Rottamazione Cartelle, dall’extragettito al buco è stato un attimo

Passata la sbornia del 4 Marzo, assorbito l’hangover di chiacchiere sul contratto di governo molto pompato di misure senza alcuna copertura, ecco arrivare le prime sentenze sulla passata azione di governo, sentenze che pongono nuovi vincoli e richiedono interventi

[vc_row][vc_column][vc_column_text]«Non si può par­la­re anco­ra di extra­get­ti­to del­la rot­ta­ma­zio­ne del­le car­tel­le, ma in fon­do la spe­ran­za c’è», scri­ve­va­no i tipi de Il Sole 24 Ore lo scor­so 12 Ago­sto 2017. Col­po di sole di quell’estate tor­ri­da? La noti­zia altro non era che una ribat­tu­ta dell’ANSA, la qua­le tito­la­va ancor più entu­sia­sti­ca: Boom Rot­ta­ma­zio­ne, più incas­si per 1,5–2 miliar­di. Que­sto il testo, ripor­ta­to integralmente:

«Boom per la rot­ta­ma­zio­ne del­le car­tel­le esat­to­ria­li che, secon­do quan­to appren­de l’AN­SA, dovreb­be­ro por­ta­re in dote al gover­no per la pros­si­ma leg­ge di Bilan­cio un extra­get­ti­to di alme­no 1,5–2 miliar­di. Stan­do alle pri­me pro­ie­zio­ni dei dati alla pri­ma sca­den­za di luglio, le ade­sio­ni alla defi­ni­zio­ne age­vo­la­ta dei cre­di­ti col fisco — se i paga­men­ti del­le altre rate con­ti­nue­ran­no rego­lar­men­te — con­sen­ti­ran­no di supe­ra­re ampia­men­te il tar­get di 7,2 miliar­di fis­sa­to dal decre­to fisca­le col­le­ga­to alla scor­sa manovra».

Pas­sa­ta la sbor­nia del 4 Mar­zo, assor­bi­to l’hangover di chiac­chie­re sul con­trat­to di gover­no mol­to pom­pa­to di misu­re sen­za alcu­na coper­tu­ra, ecco arri­va­re le pri­me sen­ten­ze sul­la pas­sa­ta azio­ne di gover­no, sen­ten­ze che pon­go­no nuo­vi vin­co­li e richie­do­no inter­ven­ti. I nume­ri così peren­to­ri sono quel­li del­la Rela­zio­ne sul Ren­di­con­to Gene­ra­le del­lo Sta­to per l’anno 2017, emes­sa dal­la Cor­te dei con­ti pro­prio ieri. Al capi­to­lo dedi­ca­to alla «defi­ni­zio­ne age­vo­la­ta pre­vi­sta dal DL n. 193 del 2016», la Cor­te dei con­ti ci rive­la che «a fron­te di un ammon­ta­re lor­do com­ples­si­vo dei cre­di­ti “rot­ta­ma­ti” di 31,3 miliar­di di euro, l’introito atte­so per effet­to del­la “rot­ta­ma­zio­ne” ammon­ta a 17,8 miliar­di». La pro­ce­du­ra con­te­nu­ta nell’articolo 6 del sud­det­to Decre­to Leg­ge, con­sen­ti­va la defi­ni­zio­ne age­vo­la­ta dei cari­chi affi­da­ti agli agen­ti del­la riscos­sio­ne negli anni com­pre­si tra il 2000 e il 2015. Il con­tri­buen­te avreb­be così paga­to solo le som­me iscrit­te a ruo­lo a tito­lo di capi­ta­le, di inte­res­si lega­li e di remu­ne­ra­zio­ne del ser­vi­zio di riscos­sio­ne, esclu­se dun­que le san­zio­ni, gli inte­res­si di mora e le san­zio­ni e le som­me aggiun­ti­ve gra­van­ti su cre­di­ti pre­vi­den­zia­li. Il paga­men­to pote­va esse­re fat­to in un’u­ni­ca rata o in un mas­si­mo di quat­tro rate. Era la cosid­det­ta ‘rot­ta­ma­zio­ne del­le car­tel­le’ di ren­zia­na memo­ria. Ma dei 17,8 miliar­di pre­vi­sti, ne sono sta­ti riscos­si — entro i ter­mi­ni — solo 6,5 a cui però van­no aggiun­ti cir­ca 1,7 miliar­di pari alla som­ma sot­to­po­sta alla rateiz­za­zio­ne e anco­ra da riscuo­te­re. Fat­te le debi­te som­me e sot­tra­zio­ni, ben 9,6 miliar­di di euro non sono sta­ti riscos­si e costi­tui­sco­no ver­sa­men­ti omes­si. Su cir­ca 722 miliar­di di resi­dui dei ruo­li con­se­gna­ti a tut­to il 31/12/2015, il tas­so di ade­sio­ne medio si atte­sta al 4,3% ma l’incidenza del ver­sa­to è appe­na dell’1,1%.

