Dalla parte dell’umanità (e contro il “pacchetto Minniti”)

Otto punti con i quali contrasteremo in tutti i luoghi, istituzionali e non, la disumanità e l'inefficacia del «pacchetto Minniti». Partecipa alla nostra campagna: firma l'appello, resta informato, partecipa alla mobilitazione, segnalaci gravi violazioni dei diritti, buone e cattivissime pratiche di accoglienza. Schierati con noi dalla parte dell'umanità.

La rifor­ma in mate­ria di acco­glien­za dei rifu­gia­ti volu­ta dal gover­no Gen­ti­lo­ni, e che ha visto come prin­ci­pa­le arte­fi­ce il mini­stro del­l’In­ter­no Min­ni­ti, è una rifor­ma sba­glia­ta e inu­ma­na, che ci ripor­ta di col­po indie­tro alle poli­ti­che musco­la­ri dei gover­ni di cen­tro­de­stra. Men­tre si alza­no voci di sde­gno nei con­fron­ti di Donald Trump, è l’I­ta­lia stes­sa, con il sup­por­to del­l’U­nio­ne euro­pea, a costrui­re un muro diplo­ma­ti­co, poli­ti­co e ammi­ni­stra­ti­vo nel mez­zo del Medi­ter­ra­neo: si è scel­to — anco­ra una vol­ta, anche in que­sto caso — di comin­cia­re dagli effet­ti e di dimen­ti­ca­re le cau­se del­le migra­zio­ni for­za­te.

Non è con­dan­nan­do i migran­ti nel­le mani del­le for­ze di sicu­rez­za libi­che, in even­tua­li «cam­pi di acco­glien­za» e cer­tis­si­me pri­gio­ni, espo­sti alle vio­len­ze in un pae­se che non ha sot­to­scrit­to la Con­ven­zio­ne di Gine­vra sui rifu­gia­ti, che dare­mo rispo­ste a colo­ro che scap­pa­no da guer­re, per­se­cu­zio­ni e luo­ghi nei qua­li non pos­so­no più vive­re. Come può la Libia — pae­se che vive una for­tis­si­ma cri­si isti­tu­zio­na­le che impe­di­sce ad alcun gover­no di eser­ci­ta­re il con­trol­lo del ter­ri­to­rio — garan­ti­re pro­te­zio­ne a colo­ro che scap­pa­no dal Cor­no d’A­fri­ca, cui il nostro pae­se rispon­de posi­ti­va­men­te a tut­te le doman­de d’a­si­lo? Nascon­de­re il pro­ble­ma è solo un ele­men­to di ipo­cri­sia.

Non è rim­pa­trian­do tut­ti colo­ro ai qua­li non rico­no­scia­mo pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le che potre­mo per­ve­ni­re a una gestio­ne razio­na­le e uma­na dei flus­si: i rim­pa­tri, oltre a esse­re costo­sis­si­mi (l’E­spres­so sti­ma un costo di cir­ca 400milioni di euro per ese­gui­re il rim­pa­trio di 120mila “dinie­ga­ti” dal 2013), pre­sup­pon­go­no accor­di di col­la­bo­ra­zio­ne con pae­si che spes­so non sono affat­to in gra­do di garan­ti­re la sicu­rez­za per­so­na­le del­le per­so­ne rim­pa­tria­te.

Non è eli­mi­nan­do tute­le giu­ri­di­che fon­da­men­ta­li qua­li il gra­do di appel­lo per i richie­den­ti pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le e la deten­zio­ne nei nuo­vi «cen­tri per il rim­pa­trio» (aggior­na­men­to for­ma­le e solo nomi­na­li­sti­co degli inu­ma­ni CIE, vera e pro­pria “truf­fa del­le eti­chet­te”) che otter­re­mo una miglio­re e più snel­la gestio­ne del­le procedure.

