Cronache di quasi politica

Vi rac­con­te­rò una storia.

Non è una sto­ria di dra­ghi e di guer­rie­ri ma la sto­ria di una comu­ne ragaz­za di pro­vin­cia che non ha fat­to nien­te di gran­de (per ora) ma che comun­que meri­ta di esse­re ascol­ta­ta. Tut­ti meri­tia­mo qual­cu­no che ci ascolti.
Que­sta è la sto­ria di Deni­se e ogni rife­ri­men­to a fat­ti o per­so­ne è pura­men­te reale.

Deni­se cre­sce in una fami­glia cul­tu­ral­men­te nor­ma­le sen­za esem­pi intel­let­tua­li rile­van­ti al di fuo­ri del­la scuo­la. Nel­la sua fami­glia non si par­la­va di poli­ti­ca. La poli­ti­ca fa schi­fo.
Cre­sce davan­ti alla tele­vi­sio­ne come tut­ti i suoi coe­ta­nei ed a un cer­to pun­to ini­zia a mono­po­liz­za­re le sera­te in TV. Ini­zia a inte­res­sar­si ai talk show poli­ti­ci. Si for­ma una sua idea con Anno­Ze­ro e Bal­la­rò ma non ne par­la mai fuo­ri di casa per­ché è stra­no che a un’adolescente ami la poli­ti­ca. La poli­ti­ca fa schifo.

Deni­se diven­ta mag­gio­ren­ne nel 2007 e non vede l’ora di anda­re a vota­re. Arri­va il 2008, si vota. Vin­ce Ber­lu­sco­ni. Di nuo­vo. Deni­se pian­ge e non capi­sce come sia sta­to pos­si­bi­le che così tan­te per­so­ne abbia­no vota­to quel­li dal­la par­te sba­glia­ta. Cer­to, lei non ave­va espres­so un voto uti­le, ave­va but­ta­to il suo voto per il par­ti­to del 3%.

Flash For­ward: Deni­se con­ti­nue­rà sem­pre e comun­que a non sce­glie­re il voto uti­le e a vota­re il par­ti­to del 3%. Sogna­tri­ce o testar­da, sce­glie­te voi.

Fini­sce il liceo e arri­va il momen­to di sce­glie­re l’università. Vole­va fare scien­ze poli­ti­che, da sem­pre, ma alla fine rinun­cia e si but­ta sul DAMS. Rinun­cia. Rinun­cia alla Poli­ti­ca. Il DAMS resta comun­que una scel­ta che non rim­pian­ge­rà e il suo pri­mo anno da matri­co­la è l’anno del­la rifor­ma Gel­mi­ni. Mani­fe­sta, occu­pa l’università, si can­di­da al con­si­glio uni­ver­si­ta­rio e per­de. Per­de un pò di fidu­cia nel­la poli­ti­ca e nel futu­ro. Per­ché si sa, la Poli­ti­ca fa schi­fo. E in quel momen­to face­va schi­fo per davvero.

Arri­va il 2013 e final­men­te sem­bra che abbia­no vin­to quel­li dal­la par­te giu­sta. E inve­ce no, la par­te giu­sta, per esse­re effet­ti­va­men­te giu­sta, imbar­ca pez­zi di quel­la sba­glia­ta e ini­zia a sba­glia­re anche lei. La Poli­ti­ca fa schi­fo e l’attenzione di Deni­se nei suoi con­fron­ti ini­zia a cala­re. Si cer­to, i talk in Tv con­ti­nua sem­pre a guar­dar­li, ma si per­de tan­ti pez­zi di quel­lo che suc­ce­de­va real­men­te là dentro.

Arri­va­no le pri­ma­rie del 2013 e lei, che non è mai sta­ta elet­tri­ce del PD, pen­sa che for­se sta­vol­ta alle pri­ma­rie potreb­be anche anda­re a vota­re. For­se Pip­po Civa­ti meri­ta la sua fidu­cia. Vin­ce la pigri­zia e quel gior­no Deni­se resta a casa.

