“E allora i Rom?”

Nel­le set­ti­ma­ne scor­se Sal­vi­ni e il suo sosia Di Maio han­no dichia­ra­to ai quat­tro ven­ti che il cosid­det­to red­di­to di cit­ta­di­nan­za sareb­be anda­to solo agli ita­lia­ni e non agli stra­nie­ri.

Ma que­ste dichia­ra­zio­ni, per quan­to asso­lu­ta­men­te in linea con l’orientamento poli­ti­co pale­se­men­te discri­mi­na­to­rio dei due pre­mier occul­ti di que­sto gover­no simu­la­to, sono sta­te pre­se con le mol­le pri­ma di tut­to dal­la stes­sa destra.

Il Tem­po, gior­na­le dichia­ra­ta­men­te schie­ra­to su quel­le posi­zio­ni, scri­ve tur­ba­to il 23 set­tem­bre: non si può mica non dar­lo agli stra­nie­ri, il red­di­to di cit­ta­di­nan­za, un sac­co di loro sono già tra noi.

In par­ti­co­la­re, il pez­zo a fir­ma del qua­si omo­ni­mo Alber­to Di Majo, rile­va con orro­re (defi­nen­do­la una “bef­fa”) l’esistenza di oltre 1.500.000 cit­ta­di­ni comu­ni­ta­ri, in lar­ga par­te rume­ni, che vivo­no nel nostro Pae­se e di un sac­co di altri stra­nie­ri che pro­ven­go­no da Pae­si con i qua­li l’I­ta­lia ha sti­pu­la­to con­ven­zio­ni bila­te­ra­li di sicu­rez­za sociale.

La pla­tea inte­res­sa­ta, che secon­do i pro­cla­mi dove­va esse­re esclu­sa, fra cit­ta­di­ni comu­ni­ta­ri e stra­nie­ri pro­ve­nien­ti da Sta­ti che han­no sot­to­scrit­to accor­di di reci­pro­ci­tà ammon­te­reb­be a cir­ca 2 milio­ni di persone.

Esclu­der­li dal prov­ve­di­men­to vio­le­reb­be il prin­ci­pio di discri­mi­na­zio­ne in base alla nazio­na­li­tà (art. 18 del trat­ta­to di fun­zio­na­men­to dell’UE, riba­di­to dall’art. 21 com­ma 2 del­la Car­ta dei Dirit­ti fon­da­men­ta­li dell’UE).

I dati pub­bli­ca­ti da Il Tem­po, a dire il vero, appa­io­no copia­ti e incol­la­ti da un arti­co­lo di fact chec­king del 22 set­tem­bre dell’agenzia AGI, che tito­la­va “Ma si può dare il red­di­to di cit­ta­di­nan­za solo ai cit­ta­di­ni ita­lia­ni?

La rispo­sta, ovvia­men­te, con gran­de scon­cer­to a destra, è no.

Di ieri il ten­ta­ti­vo di ridur­re gli effet­ti di que­sti obbli­ghi inse­ren­do il requi­si­to del­la resi­den­za da oltre 10 anni da par­te del­lo stra­nie­ro, ma dif­fi­cil­men­te funzionerà.

Sem­pre ieri, inve­ce, è Libe­ro a sca­te­na­re il pani­co nel cam­po leghi­sta, dan­do in pri­ma pagi­na l’ulteriore fera­le (per loro) noti­zia: il red­di­to di cit­ta­di­nan­za andrà anche ai Rom.

Con una sofi­sti­ca­ta inda­gi­ne degna del Puli­tzer, il quo­ti­dia­no in que­stio­ne ha “sco­per­to” che pri­ma anco­ra dei cit­ta­di­ni comu­ni­ta­ri ed extra­co­mu­ni­ta­ri che non piac­cio­no a Sal­vi­ni e a Di Maio esi­ste un altro grup­po di per­so­ne nel miri­no, su base etni­ca, di Sal­vi­ni, rice­ven­do espo­sti e denun­ce per isti­ga­zio­ne all’odio raz­zia­le, che frui­rà del­la misura.

Si trat­ta dei Rom, dei Sin­ti e dei Caminanti.

Gli stes­si Rom di cui Sal­vi­ni, ema­nan­do il Decre­to Sicu­rez­za e Immi­gra­zio­ne, ave­va pro­mes­so, o meglio minac­cia­to, di “occu­par­si” dopo i migranti.

