Una sorpresa. Un traguardo. Una conferma.

1461818_10151759640731820_410805568_n“Non male quel Civa­ti lì”. “La sor­pre­sa Civa­ti”. “Ha vin­to Civa­ti”. “Non ave­va nien­te da per­de­re e ha vin­to Civa­ti”. I com­men­ti sono una­ni­mi. Era l’oc­ca­sio­ne giu­sta. L’oc­ca­sio­ne che si aspet­ta­va da tem­po. Un con­fron­to. Un con­fron­to sul­le idee. Sul­le posi­zio­ni. Su qua­le Par­ti­to Demo­cra­ti­co voglia­mo e che futu­ro voglia­mo imma­gi­na­re per il nostro pae­se. E Giu­sep­pe Civa­ti, il can­di­da­to meno avvez­zo a fre­quen­ta­re i salot­ti tele­vi­si­vi, non ha man­ca­to l’ap­pun­ta­men­to. Era il pal­co­sce­ni­co idea­le. Da un lato, Gian­ni Cuper­lo e Mat­teo Ren­zi. Agguer­ri­ti, pre­pa­ra­ti, voglio­si di ras­si­cu­ra­re il loro elet­to­ra­to e i loro sup­por­ter. Dal­l’al­tro, Civa­ti, che arri­va­va con la male­di­zio­ne di quel 9% nei cir­co­li che tut­ti pri­ma del dibat­ti­to tira­va­no fuo­ri come una paten­te di avve­nu­ta scon­fit­ta. E inve­ce.

E inve­ce è suc­ces­so che men­tre due sti­li nar­ra­ti­vi ormai codi­fi­ca­ti si con­fron­ta­va­no sia elu­den­do i pro­ble­mi – ogni tan­to nem­me­no rispon­den­do alle doman­de – e sia dimen­ti­can­do­si di ave­re a che fare comun­que con una strut­tu­ra par­ti­ti­ca che voglia­mo cam­bia­re, la vera novi­tà (curio­sa­men­te piaz­za­ta pro­prio a sini­stra guar­dan­do il con­dut­to­re) ha impo­sto il suo rit­mo, ha impo­sto il suo gio­co, si è fat­to nota­re per la for­za del­le sue paro­le, per la chia­rez­za del­le sue idee e per la capa­ci­tà di comu­ni­car­le. Si teme­va che il for­mat trop­po incal­za­te avreb­be rap­pre­sen­ta­to più un pro­ble­ma che altro. Ma è sta­to, inve­ce, una for­za. Una for­za che ha fat­to capi­re come le tan­to cri­ti­ca­te 70 pagi­ne di mozio­ne (ad oggi l’u­ni­ca vera cri­ti­ca fat­ta al docu­men­to con­gres­sua­le di Civa­ti) potes­se­ro dia­lo­ga­re per­fet­ta­men­te con il rit­mo ser­ra­to di un dibat­ti­to gio­ca­to sul­lo sprint dei 90 secondi.

Civati-ConfrontoPDEd è quin­di suc­ces­so quel­lo che tut­ti noi che da mesi lavo­ria­mo per dif­fon­de­re i con­te­nu­ti e la for­za del­la pro­po­sta poli­ti­ca di Civa­ti spe­ra­va­mo. Che fos­se una sor­pre­sa. Pro­prio così. Che fos­se la scos­sa di cui que­sto dibat­ti­to all’in­ter­no del Par­ti­to Demo­cra­ti­co ave­va biso­gno. Che fos­se il ten­ta­ti­vo di alza­re il livel­lo, di con­vin­ce­re le per­so­ne distan­ti e scet­ti­che (alcu­ne del­le qua­li han­no scrit­to ai loro con­tat­ti civa­tia­ni affer­man­do di ave­re inten­zio­ne di votar­lo dopo sta­se­ra) e di dimo­stra­re che l’al­ter­na­ti­va è pos­si­bi­le, esi­ste, ed è a por­ta­ta di mano. In fon­do, basta volerlo.

Sia­mo appe­na usci­ti dal­l’ul­ti­ma cur­va in una posi­zio­ne che nes­su­no si imma­gi­na­va. Non per deme­ri­ti altrui che han­no per­so smal­to, no. Per la for­za del can­di­da­to, che è final­men­te usci­ta dan­do il sen­so a un lavo­ro col­let­ti­vo che si è tra­dot­to nel #civo­ti, nei “ven­ten­ni” che ci faran­no supe­ra­re il ven­ten­nio, nel­l’i­dea di un par­ti­to che sarà aper­to, par­te­ci­pa­to e luo­go di discus­sio­ne per­ma­nen­te. E ades­so vedia­mo il tra­guar­do dell’8 dicem­bre avvi­ci­nar­si sem­pre di più. E per la pri­ma vol­ta ci sen­tia­mo in una posi­zio­ne invi­dia­bi­le. Ieri sera, su SKY, per la pri­ma vol­ta, ci sia­mo dav­ve­ro resi con­to che le cose cam­bia­no cambiandole.

E ades­so andia­mo avanti.

Con­fron­to PD SKY — La fami­glia allargata

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