Il tutto e il nulla

Se tutto è calcolo fin dall'inizio, e si trascurano le questioni di fondo, la sostanza delle proposte, le promesse mancate, il calcolo si rovescia immediatamente. È successo in Francia: Valls, una delle camicie bianche della kermesse renziana di qualche tempo fa, ha perso, benché si presentasse come quello più in grado di vincere, di parlare al centro, di tenere quella ragionevole ambiguità che consente di fare all'appello ai voti utili. Solo che non sono utili, e lo hanno già dimostrato negli anni di governo delle camicie bianche. E rischiano di non esserci nemmeno i voti.

Il dibat­ti­to che gra­vi­ta attor­no a quel­lo che una vol­ta era il prin­ci­pa­le par­ti­to ita­lia­no di cen­tro-sini­stra (dove il trat­ti­no sta per meno) è sicu­ra­men­te inte­res­san­tis­si­mo, per gli addet­ti ai lavo­ri. E recla­miz­za­to, per­ché è diven­ta­to non da ora un gene­re let­te­ra­rio. Stu­pi­sce non sia anco­ra emer­so un gial­li­sta pron­to a rac­con­ta­re le alter­ne vicen­de demo­cra­ti­che: fareb­be fortuna.

Ogni gior­no un col­po di sce­na, ogni gior­no una minac­cia, men­tre il gior­no dopo non suc­ce­de asso­lu­ta­men­te mai nul­la. Più come una tele­no­ve­la, in effet­ti, che come un gial­lo: alla Gene­ral Hospital.

«Con la distru­zio­ne del­l’I­ta­li­cum – ha scrit­to Miche­le Emi­lia­mo pochi gior­ni fa — da par­te del­la Cor­te Costi­tu­zio­na­le pos­sia­mo dire che dei 1000 gior­ni di gover­no del Pd non è rima­sto nul­la. Un gran pec­ca­to aver spre­ca­to tan­te ener­gie e crea­to tan­ti con­flit­ti den­tro il Pae­se e den­tro il Pd ed il Cen­tro­si­ni­stra per non otte­ne­re nes­sun risul­ta­to».

Mil­le gior­ni di nul­la, duran­te i qua­li, però, nel Pd tut­ti era­no pres­so­ché d’accordo su tut­to, nes­su­no ha posto il pro­ble­ma del­la fidu­cia ver­so un ese­cu­ti­vo che smon­ta­va pez­zo a pez­zo un’intera tra­di­zio­ne cul­tu­ra­le e poli­ti­ca, tan­to da arri­va­re a tol­le­ra­re il voto del­la leg­ge elet­to­ra­le (la stes­sa boc­cia­ta dal­la Cor­te Costi­tu­zio­na­le, non un’altra) con la fidu­cia. Cer­to, qual­cu­no non votò quel­la fidu­cia, ma poi pro­se­guì con il soste­gno al gover­no, come se nul­la fosse.

Come fa a can­di­dar­si chi dice così con il pro­ta­go­ni­sta asso­lu­to del «nul­la» dei mil­le giorni?

Però que­sto è il tem­po di agi­ta­re mol­to le mani e di minac­cia­re car­te bol­la­te in caso di ritar­di nel­la con­vo­ca­zio­ne del Con­gres­so. Eppu­re un modo per evi­ta­re tut­to ciò c’era: non con­se­gna­re nel­le mani di una sola per­so­na un par­ti­to non più dota­to dei suf­fi­cien­ti anti­cor­pi neces­sa­ri per rico­strui­re se stes­so, pie­gan­do il capo anche di fron­te a scel­te incom­pren­si­bi­li per­ché «dia­mo­gli fidu­cia, fac­cia­mo­lo lavo­ra­re». Per­ché «con lui si vin­ce» (si è visto) e «ser­ve una scos­sa», l’u­ni­ca pre­mes­sa vera­men­te man­te­nu­ta e iro­ni­ca­men­te non apprezzata.

Fac­cia­mo un esem­pio del­la fidu­cia accor­da­ta a Mat­teo Renzi.

L’esempio si chia­ma pro­prio Miche­le Emi­lia­no, che si è distin­to su que­stio­ni impor­tan­ti e cen­tra­li, e glie­ne dia­mo atto e meri­to, che si tro­va di fron­te a una situa­zio­ne spia­ce­vo­le: se voles­se apri­re la fase con­gres­sua­le potreb­be far­lo rac­co­glien­do le fir­me neces­sa­rie per con­vo­ca­re l’Assemblea nazio­na­le e, in quel­la occa­sio­ne, sfi­du­cia­re il segretario.

Per­ché non lo fa? Sem­pli­ce: per­ché la stra­gran­de mag­gio­ran­za dell’assemblea è di fede ren­zia­na, essen­do sta­ta elet­ta insie­me a Ren­zi e col con­tri­bu­to di tan­ti, anche di Miche­le Emi­lia­no, che nel 2013 sosten­ne il lea­der rot­ta­ma­to­re che ora vor­reb­be rot­ta­ma­re, in un eter­no ritor­no che dimen­ti­ca le scel­te del pas­sa­to e, quin­di, le respon­sa­bi­li­tà. All’e­po­ca sosten­ne, tene­te­vi for­te, che biso­gna­va rap­pre­sen­ta­re “la sini­stra del ren­zi­smo”. Idea genia­le, tele­fo­ni a Pisa­pia e lo avvi­si su come andrà.