Fac­cia­mo un pas­so indietro.

Il 18 giu­gno 2018 pro­prio Sal­vi­ni annun­cia­va in un pro­gram­ma tele­vi­si­vo la pre­pa­ra­zio­ne, al Mini­ste­ro di “un dos­sier sul­la situa­zio­ne Rom in Ita­lia” o meglio “…una rico­gni­zio­ne del­la situa­zio­ne Rom in giro per l’Italia per vede­re di capi­re chi, come, quan­ti..” insom­ma quel­lo che all’epoca di Maro­ni “…ven­ne chia­ma­to cen­si­men­to, apri­ti cie­lo, chia­mia­mo­la ana­gra­fe, chia­mia­mo­la una situa­zio­ne, una foto­gra­fia per capi­re di che cosa stia­mo parlando”.

Ma subi­to dopo, affron­tan­do l’argomento del­le espul­sio­ni di dete­nu­ti stra­nie­ri, affermava

Poi i Rom ita­lia­ni pur­trop­po te li devi tene­re in Ita­lia, per­ché non li puoi espel­le­re.

E devi cor­ri­spon­de­re anche a loro il red­di­to di cit­ta­di­nan­za, sco­pre Libe­ro con orro­re.

Scen­den­do anche qui nel par­ti­co­la­re, secon­do i rap­por­ti ISTAT del 2017 rea­liz­za­ti insie­me all’Ufficio nazio­na­le anti­di­scri­mi­na­zio­ni raz­zia­li e all’Anci e a quel­li annua­li dell’Associazione 21 luglio, in Ita­lia vivo­no sta­bil­men­te tra le 110mila e le 170mila per­so­ne che si iden­ti­fi­ca­no come Rom, Sin­ti o Cami­nan­ti, tre sot­to­grup­pi uni­ti dal fat­to di par­la­re una del­le varie ver­sio­ne del­la lin­gua romaní.

Cir­ca 70 mila tra loro sono di nazio­na­li­tà ita­lia­na, in mag­gio­ran­za discen­den­ti di fami­glie rom arri­va­te in Ita­lia nel Medioe­vo, men­tre gli altri pro­ven­go­no qua­si tut­ti dall’Europa dell’est, soprat­tut­to dal­la Roma­nia, con sta­tus quin­di di comunitari.

Qua­si tut­te que­ste per­so­ne non solo potran­no frui­re del red­di­to di cit­ta­di­nan­za in ragio­ne del­le loro con­di­zio­ni di vita e red­di­tua­li, ma potreb­be esse­re dav­ve­ro una misu­ra uti­le per far usci­re dai cir­cui­ti dell’illegalità e del­la micro­cri­mi­na­li­tà quel­li che pur­trop­po ne sono parte.

Resta da vede­re se i mini­stri del­la discri­mi­na­zio­ne ne sia­no con­sa­pe­vo­li e cosa cer­che­ran­no di esco­gi­ta­re per impe­di­re que­sto effet­to, con­se­guen­za per loro nefa­sta del fami­ge­ra­to art. 3 del­la nostra Costi­tu­zio­ne che sta­bi­li­sce il prin­ci­pio di uguaglianza.

Ma le cro­na­che di que­sti gior­ni di discri­mi­na­zio­ni annun­cia­te han­no por­ta­to anche una noti­zia di segno oppo­sto, nel sen­so dei sog­get­ti discri­mi­na­ti (per­ché le discri­mi­na­zio­ni, si sa, sono sem­pre sog­get­ti­ve e discre­zio­na­li e chi le annun­cia le aspetti).

In mol­ti, infat­ti, si sono indi­gna­ti per­ché pare­va che gli ita­lia­ni in Ger­ma­nia potes­se­ro vede­re ridi­men­sio­na­te le loro pre­ro­ga­ti­ve per quan­to riguar­da il sus­si­dio di disoc­cu­pa­zio­ne.

Come è noto, o meglio come avreb­be dovu­to esse­re noto ma non lo era pri­ma dell’allar­me in que­stio­ne, in Ger­ma­nia (cioè il Pae­se cui vie­ne rin­fac­cia­to di dover fare più acco­glien­za, e che nel 2017 ha accol­to 325.370 richie­den­ti asi­lo, con­tro i 35.130 dell’ Ita­lia, con qua­si 800.000 cit­ta­di­ni ita­lia­ni resi­den­ti), a par­ti­re dai pri­mi anni 2000 esi­ste il sus­si­dio Alg II, cioè un red­di­to di disoc­cu­pa­zio­ne a tem­po inde­ter­mi­na­to a cui ha dirit­to chi non è mai entra­to nel mon­do del lavo­ro e chi esau­ri­sce il sus­si­dio di disoc­cu­pa­zio­ne.

