La coppia Meloni/Lollobrigida (con la complicità del sonnecchiante Pichetto Fratin) sta predisponendo un attacco di devastanti proporzioni al sistema di protezione della fauna selvatica.
Si legge “Riforma della normativa sulla tutela degli animali selvatici e sulla regolamentazione della Caccia” ma il sottotitolo corretto è: sparate in tutti i luoghi, in tutti i modi, in tutti i mari!
Sì, perché sembra una legge scritta dai bracconieri, sia per le modalità con cui viene immaginata “la gestione” della fauna selvatica, sia perché la componente scientifica e quella dei controlli sono messe in un angolo.
Potevamo aspettarci di tutto da questo Governo, ma che partorissero un testo così assurdo e becero proprio non ce lo aspettavamo.
Ricordate l’articolo 9 della Costituzione nella nuova formulazione approvata a inizio del 2022? Quello che introduce “la tutela della biodiversità e degli ecosistemi anche nell’interesse della generazioni future”? Brutalmente impallinato, anche con pallini al piombo, dalle stesse forze politiche oggi al Governo che lo avevano votato e sostenuto nel percorso di riforma costituzionale.
Oggi siamo di fronte a un testo che non è ancora giunto alle Camere, ma che potrebbe anche trovare una via preferenziale che lo blinderebbe ulteriormente e lo tutelerebbe da eventuali modifiche.
C’è da rabbrividire. Soprattutto perché si fanno saltare tutti i meccanismi scientifici di tutela e conservazione di specie e di ecosistemi, di derivazione europea, che dagli anni ‘80 del secolo scorso fino ad oggi hanno potenziato e tutelato la biodiversità in Italia e in Europa. Un percorso virtuoso che oggi viene accantonato per lasciare spazio alla libera gestione, senza regole e senza vincoli di tutela della caccia.
Dopotutto “gestione” per i cacciatori fa rima con “estinzione”.
Quindi, non ci saranno vincoli temporali alla stagione della caccia; l’elenco delle specie cacciabili sarà allargato, non facendo più riferimento agli elenchi delle specie protette; spariranno i riferimenti alle migrazioni e al periodo riproduttivo. Si potrà ritornare a praticare l’uccellagione, una pratica barbara del passato oggi istituzionalizzata: infatti le Regioni potranno catturare specie di uccelli che i cacciatori potranno usare come richiami vivi, indipendentemente dal fatto che queste facciano parte di specie protette. E poi si spunteranno ulteriormente i controlli all’attività venatoria. Perché dare fastidio a cacciatori e bracconieri con dei controlli?
Ma può un Consiglio dei Ministri esprimersi favorevolmente in questo modo? Ribaltando e cancellando anni di studi e analisi solo per dare retta ad una realtà, quella dei cacciatori, che si sta estinguendo numericamente ma che rappresenta una delle lobby più potenti in Italia, legata a doppio filo a quella delle armi?
Purtroppo la risposta è sì. Con questo governo, può succedere, è già successo in passato e purtroppo potrà capitare anche in futuro.
Va da sé che questa proposta porta con sé un lunghissimo elenco di violazioni anche della normativa comunitaria, in un settore tra l’altro che vede il nostro paese già sotto inchiesta per ulteriori violazioni delle Direttive Uccelli e Habitat e con procedure di infrazioni già aperte.
Eppure a fronte di queste procedure di infrazioni, il Governo Meloni va a modificare in peggio la normativa esistente.
Un arretramento legislativo ma anche culturale che ci riporta indietro di secoli, quando non esistendo studi scientifici sulla biodiversità animale, con molta leggerezza si potevano eliminare fisicamente delle specie solo perché ritenute pericolose.
Ecco, il mondo della “Natura”, con l’istituzione delle aree protette, dei parchi, della Rete Natura ha messo in piedi un sistema scientifico, lavorativo, di esperienze che ha come obiettivo principale la conservazione e il miglioramento della biodiversità e degli ecosistemi proprio perché fondamentali per la vita stessa dei Sapiens.
Ora questa proposta annulla questo percorso, lo cancella, come se fosse normale all’interno della crisi socio climatica e ambientale che stiamo vivendo andare a cancellare una delle componenti essenziali e fondamentali per contrastare gli effetti del climate change, la natura.
Se poi a questo aspetto aggiungiamo la fame cementificatoria e l’inarrestabile consumo di suolo, ecco che emerge l’esaltazione dell’antropocentrismo devastante, quello che ignora il valore ecosistemico della Natura e della sua importanza nei confronti della vita umana, distruggendola o usandola come oggetto per il proprio uso, consumo e diletto.
Che ci sarà di dilettevole, nello sparare ad un animale indifeso, io non lo capirò mai.