Lotta contro l’Italia delle mafie: Maria Carmela Lanzetta

29-cartolina-civoti-lanzetta-vertNel con­fron­to tele­vi­si­vo tra i can­di­da­ti alla Segre­te­ria del PD di ieri sera, Giu­sep­pe Civa­ti ha nomi­na­to nel suo “pan­theon” idea­le Maria Car­me­la Lan­zet­ta, fino al luglio scor­so sin­da­co di Mona­ste­ra­ce, un pae­si­no del­la Cala­bria di 3500 ani­me, diven­ta­to for­ti­no del­la lega­li­tà e sim­bo­lo del­la lot­ta alla ‘ndran­ghe­ta pro­prio gra­zie al dop­pio man­da­to di Maria Car­me­la. A ven­ti gior­ni dal­la sua secon­da ele­zio­ne, quat­tro indi­vi­dui incap­puc­cia­ti die­de­ro fuo­co alla sua far­ma­cia, por­tan­do la lot­ta quo­ti­dia­na del Sin­da­co alla dram­ma­ti­ca ribal­ta dei media e del­la poli­ti­ca. Che non l’ha soste­nu­ta come avreb­be potu­to e dovu­to, come ci dice lei stessa.

Maria Car­me­la, lei è sta­ta defi­ni­ta il sin­da­co anti-ndra­ghe­ta. Ci rac­con­ta perché?

Sono sta­ta elet­ta la pri­ma vol­ta nel 2006 con oltre 500 voti di dif­fe­ren­za sul­la lista per­den­te. Ho ini­zia­to l’attività ammi­ni­stra­ti­va aven­do davan­ti la natu­ra­le atti­tu­di­ne di lavo­ra­re affer­man­do il con­cet­to del­le Rego­le, del­le Lega­li­tà, del Meri­to e, soprat­tut­to, del fat­to che i cit­ta­di­ni sono tut­ti ugua­li e che il sin­da­co non avreb­be guar­da­to in fac­cia nes­su­no, anche fra i suoi stes­si con­si­glie­ri, asses­so­ri e col­la­bo­ra­to­ri. L’abitudine ai com­pro­mes­si,ai favo­ri­ti­smi e alle clien­te­le, cui ci ha abi­tua­to la poli­ti­ca ita­lia­na dal dopo­guer­ra in poi (Ber­lu­sco­ni, come scri­ve lei, non è sta­to la cau­sa pri­ma dei mali ita­lia­ni, ma prin­ci­pal­men­te colui che li ha incar­na­ti al meglio per 20 anni), sono pre­ro­ga­ti­va anche dei pic­co­li pae­si e, per­tan­to, l’amministratore che mira a con­vin­ce­re del­la neces­si­tà eti­ca e mora­le di un nuo­vo modo di ammi­ni­stra­re come uni­ca pos­si­bi­li­tà di non esse­re più costret­ti a “fare inchi­ni” per non rischia­re di sbat­te­re con­tro le roc­ce del­la ndran­ghe­ta in modo diret­to o indi­ret­to, comin­cia ad esse­re visto dai poli­ti­can­ti di pro­fes­sio­ne e dai con­si­glie­ri-asses­so­ri che da essi si fan­no cir­cui­re, come un cor­po estra­neo che va ad intac­ca­re un modo di “ragio­na­re” che si è ormai con­so­li­da­to per tan­tis­si­mi anni, a par­te qual­che bre­ve paren­te­si ammi­ni­stra­ti­va. 

Da qui set­te anni di asse­dio mafio­so tra minac­ce e atti inti­mi­da­to­ri infi­ni­ti, a lei ma anche ai suoi collaboratori.

