Costi­tu­zio­ne) e la sua varie­ga­ta mag­gio­ran­za par­la­men­ta­re non han­no fat­to nien­te, nono­stan­te gli impe­gni assun­ti dal­le for­ze poli­ti­che duran­te la cam­pa­gna elet­to­ra­le del 2013, in effet­ti total­men­te rimossa.

Come arma di distra­zio­ne, il Gover­no ha rac­con­ta­to, ade­gua­ta­men­te spal­leg­gia­to da un gene­ral­men­te appros­si­ma­ti­vo siste­ma di infor­ma­zio­ne, che il taglio del­le inden­ni­tà par­la­men­ta­ri arri­vas­se con la rifor­ma costi­tu­zio­na­le. Cosa dav­ve­ro sin­go­la­re per­ché la Costi­tu­zio­ne pre­ve­de che «i mem­bri del Par­la­men­to rice­vo­no un’indennità sta­bi­li­ta dal­la leg­ge». Una nor­ma sem­pli­ce e chia­ra, che assi­cu­ra anche a chi non goda di ren­di­te che con­sen­to­no di vive­re sen­za lavo­ra­re, di poter svol­ge­re il man­da­to par­la­men­ta­re. È quin­di la leg­ge che sta­bi­li­sce quan­to un par­la­men­ta­re per­ce­pi­sce ogni mese e quin­di basta e anzi, occor­re modi­fi­ca­re quel­la – e non la Costi­tu­zio­ne – per ridurla.

La buo­na noti­zia è che si fa mol­to pre­sto. Se que­sta inte­res­sas­se a que­sta mag­gio­ran­za quan­to ad una pre­ce­den­te – ma in par­te ugua­le – inte­res­sa­va il “lodo Alfa­no” (che in effet­ti pren­de­va il nome auto­re­vo­le espo­nen­te anche di que­sta mag­gio­ran­za) occor­re­reb­be poco più di un mese. Ma poi­ché for­se que­sta che a noi sem­bra­va una buo­na noti­zia per altri era cat­ti­va, la que­stio­ne del­le inden­ni­tà è sta­ta affron­ta­ta (solo e sol­tan­to) a livel­lo di modi­fi­ca del­la Costi­tu­zio­ne. Ovvia­men­te, con la soli­ta tec­ni­ca del­la “fin­ta”. È sta­to così pre­vi­sta la abo­li­zio­ne dell’indennità per i sena­to­ri-sin­da­ci, per i sena­to­ri-con­si­glie­ri regio­na­li e per i sena­to­ri pre­si­den­zia­li. In que­sto modo – pare – si rispar­mie­reb­be­ro cir­ca 49 milio­ni, e soprat­tut­to si lasce­reb­be­ro ai 630 depu­ta­ti i lau­ti emo­lu­men­ti di cui godo­no oggi.

Già, per­ché non è solo una que­stio­ne di inden­ni­tà. Il ric­co trat­ta­men­to eco­no­mi­co dei par­la­men­ta­ri (pre­ci­sia­mo che lo sti­pen­dio medio, in Ita­lia, è secon­do i dati OCSE di cir­ca 1.500 euro) è sta­bi­li­to dal­la leg­ge n. 1261 del 1965, che attri­bui­sce anzi­tut­to la vera e pro­pria inden­ni­tà, il cui impor­to è fis­sa­to in misu­ra non supe­rio­re al trat­ta­men­to com­ples­si­vo mas­si­mo annuo lor­do dei magi­stra­ti con fun­zio­ni di pre­si­den­te di Sezio­ne del­la Cor­te di Cas­sa­zio­ne ed equi­pa­ra­te (oggi poco più di 5.000 euro). C’è poi la dia­ria, rico­no­sciu­ta, a tito­lo di rim­bor­so del­le spe­se di sog­gior­no a Roma, (cir­ca 3.500 euro), decur­ta­ta di 206,58 euro per ogni gior­no di assen­za del depu­ta­to dal­le sedu­te del­l’As­sem­blea in cui si svol­go­no vota­zio­ni con il pro­ce­di­men­to elet­tro­ni­co (è con­si­de­ra­to pre­sen­te il depu­ta­to che par­te­ci­pa alme­no al 30 per cen­to del­le vota­zio­ni effet­tua­te nel­l’ar­co del­la gior­na­ta). A que­ste som­me si aggiun­ge il rim­bor­so del­le spe­se per l’e­ser­ci­zio del man­da­to, il cui impor­to com­ples­si­vo è pari a 3.690 euro ed è cor­ri­spo­sto diret­ta­men­te a cia­scun depu­ta­to per il 50% a tito­lo di rim­bor­so per spe­ci­fi­che cate­go­rie di spe­se che devo­no esse­re atte­sta­te e per il rima­nen­te 50% for­fet­ta­ria­men­te. Inol­tre i depu­ta­ti usu­frui­sco­no di tes­se­re per la libe­ra cir­co­la­zio­ne auto­stra­da­le, fer­ro­via­ria, marit­ti­ma ed aerea per i tra­sfe­ri­men­ti sul ter­ri­to­rio nazio­na­le, men­tre per i tra­sfe­ri­men­ti dal luo­go di resi­den­za all’ae­ro­por­to più vici­no e tra l’ae­ro­por­to di Roma-Fiu­mi­ci­no e Mon­te­ci­to­rio, è pre­vi­sto un rim­bor­so spe­se tri­me­stra­le pari a 3.323,70 euro, per il depu­ta­to che deve per­cor­re­re fino a 100 km per rag­giun­ge­re l’ae­ro­por­to più vici­no al luo­go di resi­den­za, e a 3.995,10 euro se la distan­za da per­cor­re­re è supe­rio­re a 100 km. A que­ste si aggiun­go­no le spe­se tele­fo­ni­che, per le qua­li i depu­ta­ti dispon­go­no di una som­ma annua di 3.098,74 euro. La Came­ra non for­ni­sce ai depu­ta­ti tele­fo­ni cellulari.

