
Stavo cercando una chiave per spiegare, anche a me stesso, questa campagna elettorale, in cui i candidati si spendono per le proprie liste senza che possano essere direttamente votati – grazie, Rosatellum – e in cui non è stato possibile, anche per limiti nostri, certo, far particolarmente passare nessun messaggio costruttivo, serio, in un dibattito tutto schiacciato sulle sparate a sensazione e sul preciso intento di far leva sulle peggiori inclinazioni umane: l’odio, la diffidenza verso la diversità, l’indifferenza nei confronti di chi è più povero, la violenza verbale e materiale, la cecità verso i reali problemi che ci attanagliano, come cittadini e come società.
Ho trovato quella chiave oggi, per puro caso, in un articolo su un giornale di Biella, città dove sono nato e candidato, un articolo non di cronaca politica ma nera. Il titolo dice già molto: “Due nomadi arrestate dalla polizia durante un furto in casa”, poi nel pezzo si dice “Le due zingarelle stavano frugando nei cassetti degli armadi della camera da letto alla ricerca di soldi e oggetti in oro”, e ancora, con malcelata soddisfazione, “La più piccola è stata portata al “Ferrante Aporti” di Torino, il noto carcere minorile”. E infine: “Alla grande, incinta, con un pancione da ottavo mese di gravidanza da portarsi appresso, il giudice delle indagini preliminari che ha convalidato l’arresto, ha concesso i domiciliari nel campo nomadi di Torino Caselle, casa sua, dove vivono i suoi parenti. Ma dove non è stata per niente accolta bene. Anzi, è stata allontanata, letteralmente cacciata. “Domiciliari” significano controlli e nel campo, evidentemente, nessuno voleva poliziotti tra i piedi”.