Il cosid­det­to “pac­chet­to Min­ni­ti” è non solo una pro­po­sta che non tie­ne con­to dei dirit­ti uma­ni e degli obbli­ghi inter­na­zio­na­li del­l’I­ta­lia a tute­la dei rifu­gia­ti, ma segna anco­ra un approc­cio che non tie­ne con­to del­la real­tà, e che si basa sul­la (poco pia) illu­sio­ne che la solu­zio­ne sia­no muri fisi­ci e poli­ti­ci, respin­gi­men­ti ai con­fi­ni libi­ci e rim­pa­tri di mas­sa. E’ neces­sa­rio rispon­de­re con un fer­mo e deci­so no, che con­trap­pon­ga alla chiu­su­ra del gover­no ita­lia­no alcu­ne sem­pli­ci e rea­li­sti­che (nel sen­so che ten­go­no con­to del­la real­tà) misure:

  1. Un impe­gno deci­so dei gover­ni per­ché ven­ga­no limi­ta­te le for­me di sfrut­ta­men­to del­le ter­re da cui i migran­ti scap­pa­no, con una lot­ta sen­za quar­tie­re alle dise­gua­glian­ze glo­ba­li, a par­ti­re da una rivi­si­ta­zio­ne del­le poli­ti­che ener­ge­ti­che dei pae­si euro­pei in Nige­ria e Niger, e di quel­le fisca­li per evi­ta­re elu­sio­ne ed eva­sio­ne di com­pa­gnie nostre che sot­trag­go­no risor­se ingen­ti ai pae­si più pove­ri, evi­tan­do ogni sup­por­to dato a gover­ni in odo­re di regi­me dit­ta­to­ria­le: ser­ve coe­ren­za nel­le poli­ti­che per lo svi­lup­po;
  2. A livel­lo euro­peo, insi­ste­re per il supe­ra­men­to del­l’i­po­cri­sia del siste­ma Dubli­no, eli­mi­nan­do il cri­te­rio del pri­mo Pae­se d’ar­ri­vo e ver­so un mec­ca­ni­smo auto­ma­ti­co e per­ma­nen­te di con­di­vi­sio­ne del­le respon­sa­bi­li­tà sul­le richie­ste d’a­si­lo tra Sta­ti mem­bri, che met­ta al cen­tro la per­so­na e i suoi biso­gni;
  3. Un altro impe­gno deci­so vol­to a ridur­re il com­mer­cio di armi e in par­ti­co­la­re alla pie­na attua­zio­ne del­la leg­ge 185 del 1990, bloc­can­do l’e­spor­ta­zio­ne di armi dal­l’I­ta­lia ver­so pae­si in sta­to di con­flit­to arma­to o i cui gover­ni sono respon­sa­bi­li di accer­ta­te vio­la­zio­ni dei dirit­ti umani;
  4. L’at­ti­va­zio­ne di cor­ri­doi uma­ni­ta­ri che garan­ti­sca­no, nel­le prin­ci­pa­li zone di cri­si e nei pae­si di tran­si­to, la pos­si­bi­li­tà di acce­de­re a vie lega­li e sicu­re (come rein­se­dia­men­ti e visti uma­ni­ta­ri) per arri­va­re in Unio­ne euro­pea a doman­da­re pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le, a par­ti­re dai casi di par­ti­co­la­re vulnerabilità;
  5. Riat­ti­va­re cana­li per cer­ca­re lavo­ro in Ita­lia, così da evi­ta­re che colo­ro che arri­va­no in Ita­lia con que­sto sco­po fac­cia­no doman­da d’a­si­lo, ingol­fan­do il siste­ma di valu­ta­zio­ne, pesan­do sul­le cas­se pub­bli­che e rischian­do di otte­ne­re un dinie­go alla doman­da e tra­sfor­mar­si in irre­go­la­ri, con un net­to supe­ra­men­to del­la Bos­si-Fini;
  6. Pre­ve­de­re per colo­ro che rice­vo­no il dinie­go alla doman­da d’a­si­lo anche in appel­lo la pos­si­bi­li­tà di una rego­la­riz­za­zio­ne attra­ver­so il lavo­ro e lo stu­dio, per evi­ta­re di dover auto­ma­ti­ca­men­te pro­ce­de­re al rim­pa­trio, maga­ri anche nei casi in cui la per­so­na ha già tro­va­to lavoro;
  7. Inve­sti­re sui pro­gram­mi di rim­pa­trio volon­ta­rio che garan­ti­sca­no un futu­ro degno a chi sce­glie di fare ritor­no nel pro­prio pae­se e con­cen­tra­re i rim­pa­tri for­za­ti sola­men­te come extre­ma ratio e quan­do ricor­ro­no moti­vi di sicu­rez­za nazio­na­le;
  8. Costrui­re un siste­ma di acco­glien­za dif­fu­so sul­la base del model­lo Sprar, can­cel­lan­do i gran­di cen­tri in emer­gen­za (che frut­ta­no ingen­ti gua­da­gni ai gesto­ri) per con­cen­trar­si su pic­co­le e pic­co­lis­si­me strut­tu­re dif­fu­se in manie­ra omo­ge­nea sul ter­ri­to­rio. Un siste­ma che inol­tre for­ni­sca al richie­den­te asi­lo tut­ti gli stru­men­ti per poter esse­re auto­no­mo e inte­gra­to nel con­te­sto socia­le e rica­da posi­ti­va­men­te sui ter­ri­to­ri attra­ver­so la crea­zio­ne di posti di lavo­ro e la valo­riz­za­zio­ne del­le com­pe­ten­ze di chi lavo­ra nel set­to­re del­l’ac­co­glien­za;

