Lettera aperta alla società chiusa scritta dal DL Minniti

«Purtroppo noi il testo del suo decreto-legge l'abbiamo letto, riletto, provato ad emendare e infine osteggiato col nostro voto contrario in aula»: la lettera aperta di Giuseppe Civati e Andrea Maestri al ministro Minniti.

Caro Mini­stro,

pur­trop­po noi il testo del suo decre­to-leg­ge l’ab­bia­mo let­to, rilet­to, pro­va­to ad emen­da­re e infi­ne osteg­gia­to col nostro voto con­tra­rio in aula. L’au­la in cui lei non è mai sta­to pre­sen­te duran­te la discus­sio­ne che ha impe­gna­to la Came­ra per 4 gior­ni consecutivi.

Intan­to la scel­ta del decre­to-leg­ge è sin­to­mo di scar­sa sen­si­bi­li­tà per la demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­ti­va e par­la­men­ta­re: una leg­ge ordi­na­ria, con i tem­pi e le garan­zie con­se­guen­ti, sareb­be sta­ta più rispet­to­sa del­le isti­tu­zio­ni che anche Lei rap­pre­sen­ta e più con­so­na a mate­rie di carat­te­re ordi­na­men­ta­le (la col­la­bo­ra­zio­ne raf­for­za­ta tra sin­da­ci e pre­fet­ti, il pote­re di ordi­nan­za dei sin­da­ci, il mini DASPO ecc.).

Ci imba­raz­za leg­ge­re “Voglia­mo con­tra­sta­re il cri­mi­ne, non i clo­chard” quan­do Lei ha scrit­to nel Suo decre­to (art. 9) che vie­ta lo sta­zio­na­men­to in sta­zio­ni, zone turi­sti­che e monu­men­ta­li e lo col­pi­sce con una san­zio­ne pecu­nia­ria e l’or­di­ne di allon­ta­na­men­to. For­se è Lei a non ave­re let­to cosa ha scrit­to: il che è più pre­oc­cu­pan­te del­lo stes­so con­te­nu­to del Suo provvedimento.

Ci stu­pi­sce leg­ge­re che il suo decre­to sot­trae le poli­ti­che del­la sicu­rez­za “alla com­pe­ten­za esclu­si­va degli appa­ra­ti, chia­man­do alla sua coge­stio­ne i rap­pre­sen­tan­ti libe­ra­men­te elet­ti dal popo­lo, vale a dire i sin­da­ci”: in un col­po solo dele­git­ti­ma pre­fet­ti e que­sto­ri, uni­ci sog­get­ti com­pe­ten­ti per mate­ria e per fun­zio­ne sul­la sicu­rez­za pro­prio per­ché sot­trat­ti ai con­di­zio­na­men­ti del­la poli­ti­ca e inco­rag­gia i sin­da­ci (che dovreb­be­ro impe­gnar­si sul ver­san­te — non meno nobi­le e prio­ri­ta­rio — del­l’as­si­sten­za, del­l’in­te­gra­zio­ne, del soste­gno dei cit­ta­di­ni in dif­fi­col­tà) più crea­ti­vi a inven­tar­si rego­le pret‑a’-porter e loca­li­sti­che come nel medioe­vo dei comu­ni e del­le signorie…

Ci inquie­ta leg­ge­re che addi­rit­tu­ra “per la pri­ma vol­ta nel­la sto­ria repub­bli­ca­na, si rispon­de a una legit­ti­ma richie­sta di sicu­rez­za con il solo stru­men­to ammi­ni­stra­ti­vo, sen­za aumen­ta­re le pene o intro­dur­re nuo­vi rea­ti”? Ha let­to la nor­ma sui par­cheg­gia­to­ri abu­si­vi? Aumen­ta nel mini­mo e nel mas­si­mo edit­ta­le quan­to già pre­vi­sto dal­l’art. 7 com­ma 15 bis del Codi­ce del­la Stra­da, solo per fare un esem­pio. E inter­vie­ne anche in mate­ria pena­le, ecco­me, per esem­pio con la fla­gran­za dif­fe­ri­ta che con­sen­te l’ar­re­sto o con le misu­re col­le­ga­te alla sospen­sio­ne con­di­zio­na­le del­la pena per chi sia con­dan­na­to per rea­ti con­tro la per­so­na o il patrimonio.

“Io, scri­ven­do il decre­to insie­me ai sin­da­ci non ave­vo in testa il clo­chard o l’am­bu­lan­te immi­gra­to.”: qui restia­mo dav­ve­ro sen­za fia­to per­ché Lei ha scrit­to, pre­ci­sa­men­te all’art. 8, che il sin­da­co può emet­te­re ordi­nan­ze con­tro l’accattonaggio con impie­go di mino­ri e disa­bi­li, l’a­bu­si­vi­smo, l’illecita occu­pa­zio­ne di spa­zi pub­bli­ci, l’a­bu­so di alcool o l’u­so di sostan­ze stupefacenti.

Nel­la miglio­re del­le ipo­te­si, que­sto decre­to, come quel­lo fir­ma­to dal mini­stro del­l’in­ter­no Maro­ni nel 2008, da cui è sta­to mala­men­te rico­pia­to, sarà spaz­za­to via dal­la Cor­te Costi­tu­zio­na­le per­ché vio­la il prin­ci­pio di egua­glian­za e ragio­ne­vo­lez­za (cit­tà che vai, rego­le che tro­vi), per­ché cri­mi­na­liz­za con­di­zio­ni di disa­gio socia­le che andreb­be­ro con­tra­sta­te con misu­re diver­se da ordi­nan­ze e san­zio­ni, per­ché sacri­fi­ca le liber­tà dei cit­ta­di­ni in nome del deco­ro urba­no e del­l’or­di­ne pubblico.

Insie­me agli accor­di ille­ga­li (con­tra­sto con artt. 10, 11 e 80 del­la Costi­tu­zio­ne) con pae­si — come la Libia — che non han­no rati­fi­ca­to la Con­ven­zio­ne di Gine­vra del 1951 sul­la pro­te­zio­ne dei rifu­gia­ti, que­sto decre­to è una pagi­na di pes­si­ma poli­ti­ca, popu­li­sta e secu­ri­ta­ria, qua­li­ta­ti­va­men­te sca­den­te, roz­za, mal-destra.

On. Giu­sep­pe Civati
On. Andrea Maestri
(Pos­si­bi­le)

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