PNSD e fichi

Arrivano fino al 2020 le azioni previste dal Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) introdotto nel 2015: si spegnerà il suo entusiasmo innovatore? E quale futuro per i bistrattati Animatori Digitali?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Tripudio di tabel­le, sin­fo­nia di Pan­to­ne: le 140 pagi­ne del Pia­no Nazio­na­le Scuo­la Digi­ta­le (PNSD) sono piom­ba­te su di noi nel 2015, facen­do mori­re d’invidia quel­le — ammet­tia­mo­lo, gene­ral­men­te tri­sti — dei nostri PEC e del­le nostre gri­glie di valutazione.

Per­ché inve­ce è bel­lo, gra­fi­ca­men­te, il PNSD: gra­fi­ca­men­te e con­cet­tual­men­te. Da ani­ma­to­re digi­ta­le appe­na nomi­na­ta, alla pre­sen­ta­zio­ne del Pia­no alle Offi­ci­ne Goli­nel­li a Bolo­gna nel dicem­bre del 2015 ricor­do di aver per­fi­no pro­va­to un fre­mi­to di entu­sia­smo. Aule inno­va­ti­ve, piat­ta­for­me di appren­di­men­to, edi­to­ria digi­ta­le era­no le aree dove si con­cen­tra­va il mio inte­res­se, dove pen­sa­vo che si sareb­be potu­to lavo­ra­re con pro­fit­to per dare un nuo­vo slan­cio alla scuo­la ita­lia­na. In que­sti anni è sta­to in effet­ti fat­to mol­to per por­ta­re la scuo­la in una nuo­va dimen­sio­ne; resta­no però alcu­ni males­se­ri a cui occor­re­reb­be por­re mano. Ad una let­tu­ra atten­ta del Pia­no non può sfug­gi­re un disa­gio di fon­do die­tro lo slan­cio inno­va­to­re, la sen­sa­zio­ne che si stes­se qua­si cam­mi­nan­do sul­le uova per quan­to riguar­da alcu­ni aspet­ti del­la sua rea­liz­za­zio­ne pra­ti­ca: d’altronde, è noto che uno dei mali prin­ci­pa­li del nostro siste­ma edu­ca­ti­vo è la cro­ni­ca man­can­za di fon­di.

Sono sta­te tan­te le azio­ni (o meglio, le Azio­ni) che si sono suc­ce­du­te nel tem­po e han­no via via inte­res­sa­to varie scuo­le del­la peni­so­la, come l’installazione del wi-fi, le Clas­si 2.0 e via dicen­do, ma ad oggi non sem­bra che abbia­no costrui­to cam­bia­men­ti fon­da­men­ta­li, pro­fon­di, orga­ni­ci nel modo di pen­sa­re la didat­ti­ca e per­ma­ne la sen­sa­zio­ne gene­ra­le che la stra­da sia anco­ra lun­ga. Trop­po, in veri­tà, e come sem­pre con trop­po poco e non per tut­ti. Finan­zia­men­ti a mac­chia di leo­par­do han­no inte­res­sa­to sin­go­le clas­si o anche inte­re scuo­le con pro­po­ste didat­ti­che dav­ve­ro nuo­ve e di otti­mo livel­lo, ma per maga­ri esau­rir­si con il tra­sfe­ri­men­to di un docen­te o con l’esaurimento dei fon­di otte­nu­ti — uno dei moti­vi per cui nei PON sia­mo tenu­ti ad esem­pio ad indi­ca­re la pos­si­bi­li­tà di soprav­vi­ven­za di un pro­get­to nel tem­po e le moda­li­tà con cui que­sto risul­ta­to deve esse­re otte­nu­to. PON a par­te, l’innovazione costa e la coper­ta è sem­pre trop­po cor­ta, e in alcu­ni casi pro­prio nel PNSD è sta­to chie­sto mol­to per una con­tro­par­ti­ta che non si può che con­si­de­ra­re insufficiente.