Arri­va il gior­no del Refe­ren­dum Costi­tu­zio­na­le e sen­za entu­sia­smo vota si. (Ecco, l’ho det­to, lo con­fes­so, ho vota­to Si al Refe­ren­dum.) Deni­se si era per­sa tan­ti pez­zi del­la sua “vera” par­te giu­sta e le sue ragio­ni. Si era per­sa nel­la ras­se­gna­zio­ne che ci pote­va esse­re solo una par­te “qua­si” giu­sta. Ave­va per­so entu­sia­smo nel­la poli­ti­ca che non l’ascoltava. La poli­ti­ca fa schifo.

Un gior­no di un pome­rig­gio di noia pas­sa­to sul diva­no ini­zia a navi­ga­re sul web e, sen­za nem­me­no ren­der­se­ne con­to, fini­sce sul­la pagi­na inter­net del Par­la­men­to Ita­lia­no a vede­re la map­pa dell’aula, dove sono sedu­ti i par­la­men­ta­ri e come sono com­po­sti i grup­pi poli­ti­ci. Imma­gi­na­te che gran diver­ti­men­to! Vede che quel Civa­ti è anco­ra là e che insie­me a un pic­co­lo grup­po di par­la­men­ta­ri sono in un grup­po che si chia­ma Pos­si­bi­le. Ini­zia la scoperta.

Va sul sito di Pos­si­bi­le e sco­pre che que­sti qua usa­no le sue stes­se paro­le, sco­pre un pro­gram­ma per sogna­to­ri ma con­cre­to in cui si rispec­chia. Pen­sa che se doves­se pren­de­re una tes­se­ra lo fareb­be per un par­ti­to così. Ma non lo fa. Non ha mai cono­sciu­to nes­su­no del­la sua età che aves­se pre­so una tes­se­ra di par­ti­to e che faces­se poli­ti­ca atti­va. La poli­ti­ca non è così inte­res­san­te per i gio­va­ni. La poli­ti­ca fa schi­fo. Lo dico­no tut­ti. Però su quel sito ci tor­na di tan­to in tan­to e pro­met­te a se stes­sa che il pros­si­mo voto sarà per quel par­ti­to che par­la di fem­mi­ni­smo, di LGBT e di anti­fa­sci­smo sen­za nascondersi.

Arri­va il 2017 e Pos­si­bi­le annun­cia la costi­tu­zio­ne del­la coa­li­zio­ne di Libe­ri e Ugua­li per le ele­zio­ni suc­ces­si­ve. Lei vole­va met­te­re quel­la X su quell’Uguale di Pos­si­bi­le ma se Pos­si­bi­le entra­va in quel­la coa­li­zio­ne allo­ra Libe­ri e Ugua­li meri­ta­va la sua fidu­cia. Lei li avreb­be vota­ti, ma sen­za fare cam­pa­gna elet­to­ra­le. Sen­za usci­re trop­po allo sco­per­to. Esse­re poli­ti­ca­men­te atti­vi non va bene.

Mar­zo 2018: suc­ce­de quel­lo che succede.
Deni­se sape­va che Libe­ri e Ugua­li non avreb­be vin­to, d’altronde lei è quel­la del par­ti­to del 3%, ma è la valan­ga che sta arri­van­do a ter­ro­riz­zar­la. Si sen­te per­sa, sa che non c’è nien­te che pos­sa fer­ma­re que­sta onda­ta. Pian­ge, si incaz­za, liti­ga den­tro e fuo­ri dai social con quel­li che han­no per­mes­so che quel­li di quel­la par­te così tan­to sba­glia­ta ci gover­ne­ran­no. Non capi­sce e non li può perdonare.

