Clima, progressività, patrimoniale

  1. Cli­ma

Quan­do par­lia­mo di cli­ma tenia­mo den­tro tut­to, per­ché la que­stio­ne cli­ma­ti­ca sot­ten­de la que­stio­ne del­la disu­gua­glian­za. Ma dal pun­to di vista ambien­ta­le, non sono rima­sti dub­bi. Comin­cia­mo dall’energia? Die­ci GW di fon­ti rin­no­va­bi­li ogni anno per rag­giun­ge­re l’obiettivo pre­vi­sto per il nostro pae­se all’interno dei pro­gram­mi dell’Unione euro­pea, Fit fot 55 e Repo­wer EU. Più auto­riz­za­zio­ni, più comu­ni­tà energetiche.

Dove tro­va­re le risor­se per que­sta tra­sfor­ma­zio­ne? Non sia­mo da soli. L’Unione euro­pea è la cor­ni­ce entro la qua­le sia­mo col­lo­ca­ti. Il PNRR nazio­na­le può esse­re varia­to per rag­giun­ge­re gli obiet­ti­vi del­la decar­bo­niz­za­zio­ne, inol­tre vi sono anco­ra resi­dui sul Reco­ve­ry Fund e anche il Fon­do di Svi­lup­po e Coe­sio­ne può esse­re ado­pe­ra­to per que­sti inve­sti­men­ti. Abbia­mo ipo­tiz­za­to che lo Sta­to pos­sa avvia­re ini­zia­ti­ve per 15 miliar­di di euro, da ripar­tir­si su quat­tro anni. Ce la pos­sia­mo fare.

  1. Pro­gres­si­vi­tà

La pro­gres­si­vi­tà fisca­le è rima­sta una chi­me­ra anche dopo la rifor­ma Irpef del gover­no Dra­ghi. La tas­sa sul red­di­to del­le per­so­ne fisi­che è già piat­ta oltre 28mila euro di red­di­to, non ci ser­vo­no altri tas­sa­piat­ti­sti! E non sono giu­sti­fi­ca­te le dispa­ri­tà di trat­ta­men­to tra red­di­ti (finan­zia­ri e da lavo­ro), l’imposta tor­ni a esse­re onni­com­pren­si­va. Sì alla ridu­zio­ne dell’aliquota del 23 per cen­to al 22, ma ser­ve aumen­ta­re la pro­gres­si­vi­tà del­le ali­quo­te sui red­di­ti alti, sopra 75 mila euro fino ad arri­va­re al 50 per cen­to sopra 300 mila euro. Nel com­ples­so, la nostra rifor­ma dell’Irpef gene­ra mag­gio­ri entra­te per lo Sta­to per 1,5 miliardi.

  1. Patri­mo­nia­le

Che dire dell’imposta di suc­ces­sio­ne, che in Ita­lia in pra­ti­ca non esi­ste. La fran­chi­gia è fis­sa­ta a 1 milio­ne di euro di valo­re patri­mo­nia­le, quin­di nes­su­no degli ere­di in linea ret­ta paga mai vera­men­te qual­co­sa. Anche per­ché l’aliquota è del 4 per cen­to, sopra la fran­chi­gia ovvia­men­te. Per una ragio­ne di equi­tà inter­ge­ne­ra­zio­na­le è neces­sa­ria una rifor­ma, por­tan­do la fran­chi­gia a 500 mila euro e sta­bi­len­do ali­quo­te cre­scen­ti in fun­zio­ne del valo­re patri­mo­nia­le. Il get­ti­to atte­so è pari a cir­ca 1,5 miliardi.

Infi­ne, ecco la patri­mo­nia­le. Per­ché la patri­mo­nia­le? L’Indagine sui Bilan­ci del­le Fami­glie Ita­lia­ne pub­bli­ca­ta da Ban­ca d’Italia (anno 2020) spie­ga mol­to bene la distri­bu­zio­ne del­la ric­chez­za nel nostro pae­se: il 50 per cen­to del­le fami­glie più pove­re detie­ne l’8,3 per cen­to del patri­mo­nio net­to, men­tre il 7 per cen­to più ric­co detie­ne il 50 per cen­to di tut­ta la ric­chez­za. Ser­ve un’imposta di sco­po per ridur­re que­sta pro­fon­da disu­gua­glian­za. Si comin­ce­reb­be con una impo­sta sosti­tu­ti­va del­le attua­li a carat­te­re patri­mo­nia­le (esem­pio, l’imposta di bol­lo sui tito­li), pari all’1% sul valo­re patri­mo­nia­le supe­rio­re a 1 milio­ne di euro, poi dal secon­do anno si appli­ca­no ali­quo­te pro­gres­si­ve, 0,8 per cen­to tra 1 milio­ne e 2,5 milio­ni di euro; 1 per cen­to tra 2,5 e 10 milio­ni; 1,5 per valo­ri supe­rio­ri a 10 milio­ni di euro di patri­mo­nio. Ci aspet­tia­mo 5,5 miliar­di di euro. Un risul­ta­to non irraggiungibile.

 

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