Un premio a 5 stelle?

Lui­gi Di Maio, figu­ra di pri­mo pia­no del Movi­men­to 5 stel­le, ha dichia­ra­to in un’intervista al Cor­rie­re del­la Sera, di esse­re a favo­re di una leg­ge elet­to­ra­le con pre­mio di mag­gio­ran­za, con soglia al 35% per entram­be le Camere.

E, poi­ché sem­bra che anche nel Pd al pre­mio non voglia­no rinun­cia­re que­sta solu­zio­ne potreb­be costi­tui­re l’ogget­to di un pros­si­mo accor­do.

In pra­ti­ca, sem­bra che le for­ze poli­ti­che, con­sa­pe­vo­li di non riu­sci­re a vin­ce­re con le pro­prie for­ze, con­qui­stan­do­si i voti, cer­chi­no di otte­ne­re seg­gi attra­ver­so il pre­mio.

Pro­prio su que­sto pun­to si espri­me mol­to cri­ti­ca­men­te il dos­sier sul­la leg­ge elet­to­ra­le del Movi­men­to 5 stel­le (diver­sa­men­te dal suo gio­va­ne lea­der), e che sono riba­di­te in una mozio­ne pre­sen­ta­ta solo pochi mesi fa dagli stes­si par­la­men­ta­ri del Movi­men­to (mozio­ne 1/01349, Die­ni e altri), in cui si impe­gna la Came­ra «a deli­be­ra­re in tem­pi rapi­di in ordi­ne ad una nuo­va leg­ge elet­to­ra­le con for­mu­la pro­por­zio­na­le in cir­co­scri­zio­ni medio-pic­co­le e moda­li­tà di espres­sio­ne del­la pre­fe­ren­za da par­te degli elet­to­ri», dopo ave­re riba­di­to le stes­se cri­ti­che al pre­mio di mag­gio­ran­za, che costi­tui­sce, tra l’altro, «un mec­ca­ni­smo dere­spon­sa­bi­liz­zan­te per l’elettore, che può di fat­to deci­de­re solo per il capo, sen­za poter evi­den­te­men­te intrat­te­ne­re alcun rap­por­to rea­le con l’unico sog­get­to dav­ve­ro elet­ti­vo, il par­la­men­ta­re, e ter­mi­na per­ciò il suo ruo­lo nel gior­no dell’elezione».

Ora, la Cor­te costi­tu­zio­na­le, nel­le due deci­sio­ni sul pre­mio di mag­gio­ran­za (sen­ten­ze nn. 1 del 2014 e 35 del 2017) si è pre­mu­ra­ta di sot­to­li­nea­re che que­sto, per quan­to non inco­sti­tu­zio­na­le in sé, deve fare bene atten­zio­ne a non deter­mi­na­re una «ecces­si­va sovra­rap­pre­sen­ta­zio­ne», rispet­to alla qua­le la soglia del 40% è con­si­de­ra­ta «non mani­fe­sta­men­te irra­gio­ne­vo­le», dan­do­si atto che que­sta è sta­ta «ele­va­ta più vol­te nel cor­so dei lavo­ri par­la­men­ta­ri». In effet­ti, all’inizio la soglia era pro­prio del 35% (anche se per arri­va­re a un pre­mio del 52%), e se tor­nas­se ad esse­re tale lascian­do il pre­mio al 55%, il vin­ci­to­re potreb­be otte­ne­re un aumen­to dei seg­gi pari a più del 50% dei pro­pri con­sen­si, cosa del­la cui ragio­ne­vo­lez­za si potreb­be ben dubi­ta­re, rischian­do la ter­za dichia­ra­zio­ne d’incostituzionalità del­la leg­ge per eleg­ge­re le Came­re. Cosa da evi­ta­re in ogni modo per non dele­git­ti­ma­re defi­ni­ti­va­men­te il Parlamento.

Tra l’altro il siste­ma pre­sen­te­reb­be in ogni caso un pro­ble­ma. Infat­ti, nel caso in cui una for­za poli­ti­ca rag­giun­ges­se il 35% vi sareb­be una for­te sovra­rap­pre­sen­ta­zio­ne, con gran­de sacri­fi­cio del­la rap­pre­sen­tan­za, men­tre se nes­sun par­ti­to rag­giun­ges­se que­sta soglia risul­te­reb­be for­te­men­te sacri­fi­ca­ta la sta­bi­li­tà di gover­no (che la Con­sul­ta rico­no­sce come valo­re costi­tu­zio­na­le ancor­ché non equi­pa­ra­to a quel­lo del­la rap­pre­sen­tan­za) appli­can­do­si un siste­ma inte­ra­men­te pro­por­zio­na­le. Entram­bi gli obiet­ti­vi (di rap­pre­sen­tan­za e sta­bi­li­tà di gover­no), inve­ce, sareb­be­ro tute­la­ti da un siste­ma misto, in par­te pro­por­zio­na­le e in par­te mag­gio­ri­ta­rio (come era il Mat­ta­rel­lum, rispet­to al qua­le pare che nel­la situa­zio­ne data si impor­reb­be alme­no un amplia­men­to del­la quo­ta pro­por­zio­na­le). Que­sto ridur­reb­be, peral­tro, anche il rischio di ave­re mag­gio­ran­ze diver­se alla Came­ra e al Sena­to (che peral­tro dovreb­be esse­re vota­to anche dai diciot­ten­ni, modi­fi­can­do l’art. 58 Cost.).

Per que­sto il pri­mo pun­to di un accor­do lar­go, da par­te di un Par­la­men­to che non vuo­le rischia­re la ter­za dichia­ra­zio­ne d’incostituzionalità del­la leg­ge elet­to­ra­le dovreb­be esse­re pro­prio l’abbandono del pre­mio di mag­gio­ran­za e non, inve­ce, sem­mai, di una cor­re­zio­ne mag­gio­ri­ta­ria. Ma sem­bra che si vada nel­la dire­zio­ne oppo­sta, che è poi la stes­sa del­le ulti­me leg­gi elettorali.

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