Scri­ve anco­ra la Cor­te dei conti:

«Per una par­te di que­ste posi­zio­ni debi­to­rie si può affer­ma­re che l’istanza di rot­ta­ma­zio­ne ha avu­to essen­zial­men­te fina­li­tà dila­to­rie rispet­to all’espletamento del­le pro­ce­du­re esecutive».

In sostan­za, anco­ra una vol­ta l’adat­ta­men­to stra­te­gi­co è sta­to più for­te del­le nor­me e i con­tri­buen­ti si sono orien­ta­ti usan­do lo stru­men­to del­la defi­ni­zio­ne age­vo­la­ta per dif­fe­ri­re nel tem­po la riso­lu­zio­ne dei ruo­li iscrit­ti. Ora fate lo sfor­zo di imma­gi­na­re cosa potreb­be acca­de­re qua­lo­ra l’ipotesi vei­co­la­ta a mez­zo stam­pa dal Mini­stro dell’Interno non­ché — ad inte­rim con Lui­gi di Maio — Mini­stro di tut­te le cose, Mat­teo Sal­vi­ni, di un nuo­vo prov­ve­di­men­to per la can­cel­la­zio­ne del­le car­tel­le sot­to i 100 mila euro, diven­tas­se real­tà. Sia nel­la for­mu­la di defi­ni­zio­ne dei ruo­li con tas­si age­vo­la­ti oppu­re con l’adozione del cri­te­rio di “sal­do e stral­cio” (cfr. Il Fat­to Quo­ti­dia­no), l’effet­to per­ver­so sarà che la quo­ta par­te di som­me iscrit­te a ruo­lo e ogget­to di defi­ni­zio­ne age­vo­la­ta secon­do il Decre­to 193/2016 ma non ver­sa­te al fisco fini­rà per aumen­ta­re. Anzi, il nuo­vo con­do­no diven­te­reb­be occa­sio­ne per una nuo­va dila­zio­ne nel tem­po, spe­cie del­le car­tel­le con­se­guen­ti agli accer­ta­men­ti più recen­ti. È da sot­to­li­nea­re quan­to scrit­to dal­la Cor­te dei con­ti, ovve­ro che «più del 52 per cen­to dei cre­di­ti lor­di rot­ta­ma­ti affe­ri­sce a ruo­li degli anni 2014–2017, men­tre mar­gi­na­le risul­ta l’impatto del­la rot­ta­ma­zio­ne sull’ingente ammon­ta­re non riscos­so dei ruo­li ante­rio­ri al 2014, pari a com­ples­si­vi 642,7 miliar­di di euro». Quin­di l’interesse per la rot­ta­ma­zio­ne riguar­da i debi­ti non sal­da­ti degli ulti­mi tre-quat­tro anni, non per il pre­gres­so. Che i con­tri­buen­ti si atten­da­no un inter­ven­to ancor più impor­tan­te, un con­do­no tom­ba­le di tut­te le pen­den­ze con il Fisco?

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