Esat­to. Come a fine mar­zo del 2012, quan­do  furo­no spa­ra­ti tre col­pi di pisto­la con­tro la mia mac­chi­na e altri col­pi con­tro la ser­ran­da del­la far­ma­cia. Era un perio­do in cui ave­vo lan­cia­to appel­li ai cit­ta­di­ni per il paga­men­to dei tri­bu­ti, avver­ten­do che avrei pre­so deci­sio­ni spia­ce­vo­li con­tro gli eva­so­ri, così come è avve­nu­to. Negli stes­si gior­ni sta­vo accan­to alle ope­ra­ie del­le Ser­re flo­ro­vi­vai­sti­che che non rice­ve­va­no lo sti­pen­dio da qua­si due anni, e per le qua­li ave­vo coin­vol­to anche la Camus­so. Dopo la spa­ra­to­ria abbia­mo discus­so in fami­glia le dimis­sio­ni per­ché abbia­mo avu­to timo­re che gli orga­ni del­lo Sta­to con­si­de­ras­se­ro le inti­mi­da­zio­ni alla stre­gua di rou­ti­ne. Teme­vo di dover ammi­ni­stra­re con la pau­ra di con­di­zio­na­men­ti che avreb­be­ro potu­to coin­vol­ge­re anche la mia mag­gio­ran­za, pri­van­do­mi del­la liber­tà di fare deter­mi­na­te scel­te. Per cui era meglio lascia­re. In sostan­za è quel­lo che ha cau­sa­to le mie dimis­sio­ni defi­ni­ti­ve nel luglio scor­so, quan­do una scel­ta di valo­re del­la mia giun­ta (la costi­tu­zio­ne di par­te civi­le con­tro un dipen­den­te) non è sta­ta vota­ta da un asses­so­re crean­do un vul­nus in gra­do di pro­vo­ca­re una rea­zio­ne a cate­na distrut­ti­va rispet­to a tut­te le scel­te posi­ti­ve fat­te in passato.

Cosa l’ha por­ta­ta a segui­re la via del­la poli­ti­ca in un ter­ri­to­rio in cui lot­ta­re con­cre­ta­men­te a favo­re del­la lega­li­tà signi­fi­ca rischia­re ogni gior­no la pro­pria vita?

La via del­la poli­ti­ca l’ho intra­pre­sa dopo tan­tis­si­mi anni tra­scor­si ad ope­ra­re nell’associazionismo e, in par­ti­co­la­re, come Pre­si­den­te del­la Pro Loco, con la qua­le abbia­mo pri­vi­le­gia­to la cre­sci­ta cul­tu­ra­le del pae­se, rea­liz­zan­do una serie di mani­fe­sta­zio­ni annua­li per la tute­la e la sen­si­bi­liz­za­zio­ne dei beni cul­tu­ra­li, soprat­tut­to del sito archeo­lo­gi­co ulti­ma­men­te diven­ta­to sede di sco­per­te mol­to impor­tan­te e uni­che. Fare il pas­so ver­so l’amministrazione diret­ta del Comu­ne è sta­ta una scel­ta spon­ta­nea raf­for­za­ta dal favo­re del­la mag­gio­ran­za dei cit­ta­di­ni. Ho fat­to una scel­ta come di soli­to fac­cio io, cioè sen­za rete di pro­te­zio­ne, ani­ma­ta solo dal­la volon­tà di rin­no­va­re un per­cor­so di vec­chia poli­ti­ca che dura­va da qua­si trent’anni. Il risul­ta­to elet­to­ra­le, ecla­tan­te, mi die­de fidu­cia sul­la con­vin­zio­ne che par­lan­do e appli­can­do le Rego­le e la Lega­li­tà non avrei dovu­to teme­re nul­la. Ho intra­pre­so un per­cor­so in cui ho ten­ta­to di respon­sa­bi­liz­za­re i cit­ta­di­ni, ten­tan­do di far capi­re loro che ognu­no di noi può con­tri­bui­re a cam­bia­re le cose, nel sen­so che la lega­li­tà e la par­te­ci­pa­zio­ne non si esau­ri­sco­no sol­tan­to nel gior­no del­le elezioni.

