Il viaggio verso il futuro che parte dalla Liguria

11152677_10205706507014218_3745259937277257808_n

Un gran­de scrit­to­re di fan­ta­scien­za, Ray Brad­bu­ry, scris­se che nel futu­ro l’uomo viag­ge­rà tra le stel­le, e duran­te il viag­gio i pas­seg­ge­ri man­ge­ran­no cibo pes­si­mo e guar­de­ran­no brut­ti film. La sua era una fan­ta­scien­za socio­lo­gi­ca, di fat­to ne fu l’inventore, e usa­va quel gene­re let­te­ra­rio con­si­de­ra­to leg­ge­ro per riflet­te­re sul­la socie­tà, su come anche in un’epoca di gran­di pro­gres­si si cor­ra il rischio di veder emer­ge­re gli stes­si difet­ti uma­ni di sem­pre: l’avidità, l’arroganza, la dif­fi­col­tà a pro­gre­di­re come sin­go­li, e come specie.
È una meta­fo­ra mol­to for­te di alcu­ne cose cui assi­stia­mo ulti­ma­men­te, anche se si trat­ta di rac­con­ti che han­no più di mez­zo seco­lo e qual­cu­no potreb­be giu­di­car­li non abba­stan­za alla moda.
Noi sia­mo qui oggi per­ché pen­sia­mo che il futu­ro deb­ba esse­re un posto miglio­re in cui anda­re, e non la soli­ta roba. Noi pen­sia­mo che con tut­ta la stra­da che abbia­mo per­cor­so, e fran­ca­men­te con tut­ta la fati­ca che abbia­mo fat­to, il nostro desti­no non può esse­re quel­lo di ripe­te­re esat­ta­men­te le cose che si sono sem­pre fat­te, sba­glian­do, e diven­ta­re le per­so­ne che giu­ra­va­mo non sarem­mo mai diven­ta­ti, e che vole­va­mo cambiare.

In Ligu­ria si pos­so­no fare mol­te cose per scon­giu­ra­re che il futu­ro sia un pes­si­mo viag­gio per i suoi abi­tan­ti. Ad esem­pio si può met­te­re in sicu­rez­za il ter­ri­to­rio, e dire basta alla cemen­ti­fi­ca­zio­ne, e lo si può fare, a par­ti­re da dome­ni­ca 31 mag­gio, smet­ten­do di vota­re quel­le stes­se per­so­ne che gover­na­no da tan­ti anni e che il ter­ri­to­rio non l’hanno sapu­to sistemare.
Se lo fac­cia­mo oggi, se sce­glia­mo oggi di ini­zia­re una sto­ria nuo­va, non ci tro­ve­re­mo di nuo­vo qui, tra qual­che anno, a chie­der­ci come mai quel­lo che è suc­ces­so è sta­to così delu­den­te. È una scel­ta che pos­so­no fare tut­ti, in que­sta regio­ne. In que­sto sen­so, la can­di­da­tu­ra di Luca Pasto­ri­no che noi soste­nia­mo con for­za, pas­sio­ne e con­vin­zio­ne (sta­mat­ti­na alle 11,30 l’e­ven­to in piaz­za Rai­bet­ta a Geno­va con Pip­po e Luca), par­la alle per­so­ne libe­re, e per que­sto può sor­pren­de­re tut­ti. Può costi­tui­re un model­lo per tut­ti quel­li che in Ita­lia voglio­no anch’essi fare un viag­gio deci­sa­men­te miglio­re di que­sto, men­tre van­no ver­so il futuro.

L’alternativa è ras­se­gnar­si. Miche­le Ser­ra, che qual­che gior­no fa scri­ve­va un pez­zo in cui cita­va Pip­po Civa­ti (e impli­ci­ta­men­te ci cita­va, tut­ti), dice che nel cor­so del­la sua vita ha sem­pre avu­to sim­pa­tia per quel­li come noi, quel­li un po’ irre­quie­ti, movi­men­ti­sti, curio­si, dice che li ha sem­pre sen­ti­ti più affi­ni, più libe­ri, più con­vin­cen­ti, ma che al momen­to del voto si è sem­pre spa­ven­ta­to e ha sem­pre — dice così — “but­ta­to il suo voto nel cal­de­ro­ne”. Dice che gli pia­ce­va Pin­tor ma vota­va Ber­lin­guer, e que­sto ha fat­to rispon­de­re a Civa­ti che mal­gra­do tut­to gli pare pas­si una gros­sa dif­fe­ren­za tra il cosid­det­to cal­de­ro­ne di Ber­lin­guer e la roba cui stia­mo assi­sten­do in que­sto momen­to. Comun­que, Ser­ra dice­va che non dob­bia­mo con­vin­ce­re quel­li come noi, ma quel­li come lui, che sono mol­ti di più, sono milio­ni. E allo­ra pro­prio a quel­li ci voglia­mo rivol­ge­re, per dire loro che non devo­no ras­se­gnar­si, che non è il nostro desti­no but­ta­re il voto in un cal­de­ro­ne, non è il nostro desti­no affi­da­re il nostro voto a qual­cu­no che poi ci tra­di­rà e ne farà ciò che vuole.
Noi pos­sia­mo scri­ve­re una sto­ria diver­sa, una sto­ria nuo­va che sce­glie il meglio e non il meno peg­gio, che ripa­ga la fidu­cia del voto dei cit­ta­di­ni con il rispet­to del­le pro­mes­se fat­te e non con il loro tra­di­men­to sistematico.