Pas­sa­no i mesi e arri­va mag­gio. Sem­bra che final­men­te la sua par­te si stia rior­ga­niz­zan­do in un par­ti­to. L’idea le pia­ce. Sen­te il biso­gno di qual­co­sa che si muo­va. Quel gior­no sco­pre che non c’è più Civa­ti alla gui­da di Pos­si­bi­le ma Bea­tri­ce Bri­gno­ne, straor­di­na­ria­men­te don­na, e che sen­za giri di paro­le rinun­cia a quel pro­get­to. Quel­le paro­le le fan­no male ma le resta­no den­tro. Con­ti­nue­rà a pen­sar­ci per gior­ni. Qual­che gior­no dopo vedrà “il por­ta­to­re d’odio” giu­ra­re sul­la Costi­tu­zio­ne e in pre­da all’ennesima cri­si di pian­to e di ras­se­gna­zio­ne pren­de il tele­fo­no in mano e sen­za pen­sar­ci trop­po scri­ve un mes­sag­gio a quel­la don­na. Un mes­sag­gio di aiu­to e di soste­gno e sco­pre che la poli­ti­ca non è astrat­ta. La poli­ti­ca è fat­ta di per­so­ne che, alcu­ne vol­te, dia­lo­ga­no con te e ti ascol­ta­no davvero.

Deni­se ini­zia a valu­ta­re seria­men­te l’impegno poli­ti­co, vuo­le che le cose cam­bi­no e vuol far par­te di quel cam­bia­men­to, influen­zar­lo e lasciar­si influen­za­re. Le per­so­ne intor­no a lei ini­zia­no a far­le veni­re dei dub­bi. “Va bene la poli­ti­ca ma alme­no sce­gli quel­li for­ti”. Deni­se ini­zia a doman­dar­si se pre­fe­ri­sce esse­re un pesce gros­so in uno sta­gno o un pesce pic­co­lo nell’oceano. Deni­se deci­de di non voler esse­re un pesce e di non voler affogare.

Deni­se sce­glie le idee. A qua­lun­que costo.
Deni­se però sa di esse­re sola. Nel suo pic­co­lo pae­se non cono­sce nes­su­no che si rico­no­sca in quel­le idee tan­to sem­pli­ci quan­to rivo­lu­zio­na­rie e pen­sa di non ave­re la for­za di crea­re lei quel grup­po di per­so­ne. Rinun­cia al ten­ta­ti­vo ma final­men­te pren­de la sua tes­se­ra. Si avvi­ci­na al grup­po di suoi simi­li più vici­no a lei ma che comun­que è mol­to lon­ta­no geo­gra­fi­ca­men­te. Le pia­ce quel grup­po ma la distan­za non le per­met­te la par­te­ci­pa­zio­ne che vor­reb­be dare. Non è que­sto l’attivismo che sognava.

Arri­va otto­bre e que­sto Suo par­ti­to orga­niz­za “Gli Sta­ti Gene­ra­li del­le Don­ne” e deci­de di par­te­ci­pa­re. Chiun­que pote­va par­la­re, espri­me­re il suo pun­to di vista ma lei deci­de di non far­lo, di rinun­cia­re a par­la­re per­ché sicu­ra­men­te gli altri avran­no cose più inte­res­san­ti di lei da dire. Si limi­te­rà ad ascol­ta­re e rim­pian­ge­rà il non aver pre­so la paro­la. Pri­mo erro­re del­la giornata.
Nono­stan­te il suo entu­sia­smo non pub­bli­ciz­ze­rà nem­me­no la sua par­te­ci­pa­zio­ne a quel­la gior­na­ta sui social che abi­tual­men­te uti­liz­za. For­se per timi­dez­za o for­se per timo­re del giu­di­zio degli altri. Secon­do erro­re del­la gior­na­ta, o for­se del­la vita in generale.

Pas­sa­no i gior­ni e il suo biso­gno di atti­vi­smo aumen­ta. Pro­va a smuo­ve­re un pò la situa­zio­ne e cer­ca di fon­da­re un’Associazione cul­tu­ra­le ma non tro­va il riscon­tro e le rispo­ste che spe­ra­va e si ras­se­gna alla par­te­ci­pa­zio­ne a distan­za e sal­tua­ria con quel Comi­ta­to tan­to bel­lo quan­to lontano.