Lo scor­so luglio, nel com­men­ta­re un post di Civa­ti che denun­cia­va la scon­fit­ta rap­pre­sen­ta­ta dal­le sue dimis­sio­ni, lei scris­se: “I par­ti­ti non com­pren­do­no la cosa più impor­tan­te: quel­lo che distrug­ge i pic­co­li ammi­ni­stra­to­ri, soprat­tut­to quel­li inti­mi­di­ti, è la SOLITUDINE.” Cosa inten­de­va e cosa l’a­vreb­be fat­ta sen­ti­re meno sola?

Inten­de­vo rife­rir­mi al fat­to che negli ulti­mi die­ci anni sono sta­ti cen­si­to più di 1000 (mil­le) inti­mi­da­zio­ni con­tro i Sin­da­ci, la mag­gior par­te nel Mez­zo­gior­no. Solo il mio caso ha sbloc­ca­to que­ste cifre che sono sta­te divul­ga­te con mag­gior evi­den­za dai mass-media. In tut­ti que­sti anni lo Sta­to, inte­so come for­ze poli­ti­che, gover­ni, ecc. ha con­si­de­ra­to que­sti gesti come una rou­ti­ne, fino a che sia­mo arri­va­ti all’uccisone del Sin­da­co Ange­lo Vas­sal­li; ma nean­che que­sto caso — su cui anco­ra non si sa nul­la – è riu­sci­to a smuo­ve­re deci­sa­men­te le acque sta­gnan­ti del­lo Sta­to. Solo da pochi mesi sem­bra che il Par­la­men­to si sia accor­to che lascia­re soli i Sin­da­ci signi­fi­ca mina­re lo Sta­to nel­le sue fon­da­men­ta, per cui c’è sta­ta qual­che timi­da ini­zia­ti­va par­la­men­ta­re, di cui aspet­tia­mo gli sboc­chi pra­ti­ci. Ma mi lasci dire una cosa: una del­le con­se­guen­ze posi­ti­ve che mi ha coin­vol­to e che mi ha com­mos­so e che, anco­ra mi com­muo­ve, è sta­ta inve­ce la gara di soli­da­rie­tà da par­te di mol­tis­si­me orga­niz­za­zio­ni gio­va­ni­li cala­bre­si e del resto d’Italia, soprat­tut­to del­la regio­ne Emi­lia. Ho rice­vu­to e rice­vo anco­ra, dopo le dimis­sio­ni, tan­tis­si­mi invi­ti per par­la­re in mol­tis­si­me cit­tà ita­lia­ne del­la mia espe­rien­za e, una del­le cose che più mi riem­pie di sod­di­sfa­zio­ne, è che tut­ti mi dico­no di sen­ti­re la voce di una don­na nor­ma­le e non quel­la di una poli­ti­ca. Ho sem­pre det­to che ho solo cer­ca­to di fare il mio dove­re, per come mi è sta­to inse­gna­to dal­la mia fami­glia di cat­to­li­ci mili­tan­ti, ma libe­ri da con­di­zio­na­men­ti. Dico sem­pre a tut­ti che vole­vo solo con­tri­bui­re a fare di Mona­ste­ra­ce un pae­se Nor­ma­le; ma che, pur­trop­po, in cer­ti con­te­sti, anche la Nor­ma­li­tà è Rivoluzionaria.

Qual è la via da segui­re per vin­ce­re que­sta “rivo­lu­zio­ne”?

Come scri­ve Don Ciot­ti, dob­bia­mo esse­re con­sa­pe­vo­li che i pro­get­ti e i per­cor­si sul­la lega­li­tà non basta­no, se poi si scon­tra­no con la man­can­za di pro­spet­ti­ve. La lot­ta al cri­mi­ne orga­niz­za­to pas­sa attra­ver­so una revi­sio­ne del­le rego­le poli­ti­che ammi­ni­stra­ti­ve, inclu­se quel­le fisca­li, tale da ren­de­re lo Sta­to e le Ammi­ni­stra­zio­ni Loca­li non “altro” rispet­to ai cittadini.

