Civati-Druetti: Referendum Cittadinanza occasione per adeguare la legge a una società già cambiata

Dalla campagna per il Referendum Cittadinanza passa una responsabilità enorme, nei confronti di milioni di persone: quella di adeguare la legge a una società che è già cambiata.

“Per la pri­ma vol­ta dopo tan­ti, trop­pi anni si par­la di migra­zio­ni e cit­ta­di­nan­za in un modo diver­so, pen­san­do alle tra­sfor­ma­zio­ni che han­no inte­res­sa­to il nostro Pae­se e a ciò che il nostro Pae­se è già diventato.”

Lo dichia­ra­no Giu­sep­pe Civa­ti e Fran­ce­sca Druet­ti, fon­da­to­re e segre­ta­ria di Pos­si­bi­le, a mar­gi­ne del­l’as­sem­blea nazio­na­le del Comi­ta­to Refe­ren­dum Cit­ta­di­nan­za, cui sono inter­ve­nu­ti in qua­li­tà di promotori.

“Ci sono già più di 150 real­tà tra asso­cia­zio­ni e par­ti­ti — con­ti­nua­no Civa­ti e e Druet­ti — che voglio­no cam­bia­re attra­ver­so que­sto refe­ren­dum (cui abbia­mo cre­du­to sin dal­l’i­ni­zio del per­cor­so del­la rac­col­ta fir­me) una leg­ge ingiu­sta, che ten­de a cri­stal­liz­za­re la demar­ca­zio­ne tra “noi” e “loro”, e che ine­vi­ta­bil­men­te si riper­cuo­te in tut­te le nor­me che riguar­da­no le per­so­ne stra­nie­re o migranti.

Va det­to net­ta­men­te: non è patrio­ta chi non rico­no­sce i dirit­ti di cit­ta­di­ni attua­li e futu­ri. Non è patrio­ta chi divi­de il pae­se sul­la base di eti­chet­te e pre­giu­di­zi. Non è patrio­ta chi non con­si­de­ra le tra­sfor­ma­zio­ni di un pae­se già cam­bia­to. Di fron­te a un gover­no che par­la di “sosti­tu­zio­ne etni­ca”, di “remi­gra­zio­ne”, che insi­ste sul com­plot­ti­smo e la dif­fi­den­za, la miglio­re rispo­sta è anda­re a vota­re. Dal­la cam­pa­gna per il Refe­ren­dum pas­sa una respon­sa­bi­li­tà enor­me, nei con­fron­ti di milio­ni di per­so­ne: quel­la di ade­gua­re la leg­ge a una socie­tà che è già cambiata.”

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