Com­ples­si­va­men­te quin­di ogni depu­ta­to per­ce­pi­sce poco più di 5.000 euro lor­di cui si aggiun­go­no (nel­la miglio­re del­le ipo­te­si) poco meno di 11.500 euro tra dia­ria e rim­bor­si (men­tre il trat­ta­men­to dei sena­to­ri è un po’ superiore).

Dopo anni di atte­sa è sta­ta final­men­te avvia­ta la discus­sio­ne sul­le pro­po­ste di leg­ge in mate­ria in Com­mis­sio­ne affa­ri costi­tu­zio­na­li. Anche noi sia­mo inter­ve­nu­ti con una nostra pro­po­sta del­la qua­le vi abbia­mo già par­la­to. Gli inter­ven­ti non lascia­no pre­sa­gi­re una evo­lu­zio­ne mol­to posi­ti­va. C’è da un lato mol­ta atten­zio­ne a man­te­ne­re i pri­vi­le­gi e dall’altro mol­ta dema­go­gia. Ora la dema­go­gia peg­gio­re ci sem­bra quel­la del Pre­mier che, come spes­so capi­ta, inter­vie­ne non a pro­po­si­to e par­la di paga­re i par­la­men­ta­ri “a cot­ti­mo”, in base alle sedu­te alle qua­li partecipano.

Come abbia­mo spie­ga­to sopra biso­gna distin­gue­re l’indennità, pre­vi­sta dal­la Costi­tu­zio­ne al fine di garan­ti­re di poter fare il par­la­men­ta­re anche a chi non vive di ren­di­ta, dal­la dia­ria, che già vie­ne decur­ta­ta in base alle assen­ze. E a que­sto pro­po­si­to pre­ci­sia­mo che le decur­ta­zio­ni avven­go­no in base alle man­ca­te vota­zio­ni elet­tro­ni­che e non potreb­be esse­re diver­sa­men­te a meno che non si imma­gi­ni di met­te­re i tor­nel­li all’ingresso del­le aule par­la­men­ta­ri. Con­fon­de­re le inden­ni­tà e la dia­ria, con­ti­nuan­do a mischia­re le car­te allo sco­po, maga­ri, di dimo­stra­re che una solu­zio­ne non è pos­si­bi­le e che l’unica pos­si­bi­li­tà è cam­bia­re la Costi­tu­zio­ne, sareb­be l’ennesima edi­zio­ne del­la legi­sla­tu­ra del gio­co del­le tre car­te. L’ennesimo modo di ingan­na­re i cit­ta­di­ni, ai qua­li voglia­mo inve­ce dire, come sem­pre con pre­ci­sio­ne e tra­spa­ren­za, che una rifor­ma del­le inden­ni­tà seria ed equi­li­bra­ta è pos­si­bi­le e noi l’abbiamo pre­sen­ta­ta.

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