È vero che ha ammi­ni­stra­to Mona­ste­ra­ce gratis?

Ho ammi­ni­stra­to Mona­ste­ra­ce rinun­cian­do ad un inden­ni­tà pari a 100.000 (cen­to­mi­la) euro. Per i miei spo­sta­men­ti gior­na­lie­ri agli uffi­ci regio­na­li (100 km) e pro­vin­cia­li (300km) ho sem­pre usa­to la mia mac­chi­na, che tra l’al­tro gui­da­vo per­so­nal­men­te, pagan­do anche le even­tua­li spe­se di ospi­ta­li­tà e di rappresentanza.

Cosa con­si­glie­reb­be, oggi, ad un gio­va­ne che vuo­le intra­pren­de­re il mestie­re del­la poli­ti­ca nel­le regio­ni dove la cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta è padro­na del territorio?

29-cartolina-civoti-lanzettaLa cri­mi­na­li­tà è diven­ta­ta padro­na del ter­ri­to­rio nel momen­to in cui, spe­cial­men­te nel­la Locri­de, ha instau­ra­to un cli­ma di pau­ra e ter­ro­re attra­ver­so vent’anni di seque­stri di per­so­na, di cui due nel­la mia fami­glia, impo­ve­ren­do e facen­do fug­gi­re al cen­tro-nord deci­ne di pro­fes­sio­ni­sti e pic­co­li impren­di­to­ri che avreb­be­ro potu­to fare inve­sti­men­ti con tut­te le con­se­guen­ze posi­ti­ve del caso. Io ho scel­to di resta­re per­ché amo la Cala­bria e ho sem­pre pen­sa­to che anda­re via, pur com­pren­den­do ed essen­do soli­da­le con chi l’ha fat­to, avreb­be impo­ve­ri­to la Regio­ne anco­ra di più, lascian­do­la com­ple­ta­men­te in mano ai grup­pi cri­mi­na­li. Ai gio­va­ni mi sen­to di dire di guar­da­re agli esem­pi del­le per­so­ne e non ai discor­si più o meno elet­to­ra­li. Guar­da­re alla coe­ren­za tra pro­mes­se e fat­ti, per­ché in Ita­lia, gli esem­pi da que­sto pun­to di vista sono mol­to rari. Dico loro di intra­pren­de­re la via poli­ti­ca ma solo dopo aver fat­to un esa­me di coscien­za sul per­ché lo voglio­no fare: se è solo e sol­tan­to ambi­zio­ne per­so­na­le, faran­no del male a se stes­si e alla Poli­ti­ca.

Lei si è schie­ra­ta al fian­co di Giu­sep­pe Civa­ti. Cos’­ha di diver­so rispet­to agli altri?

Ho scel­to Civa­ti per­ché vedo in lui la pos­si­bi­li­tà di un nuo­vo cor­so e una coe­ren­za tra l’essere Per­so­na e la Poli­ti­ca che pro­po­ne per il PD e per l’Italia. Vedo un anti-lea­der che pro­po­ne Respon­sa­bi­li­tà e Par­te­ci­pa­zio­ne dei Cit­ta­di­ni, per ten­ta­re di libe­ra­re il PD dal con­di­zio­na­men­to degli apparati.

La mozio­ne di Civa­ti, come sot­ti­to­lo, reci­ta “dal­la delu­sio­ne alla spe­ran­za”. C’è dun­que una spe­ran­za anco­ra viva, per l’Italia.

Cer­to che sì. Però, affin­ché la spe­ran­za non rischi di diven­ta­re una con­so­la­zio­ne a futu­ra memo­ria, io la inten­do come scri­ve­va Sant’Agostino: La spe­ran­za ha due bel­lis­si­mi figli: lo sde­gno e il corag­gio. Il pri­mo di fron­te a come van­no le cose; il secon­do per cambiarle.

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