La poli­ti­ca è l’arte del com­pro­mes­so, dice­va quel tale, e qual­cu­no lo ha pre­so tal­men­te in paro­la che a for­za di com­pro­mes­si si è com­pro­mes­so lui per pri­mo. Per otte­ne­re cosa? Un par­ti­to del­la nazio­ne lar­go, tal­men­te lar­go che imbar­ca i fasci­sti ma che poi ha pau­ra di per­de­re e che dà la col­pa dei pro­pri fal­li­men­ti agli altri, e a quel­la sini­stra che ha sem­pre volu­to umi­lia­re. Non si può ave­re tut­to dal­la vita, non si può pre­ten­de­re di risul­ta­re sim­pa­ti­cis­si­mi agli elet­to­ri di For­za Ita­lia van­tan­do­si men­tre si asfal­ta­no i com­pa­gni di par­ti­to, gli inse­gnan­ti, i sin­da­ca­ti, i costi­tu­zio­na­li­sti, i giu­di­ci, e poi lamen­tar­si per­ché que­ste cate­go­rie non ti vota­no più. C’è un limi­te anche alla fac­cia tosta.

A meno che non si voglia cre­de­re alla pro­pria stes­sa pro­pa­gan­da. E può dar­si, per­ché ormai que­sta fac­cen­da del­la comu­ni­ca­zio­ne in poli­ti­ca è diven­ta­ta tal­men­te enor­me che l’ha sosti­tui­ta del tut­to, la poli­ti­ca. L’altro gior­no, ad esem­pio, il prin­ci­pa­le esper­to di comu­ni­ca­zio­ne del pre­mier soste­ne­va che il video con la lava­gna ave­va fun­zio­na­to (“il fra­me si è impo­sto”, ha det­to), per­ché tut­ti sta­va­no par­lan­do del­la lava­gna. Veris­si­mo, ma è anche vero che a distan­za di oltre un seco­lo, beh, c’è un sac­co di gen­te che anco­ra par­la del Tita­nic. Il famo­so fra­me dell’affondamento, quel­lo sì che si è impo­sto, non con que­sto che qui si voglia dare sug­ge­ri­men­ti allo staff di Palaz­zo Chi­gi, per carità.

Cer­to, cer­to che non tut­ti i pro­ble­mi sono figli di que­sta fase, è vero che sono sta­ti vent’anni dif­fi­ci­li, con l’Ulivo si sono rea­liz­za­ti pas­si avan­ti impor­tan­ti ma for­se ci aspet­ta­va­mo di più, ci aspet­ta­va­mo una svol­ta fina­le dal­la situa­zio­ne in cui era­va­mo fini­ti, e inve­ce nel 2011 sono arri­va­ti il gover­no Mon­ti e le lar­ghe inte­se, e in quel­le lar­ghe inte­se ci sia­mo tal­men­te per­si che ci sia­mo den­tro anco­ra oggi, anzi, inve­ce di ter­mi­nar­le qual­cu­no ha pen­sa­to bene di inte­rio­riz­zar­le, di incar­nar­le per­so­nal­men­te, a par­ti­re dall’agenda di gover­no e dal­le rifor­me che la destra non era mai riu­sci­ta a fare. Sia­mo entra­ti in una lun­ga not­te in cui tut­te le vac­che sono nere, ed è tal­men­te buia que­sta not­te che abbia­mo il dub­bio che qual­cu­no si sia fre­ga­to pure le vac­che, e che quan­do riac­cen­de­re­mo la luce non ci sarà che vuo­to intor­no a noi. Ecco, a spaz­zar via que­sto buio fac­cia­mo sor­ge­re un bel sole ligu­re, un sole di levan­te, e fac­cia­mo­lo il pri­ma pos­si­bi­le.

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Caro Marco, ci vorrebbe un colpo da maestro

Caro Mar­co, ci vor­reb­be un col­po da mae­stro, alla Tibe­ri, l’abbiamo sem­pre chia­ma­to così: un’i­dea per scri­ve­re una sto­ria com­ple­ta­men­te diver­sa. Per­ché, Mar­co, non amavi

Nature Restoration Law: stavolta ha vinto la Terra!

È un momen­to sto­ri­co: oggi l’Europa ren­de leg­ge il ripri­sti­no del­la natu­ra, e defi­ni­sce la dire­zio­ne che il nostro con­ti­nen­te segui­rà per ridar­le spa­zio. La que­stio­ne non è edo­ni­sti­ca, e nem­me­no intel­let­tua­le: si trat­ta di per­met­te­re che gli eco­si­ste­mi, come i fiu­mi o le zone umi­de, ter­re col­ti­va­te e fore­ste, tor­ni­no gra­dual­men­te in una con­di­zio­ne di equi­li­brio per con­ti­nua­re a tra­sfor­ma­re la mate­ria, per ren­de­re, cioè, la bio­sfe­ra vivi­bi­le anche per noi.