Sul­la base di que­ste pro­po­ste con­tra­ste­re­mo in tut­ti i luo­ghi, isti­tu­zio­na­li e non, la disu­ma­ni­tà e l’i­nef­fi­ca­cia del «pac­chet­to Minniti».

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Segna­la­ci gra­vi vio­la­zio­ni dei dirit­ti, buo­ne e cat­ti­vis­si­me pra­ti­che di acco­glien­za scri­ven­do a stefano@possibile.com.

Schie­ra­ti con noi dal­la par­te del­l’u­ma­ni­tà.

Dalla parte dei rifugiati (e contro il “piano Minniti”)

Il cosid­det­to “pac­chet­to Min­ni­ti” è non solo una pro­po­sta che non tie­ne con­to dei dirit­ti uma­ni e degli obbli­ghi inter­na­zio­na­li dell’Italia a tute­la dei rifu­gia­ti, ma segna anco­ra un approc­cio che non tie­ne con­to del­la real­tà, e che si basa sul­la (poco pia) illu­sio­ne che la solu­zio­ne sia­no muri fisi­ci e poli­ti­ci, respin­gi­men­ti ai con­fi­ni libi­ci e rim­pa­tri di mas­sa. E’ neces­sa­rio rispon­de­re con un fer­mo e deci­so no, che con­trap­pon­ga alla chiu­su­ra del gover­no ita­lia­no alcu­ne sem­pli­ci e rea­li­sti­che (nel sen­so che ten­go­no con­to del­la real­tà) misure:
Un impe­gno deci­so dei gover­ni per­ché ven­ga­no limi­ta­te le for­me di sfrut­ta­men­to del­le ter­re da cui i migran­ti scap­pa­no, con una lot­ta sen­za quar­tie­re alle dise­gua­glian­ze glo­ba­li, a par­ti­re da una rivi­si­ta­zio­ne del­le poli­ti­che ener­ge­ti­che dei pae­si euro­pei in Nige­ria e Niger, e di quel­le fisca­li per evi­ta­re elu­sio­ne ed eva­sio­ne di com­pa­gnie nostre che sot­trag­go­no risor­se ingen­ti ai pae­si più pove­ri, evi­tan­do ogni sup­por­to dato a gover­ni in odo­re di regi­me dit­ta­to­ria­le: ser­ve coe­ren­za nel­le poli­ti­che per lo sviluppo;
A livel­lo euro­peo, insi­ste­re per il supe­ra­men­to dell’ipocrisia del siste­ma Dubli­no, eli­mi­nan­do il cri­te­rio del pri­mo Pae­se d’arrivo e ver­so un mec­ca­ni­smo auto­ma­ti­co e per­ma­nen­te di con­di­vi­sio­ne del­le respon­sa­bi­li­tà sul­le richie­ste d’asilo tra Sta­ti mem­bri, che met­ta al cen­tro la per­so­na e i suoi bisogni;
Un altro impe­gno deci­so vol­to a ridur­re il com­mer­cio di armi e in par­ti­co­la­re alla pie­na attua­zio­ne del­la leg­ge 185 del 1990, bloc­can­do l’esportazione di armi dall’Italia ver­so pae­si in sta­to di con­flit­to arma­to o i cui gover­ni sono respon­sa­bi­li di accer­ta­te vio­la­zio­ni dei dirit­ti umani;
