Il paradosso degli insegnanti che hanno subito il terremoto

Ci sono insegnanti nelle zone terremotate che sono state trasferite in Veneto o in Friuli. Nel frattempo, pur con la grande probabilità di ottenere l'assegnazione provvisoria vicino casa in virtù del fatto che hanno figli piccoli, dovranno al momento prendere servizio nella scuola dove hanno ottenuto il trasferimento. Quindi, nel nostro caso, l'insegnante deve presentarsi In Veneto o in Friuli.

Il pri­mo set­tem­bre per gli inse­gnan­ti è il pri­mo gior­no di scuo­la. Si inau­gu­ra il nuo­vo anno sco­la­sti­co con il col­le­gio dei docen­ti, al qua­le que­sti ulti­mi sono tenu­ti a pre­sen­tar­si per pren­de­re servizio.

La mia Regio­ne pochi gior­ni fa è sta­ta feri­ta a mor­te da un ter­re­mo­to deva­stan­te e que­sto pri­mo gior­no di scuo­la, per mol­ti, si è svol­to tra le mace­rieCi sono inse­gnan­ti che han­no per­so tut­to, dor­mo­no in auto da die­ci gior­ni, indos­sa­no la stes­sa tuta pas­sa­ta dal­la Cari­tas per cam­bia­re il pigia­ma che si ave­va addos­so quan­do si è scap­pa­ti men­tre intor­no crol­la­va tutto. 

Ci sono inse­gnan­ti che, con la loro tuta, esco­no dal­l’au­to dopo un son­no che son­no non è, con il tor­men­to di aver per­so tut­to, il dolo­re di aver dovu­to rico­no­sce­re i cor­pi di paren­ti o vici­ni di casa e con la più tota­le incer­tez­za sul futu­ro, avan­za­no tra le mace­rie per rag­giun­ge­re una ten­da dove, han­no deci­so, la scuo­la deve ripartire.

Deve ripar­ti­re subi­to, pri­ma anco­ra del nor­ma­le anno sco­la­sti­co, pri­ma dei “Map”, pri­ma del­le solu­zio­ni alter­na­ti­ve. Per­ché i bam­bi­ni han­no biso­gno subi­to di un luo­go da dove ripar­ti­re, dove con­fron­ta­re le pro­prie pau­re, i pro­pri incu­bi, le gri­da, le lacri­me, l’o­do­re di quel­la not­te, spes­so bloc­ca­ta den­tro la testa, che non vuo­le, che non sa, come uscire.

Ci sono inse­gnan­ti che met­to­no da par­te tut­to e fan­no le inse­gnan­ti. Il mestie­re più impor­tan­te di tut­ti. Pila­stri di una socie­tà che nean­che il ter­re­mo­to rie­sce a far crollare.

Ma se la digni­tà non vie­ne scal­fi­ta nean­che dal ter­re­mo­to, allo­ra pro­va a far­lo la Buo­na Scuo­laCi sono inse­gnan­ti nel­le zone ter­re­mo­ta­te che, in base all’al­go­rit­mo che il Mini­ste­ro si osti­na a non ren­de­re pub­bli­co, sono sta­te tra­sfe­ri­te in Vene­to o in Friu­li. Nel frat­tem­po, pur con la gran­de pro­ba­bi­li­tà di otte­ne­re l’as­se­gna­zio­ne prov­vi­so­ria vici­no casa o comun­que in un comu­ne limi­tro­fo, ma nel­la stes­sa regio­ne, in vir­tù del fat­to che han­no figli pic­co­li, dovran­no al momen­to pren­de­re ser­vi­zio nel­la scuo­la dove han­no otte­nu­to il tra­sfe­ri­men­to. Quin­di, nel nostro caso, l’in­se­gnan­te deve pre­sen­tar­si In Vene­to o in Friu­li, gra­zie alle dia­vo­le­rie con­te­nu­te nel­la nor­ma­ti­va scolastica.

Ci si aspet­te­reb­be che in situa­zio­ni del gene­re sia­no pre­vi­ste dero­ghe, un’e­sen­zio­ne da quel­lo che è solo un vuo­to for­ma­li­smo, o ches­sò… una PEC, stru­men­to che dovreb­be esse­re noto al mini­ste­ro, con cui comu­ni­ca­re l’im­pos­si­bi­li­tà di pren­de­re ser­vi­zio a Vene­zia, per una cosi­na chia­ma­ta ter­re­mo­to del sesto gra­do Rich­ter, facil­men­te veri­fi­ca­bi­le anche dal più ottu­so burocrate.

Ci si aspet­te­reb­be buon sen­so, o bana­le uma­ni­tà. Inve­ce no.

Men­tre la mini­stra Gian­ni­ni si reca­va nel­le zone ter­re­mo­ta­te per augu­ra­re buon anno sco­la­sti­co vi-sia­mo-vici­ni-non-vi-lasce­re­mo-soli par­ti­rà tut­to rego­lar­men­te: all’al­ba c’e­ra­no inse­gnan­ti che con la loro digni­to­sis­si­ma tuta del­la Cari­tas, nono­stan­te le sol­le­ci­ta­zio­ni fat­te al Mini­ste­ro dai sin­da­ca­ti, pren­de­va­no il tre­no per recar­si a Vene­zia, per par­te­ci­pa­re a un con­si­glio di isti­tu­to di una scuo­la dove non met­te­ran­no più pie­de, solo per dire “ecco, ci sono, pren­do ser­vi­zio, l’an­no sco­la­sti­co può comin­cia­re. Arrivederci”.

Fini­to il con­si­glio di isti­tu­to si ripren­de il tre­no, si tor­na a casa, cioè in mac­chi­na. E doma­ni sot­to la ten­da, per aiu­ta­re i bam­bi­ni a fare usci­re i brut­ti pen­sie­ri dal­la testa e ripar­ti­re. A fare il mestie­re più impor­tan­te di tut­ti, nono­stan­te il ministero.

La Buo­na Scuo­la è sot­to una ten­da, intor­no tan­ta miseria.

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