La tat­ti­ca non reg­ge e met­te a nudo l’inesistenza di un par­ti­to inca­pa­ce non solo di attua­re poli­ti­che coe­ren­ti con i pro­pri valo­ri (sull’immigrazione sem­bra di esse­re tor­na­ti a Ber­lu­sco­ni e Maro­ni), ma addi­rit­tu­ra di con­di­vi­de­re rego­le di con­vi­ven­za demo­cra­ti­ca, come quel­le già ricor­da­te riguar­dan­ti la data del con­gres­so, che dovreb­be esse­re il momen­to più alto del­la vita di un partito.

Non sono d’accordo sul­la leg­ge elet­to­ra­le e nem­me­no sul­la data in cui vota­re. Pare un pro­ble­ma, sta­re nel­lo stes­so par­ti­to, non trovate?

Non con­vin­ce la tat­ti­ca di Miche­le Emi­lia­no, così come non con­vin­ce la (non) tat­ti­ca di Giu­lia­no Pisa­pia, impe­gna­to nel­la costru­zio­ne di un “Cam­po pro­gres­si­sta” ester­no al Pd, ma allea­to al Pd già in par­ten­za e di fat­to ege­mo­niz­za­to dal Pd fin nel­le inten­zio­ni e nel­le dichia­ra­zio­ni di principio.

Pisa­pia, pochi gior­ni fa, ha defi­ni­to “un incu­bo” un listo­ne che ten­ga assie­me Pd e Ncd. Dia­mo allo­ra una noti­zia all’ex sin­da­co di Mila­no: quel listo­ne si chia­ma­va gover­no Ren­zi e si chia­ma gover­no Gen­ti­lo­ni. “Listo­ni” nei fat­ti (con­te­nen­do per­so­na­li­tà che van­no da Orlan­do a Loren­zin), e anche nei pro­gram­mi, capa­ci di con­te­ne­re tut­to e il con­tra­rio di tut­to per­ché ine­si­sten­ti. La sto­ria recen­te ci inse­gna che non c’è sta­to alcun pro­ble­ma (si fa per dire) a costrui­re allean­ze di que­sto tipo, che potreb­be­ro rive­lar­si l’unica stra­te­gia pos­si­bi­le per avvi­ci­nar­si a quel 40% che dareb­be acces­so al pre­mio di mag­gio­ran­za. Pisa­pia igno­ra tut­to ciò? La sini­stra liti­gio­sa di qual­che anno fa era cer­to tre­men­da, ma alme­no face­va i tavo­li di coa­li­zio­ne per discu­te­re: ades­so si richie­de l’at­to di fede incon­di­zio­na­ta al Capo, e non è un gran miglioramento.

Il pro­ble­ma non è l’Alfano con cui allear­si, è l’Alfano che è entra­to den­tro di loro, che ha con­di­vi­so come mini­stro il gover­no con Ren­zi, det­tan­do per pri­mo alcu­ne scel­te (arti­co­lo 18, soglia del con­tan­te, pon­te sul­lo Stret­to, solo per cita­re le idee più bril­lan­ti), pri­ma da vice e poi da prin­ci­pa­le mini­stro, mai mes­so in discus­sio­ne pro­prio da nes­su­no, nem­me­no quan­do la sfi­du­cia era d’obbligo.

Di fron­te a que­sti toni, a que­sti rove­scia­men­ti, a que­ste pro­fon­de dif­fe­ren­ze di visio­ne, chi usci­rà scon­fit­to dal con­gres­so come potrà por­ta­re acqua al vin­ci­to­re? Se uno si can­di­da come Ren­zi e l’altro come nega­zio­ne di Ren­zi, con Ros­si in mez­zo (che ha vota­to sì il 4 dicem­bre, ha avu­to un perio­do recen­te filo­ren­zia­no, ma rifiu­ta il ren­zi­smo nel­la sua inte­rez­za), come si farà la cam­pa­gna elet­to­ra­le? E chi si vuo­le allea­re con loro, quan­te veri­tà dovrà asse­con­da­re? Oppu­re, nel­la mol­to remo­ta ipo­te­si che il risul­ta­to fos­se oppo­sto, pen­sa­no che Car­bo­ne e Lot­ti si tro­ve­ran­no improv­vi­sa­men­te ad abbrac­cia­re un’a­gen­da social­de­mo­cra­ti­ca vec­chio stile?

La dop­pia veri­tà di Aver­roè era una cosa seria e com­ples­sa, que­sta è sem­pli­ce­men­te una con­trad­di­zio­ne. Tut­to e il suo esat­to con­tra­rio.

E ciò com­por­ta — ed è una cosa che non è più ammis­si­bi­le igno­ra­re — che man­chi total­men­te un pro­gram­ma di gover­no e un’idea di Pae­se da cui par­ti­re, scrit­ta nero su bian­co, met­ten­do in fila valo­ri, dati e pro­po­ste che abbia­no una pro­pria coerenza.

Se tut­to è cal­co­lo fin dal­l’i­ni­zio, e si tra­scu­ra­no le que­stio­ni di fon­do, la sostan­za del­le pro­po­ste, le pro­mes­se man­ca­te, il cal­co­lo si rove­scia imme­dia­ta­men­te. È suc­ces­so in Fran­cia: Valls, una del­le cami­cie bian­che del­la ker­mes­se ren­zia­na di qual­che tem­po fa, ha per­so, ben­ché si pre­sen­tas­se come quel­lo più in gra­do di vin­ce­re, di par­la­re al cen­tro, di tene­re quel­la ragio­ne­vo­le ambi­gui­tà che con­sen­te di fare all’ap­pel­lo ai voti uti­li. Solo che non sono uti­li, e lo han­no già dimo­stra­to negli anni di gover­no del­le cami­cie bian­che. E rischia­no di non esser­ci nem­me­no i voti.

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