L’attivazione di cor­ri­doi uma­ni­ta­ri che garan­ti­sca­no, nel­le prin­ci­pa­li zone di cri­si e nei pae­si di tran­si­to, la pos­si­bi­li­tà di acce­de­re a vie lega­li e sicu­re (come rein­se­dia­men­ti e visti uma­ni­ta­ri) per arri­va­re in Unio­ne euro­pea a doman­da­re pro­te­zio­ne inter­na­zio­na­le, a par­ti­re dai casi di par­ti­co­la­re vulnerabilità;
Riat­ti­va­re cana­li per cer­ca­re lavo­ro in Ita­lia, così da evi­ta­re che colo­ro che arri­va­no in Ita­lia con que­sto sco­po fac­cia­no doman­da d’asilo, ingol­fan­do il siste­ma di valu­ta­zio­ne, pesan­do sul­le cas­se pub­bli­che e rischian­do di otte­ne­re un dinie­go alla doman­da e tra­sfor­mar­si in irre­go­la­ri, con un net­to supe­ra­men­to del­la Bossi-Fini;
Pre­ve­de­re per colo­ro che rice­vo­no il dinie­go alla doman­da d’asilo anche in appel­lo la pos­si­bi­li­tà di una rego­la­riz­za­zio­ne attra­ver­so il lavo­ro e lo stu­dio, per evi­ta­re di dover auto­ma­ti­ca­men­te pro­ce­de­re al rim­pa­trio, maga­ri anche nei casi in cui la per­so­na ha già tro­va­to lavoro;
Inve­sti­re sui pro­gram­mi di rim­pa­trio volon­ta­rio che garan­ti­sca­no un futu­ro degno a chi sce­glie di fare ritor­no nel pro­prio pae­se e con­cen­tra­re i rim­pa­tri for­za­ti sola­men­te come extre­ma ratio e quan­do ricor­ro­no moti­vi di sicu­rez­za nazionale;
Costrui­re un siste­ma di acco­glien­za dif­fu­so sul­la base del model­lo Sprar, can­cel­lan­do i gran­di cen­tri in emer­gen­za (che frut­ta­no ingen­ti gua­da­gni ai gesto­ri) per con­cen­trar­si su pic­co­le e pic­co­lis­si­me strut­tu­re dif­fu­se in manie­ra omo­ge­nea sul ter­ri­to­rio. Un siste­ma che inol­tre for­ni­sca al richie­den­te asi­lo tut­ti gli stru­men­ti per poter esse­re auto­no­mo e inte­gra­to nel con­te­sto socia­le e rica­da posi­ti­va­men­te sui ter­ri­to­ri attra­ver­so la crea­zio­ne di posti di lavo­ro e la valo­riz­za­zio­ne del­le com­pe­ten­ze di chi lavo­ra nel set­to­re dell’accoglienza;
Sul­la base di que­ste pro­po­ste con­tra­ste­re­mo in tut­ti i luo­ghi, isti­tu­zio­na­li e non, la disu­ma­ni­tà e l’inefficacia del «pac­chet­to Minniti».
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