Le mani del Governo sull’acqua pubblica

E' arrivata in Aula la proposta di legge che dovrebbe dare attuazione al referendum del 2011, e invece ci troviamo di fronte a un testo che ne stravolge l'esito.

Arri­va­ta in aula la pro­po­sta di leg­ge per “la gestio­ne pub­bli­ca del­le acque” si va ver­so una solu­zio­ne che cer­ta­men­te delu­de l’e­si­to del refe­ren­dum del 2011, il più par­te­ci­pa­to degli ulti­mi 15 anni.  L’u­ni­co ad ave­re rag­giun­to il quorum.

Il testo era atte­so da tem­po, pro­prio per non lascia­re l’e­si­to refe­ren­da­rio inat­tua­to, ma la pro­po­sta che arri­va in aula dopo il pas­sag­gio in Com­mis­sio­ne ambien­te, tut­ta­via, somi­glia ben poco a quel­la che era sta­ta pre­sen­ta­ta dal­la depu­ta­ta Daga (M5S), che ave­va aggior­na­to una ver­sio­ne pre­sen­ta­ta nel 2007 dai movi­men­ti per l’acqua, e che ha infat­ti riti­ra­to la fir­ma, dive­nen­do rela­tri­ce di mino­ran­za. E ciò è ulte­rior­men­te con­fer­ma­to dal fat­to che la Com­mis­sio­ne affa­ri costi­tu­zio­na­li, nell’esprimere il pro­prio pare­re, ha pre­te­so che fos­se eli­mi­na­to dal tito­lo il rife­ri­men­to alla “ripub­bli­ciz­za­zio­ne del ser­vi­zio idri­co”.

Il ser­vi­zio idri­co non è più qua­li­fi­ca­to come ser­vi­zio pub­bli­co loca­le pri­vo di rile­van­za eco­no­mi­ca sot­trat­to alla libe­ra con­cor­ren­za e rea­liz­za­to sen­za fini di lucro, ma come ser­vi­zio pub­bli­co loca­le di inte­res­se eco­no­mi­co, che con­ti­nua ad esse­re affi­da­to secon­do le moda­li­tà pre­vi­ste al’art. 149-bis del decre­to legi­sla­ti­vo 152 del 2006, come già modi­fi­ca­to dal­la leg­ge n. 164 del 2014 e ulte­rior­men­te dal­le nor­me pre­vi­ste nel testo in discus­sio­ne, pre­ve­den­do un’assegnazione in via diret­ta, a socie­tà inte­ra­men­te pub­bli­che, par­te­ci­pa­te da tut­ti gli enti loca­li rica­den­ti nell’ambito ter­ri­to­ria­le otti­ma­le (e se uno non ci stes­se?), sol­tan­to «in via prio­ri­ta­ria». In par­ti­co­la­re, poi, è sop­pres­so l’articolo rela­ti­vo alla ripub­bli­ciz­za­zio­ne del­la gestio­ne del ser­vi­zio idri­co inte­gra­to – par­ti­co­lar­men­te impor­tan­te per rispon­de­re al refe­ren­dum del 2011 – che pre­ve­de­va l’assoggettamento al regi­me del dema­nio pub­bli­co di acque­dot­ti, fogna­tu­re, impian­ti di depu­ra­zio­ne e le altre infra­strut­tu­re affe­ren­ti al ser­vi­zio idri­co inte­gra­to e la impos­si­bi­li­tà di sepa­ra­re la gestio­ne e l’erogazione del ser­vi­zio non­ché il loro neces­sa­rio affi­da­men­to a enti di dirit­to pub­bli­co (spe­ci­fi­can­do la loro man­ca­ta sog­ge­zio­ne al pat­to di sta­bi­li­tà inter­no rela­ti­vo agli enti locali).

Ma modi­fi­che impor­tan­ti han­no riguar­da­to anche il rila­scio e il rin­no­vo del­le con­ces­sio­ni, la cui disci­pli­na vie­ne rimes­sa a un decre­to legi­sla­ti­vo da adot­ta­re entro il 31.12.2016 e sul qua­le sarà impor­tan­te vigilare.

In defi­ni­ti­va, quin­di, il testo sem­bra dav­ve­ro non dare rispo­sta – come inve­ce mira­va a fare quel­lo ori­gi­na­rio (pur per­fet­ti­bi­le) – ai milio­ni di ita­lia­ni che han­no vota­to “sì” nel 2011. Eppu­re la mag­gio­ran­za, con la sua tra­di­zio­na­le capa­ci­tà di ascol­to, sta boc­cian­do qua­lun­que ten­ta­ti­vo di miglio­ra­men­to del testo.

In pro­po­si­to ricor­dia­mo come dopo la sen­ten­za n. 199 del 2012, con cui la Cor­te ha dichia­ra­to inco­sti­tu­zio­na­le una nor­ma­ti­va (sui ser­vi­zi pub­bli­ci) aven­te la mede­si­ma ratio di quel­la abro­ga­ta nel 2011, il legi­sla­to­re dovreb­be fare par­ti­co­la­re atten­zio­ne a dare ade­gua­to segui­to alla volon­tà popo­la­re. Nel caso di spe­cie, infat­ti, non si trat­ta di un con­tra­sto evi­den­te come quel­lo che por­tò – nel 2012 – alla dichia­ra­zio­ne d’incostituzionalità, ma cer­ta­men­te una par­zia­le elu­sio­ne del­la volon­tà popo­la­re è palpabile.

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