Si par­te da una base di 800 euro per i sin­gle, che aumen­ta in modo pro­gres­si­vo in pro­por­zio­ne alle dimen­sio­ni del nucleo fami­lia­re, desti­na­to anche ai cit­ta­di­ni stra­nie­ri resi­den­ti in Ger­ma­nia, che rap­pre­sen­ta­no cir­ca un quin­to del tota­le dei beneficiari.

La noti­zia è ini­zial­men­te usci­ta in modo sobrio, più o meno come “La Mer­kel cac­cia gli ita­lia­ni indi­gen­ti” e face­va rife­ri­men­to ad un ser­vi­zio radio­fo­ni­co che rac­con­ta­va di una let­te­ra rice­vu­ta da un cen­ti­na­io (que­sta la pla­tea che ha deter­mi­na­to l’allarme socia­le) di ita­lia­ni resi­den­ti in Ger­ma­nia in cui si con­si­glia­va, let­te­ral­men­te, di lascia­re il Pae­se ove aves­se­ro esau­ri­to il dirit­to a rice­ve­re sus­si­di socia­li e aves­se­ro anche smes­so di cer­ca­re un lavoro.

Una rapi­da veri­fi­ca ha per­mes­so di accer­ta­re la veri­tà dei fat­ti, anche da par­te del­le mag­gio­ri testa­te come Repub­bli­ca che scri­ve “una vol­ta per­so il lavo­ro, una vol­ta esau­ri­to il dirit­to al sus­si­dio di disoc­cu­pa­zio­ne (sei mesi) e, suc­ces­si­va­men­te, all’as­se­gno socia­le (altri sei mesi), se non si risie­de in Ger­ma­nia da cin­que anni (cau­sa leg­ge Nahles), non si pos­so­no più chie­de­re aiu­ti. A quel pun­to può acca­de­re, ma non è auto­ma­ti­co, e sem­pre che se non si dimo­stri alme­no che si stia ten­tan­do di cer­ca­re un lavo­ro, che i Comu­ni sug­ge­ri­sca­no — esat­ta­men­te come fan­no con qual­sia­si altro cit­ta­di­no euro­peo, dun­que con bul­ga­ri, fran­ce­si, olan­de­si o gre­ci — di lascia­re il Pae­se.

La vera noti­zia, infat­ti, è che dei qua­si 800.000 ita­lia­ni resi­den­ti in Ger­ma­nia, cir­ca 70.000 per­ce­pi­sco­no in modo pie­no e legit­ti­mo un sus­si­dio sociale.

E que­sto per i moti­vi già ricor­da­ti, per­ché sus­si­ste un trat­ta­to di reci­pro­ci­tà e per­ché esi­sto­no ita­lia­ni pove­ri che il sus­si­dio lo pren­do­no già all’estero, dove sono migra­ti in cer­ca di con­di­zio­ni miglio­ri di vita, man­te­nen­do la cit­ta­di­nan­za ita­lia­na.

Così il cer­chio si chiude.

Così si dovreb­be final­men­te com­pren­de­re in modo più net­to che chi si spo­sta, per guer­ra ma anche per fame o sola­men­te per cer­ca­re con­di­zio­ni di vita miglio­ri, lo può fare in modo one­sto sen­za delin­que­re, come han­no fat­to tan­ti nostri con­na­zio­na­li (per­ché c’è chi delin­que, ma è mino­ran­za), che ven­go­no aiu­ta­ti eco­no­mi­ca­men­te da Sta­ti stra­nie­ri esat­ta­men­te come è tenu­to a fare il nostro a pari­tà di condizioni.

L’ulteriore con­se­guen­za è che se vale per “noi”, allo­ra dovreb­be vale­re per tut­ti, anche per quel­li che ven­go­no da più lon­ta­no, diver­si solo per il colo­re del­la pel­le, cioè esat­ta­men­te l’opposto di quan­to pre­fi­gu­ra­to dall’emanando decre­to sull’immigrazione.

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