Arri­va il 24 novem­bre e la Mani­fe­sta­zio­ne Nazio­na­le di Non Una di Meno a Roma.
Non solo Deni­se pren­de quel tre­no ma esce final­men­te allo sco­per­to. Fino a quel momen­to non ave­va mai det­to a voce alta di far par­te di un par­ti­to, figu­ria­mo­ci scri­ver­lo su Face­book. Lo fa e que­sto inne­sca final­men­te la par­ten­za di quel Comi­ta­to di Pos­si­bi­le che era la pri­ma cosa che avreb­be volu­to e dovu­to fare ma non ne ave­va avu­to il coraggio.

Gra­zie a quel gior­no e a quel mes­sag­gio ina­spet­ta­to da doma­ni for­se qual­cun altro potrà spe­ra­re di tro­va­re un luo­go idea­le dove sen­tir­si final­men­te a casa. Quel gior­no Deni­se ha deci­so che non avreb­be per­so quel tre­no e nes­su­no dei tre­ni che si sareb­be tro­va­ta davan­ti da quel momen­to in poi e che era il momen­to di ten­ta­re di coin­vol­ge­re altre per­so­ne in quel sogno di poli­ti­ca e di partecipazione.

Per­ché la poli­ti­ca non fa schi­fo. Ce l’hanno fat­to cre­de­re per­ché i gio­va­ni che fan­no poli­ti­ca gover­na­no il futu­ro. I gio­va­ni che fan­no poli­ti­ca pos­so­no smon­ta­re tut­ti i vec­chi poli­ti­can­ti che il futu­ro ce l’hanno ruba­to.
Per­ché la poli­ti­ca è inve­ce una cosa mera­vi­glio­sa e ci riguar­da tut­ti. Riguar­da la nostra vita in ogni suo aspet­to e non si esau­ri­sce nel­la cabi­na elet­to­ra­le. Per­ché cre­de­re e por­ta­re avan­ti una sana poli­ti­ca signi­fi­ca tor­na­re ad ave­re fidu­cia nel futu­ro del nostro paese.

Una Poli­ti­ca diver­sa è Pos­si­bi­le solo se fac­cia­mo in modo che lo sia.

Dico a voi. Non fate tut­ti gli erro­ri che ha fat­to Deni­se fino ad oggi. Infor­ma­te­vi, par­te­ci­pa­te, costrui­te e sia­te più corag­gio­si di lei. Oppu­re sba­glia­te come e più di lei ma fate in modo poi di impa­ra­re dai vostri erro­ri, di per­do­nar­vi e di aprir­vi alle pos­si­bi­li­tà. Di tra­sfor­ma­re, alla fine del per­cor­so, tut­ti i vostri no in deci­si SI.

Ci han­no resi disil­lu­si, cini­ci e inca­pa­ci di cre­de­re in un sogno. Ripren­dia­mo­ci quel sogno. Ripren­dia­mo­ci l’arte di gover­na­re le nostre vite.

Deni­se Doghini

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Il quarto Congresso di Possibile, dedicato a Marco Tiberi

Si è aper­to il quar­to Con­gres­so di Pos­si­bi­le, e voglia­mo dedi­car­lo a un ami­co che non c’è più e sul­la cui voce e sul­la cui intel­li­gen­za abbia­mo fat­to così tan­to affi­da­men­to le scor­se vol­te. Mar­co Tibe­ri ci avreb­be mes­so a posto con poche paro­le, andan­do al cuo­re del­le cose, anche quel­le che anco­ra non ave­va­mo pensato.

Discarica di Borgo Montello: le future generazioni meritano un radicale cambio di rotta

Non è più pos­si­bi­le accet­ta­re una mala gestio­ne così gra­ve del­la disca­ri­ca e soprat­tut­to imma­gi­na­re poten­zia­men­ti e modi­fi­che sen­za che sia­no mes­se nero su bian­co anche da un pun­to di vista giu­ri­di­co le respon­sa­bi­li­tà pena­li dei dan­ni ambien­ta­li e alla salu­te che que­sto ter­ri­to­rio sta subendo.