Un esem­pio di que­ste noz­ze con i fichi sec­chi è l’istituzione del­la figu­ra dell’Animatore Digi­ta­le, appel­la­ti­vo quan­to mai scia­gu­ra­to per un ruo­lo inve­ce dichia­ra­ta­men­te impor­tan­te e stra­te­gi­co. Spes­so e volen­tie­ri, pur­trop­po, que­sta posi­zio­ne chia­ve si è tra­dot­ta in moda­li­tà attua­ti­ve che attra­ver­sa­no l’arco com­ple­to da appas­sio­na­to volon­ta­ria­to (adep­ti del­le nuo­ve tec­no­lo­gie col sacro fuo­co dell’amore per il digi­ta­le) a mugu­gnan­te riot­to­si­tà (docen­ti a cui è toc­ca­to rico­pri­re un ruo­lo che non desi­de­ra­va­no). Uno dei pun­ti più oscu­ri del PNSD è sta­to pro­prio voler crea­re una figu­ra obbli­ga­to­ria che da un lato era sta­ta idea­ta pen­san­do alle tan­te espe­rien­ze posi­ti­ve che mol­tis­si­mi inse­gnan­ti già “digi­ta­li” da anni por­ta­va­no avan­ti nel­le scuo­le, ma che dall’altro, al con­tra­rio ad esem­pio del­le fun­zio­ni stru­men­ta­li, non otte­ne­va alcu­na coper­tu­ra finan­zia­ria o rico­no­sci­men­to giu­ri­di­co. Ad esse­re bru­tal­men­te sin­ce­ri, nes­sun rico­no­sci­men­to tout court; ed in mol­ti casi ci sono AD che lavo­ra­no sen­za retri­bu­zio­ne, o sen­za alme­no un par­zia­le distac­co, o anche igno­ra­ti o per­ce­pi­ti da mol­ti col­le­ghi come un fasti­dio, voci che gri­da­no nel deserto.

Vaghi segna­li giun­ti in pas­sa­to dal­le isti­tu­zio­ni sono rima­sti ad oggi let­te­ra mor­ta. Ricor­do che nel novem­bre 2016, all’evento orga­niz­za­to a Geno­va pres­so la fie­ra ABCD, la dot­to­res­sa Bian­co­ni del MIUR, rispon­den­do ad una doman­da del pub­bli­co, ave­va assi­cu­ra­to che era allo stu­dio “un nuo­vo inqua­dra­men­to giu­ri­di­co e sti­pen­dia­le per gli AD”: evi­den­te­men­te la voglia di stu­dia­re è fini­ta, per­ché su que­sto fron­te anco­ra non risul­ta si sia mos­so nul­la. Per la mag­gior par­te, gli AD sono per­so­ne pre­pa­ra­te e capa­ci, un vali­do pun­to di par­ten­za per la pro­mo­zio­ne del digi­ta­le a scuo­la sia per com­pe­ten­za che per entu­sia­smo ed in que­sto il Pia­no ha indi­vi­dua­to un’ottima oppor­tu­ni­tà di svi­lup­po “sul cam­po” per il digi­ta­le nel­la scuo­la; però in trop­pi casi, come si è det­to, l’AD si è tro­va­to sul­le spal­le un note­vo­le cari­co di lavo­ro a fron­te di poco o nulla.

Comun­que sia, il PNSD è frut­to di per­so­ne che evi­den­te­men­te nel digi­ta­le cre­do­no, e que­sto entu­sia­smo emer­ge chia­ra­men­te leg­gen­do il testo (meno nel­le tabel­le, ovvia­men­te, ma quel­le sono bel­le, basta quel­lo). Ci sono paro­le bel­lis­si­me, con­cet­ti e pro­po­ste asso­lu­ta­men­te da pro­va­re a met­te­re in pra­ti­ca. Ce ne sono di meno bel­le come “sta­ke­hol­ders”, che richia­ma fred­de sale riu­nio­ni di rapa­ci mul­ti­na­zio­na­li, ma tant’è. Col­pi­sce pro­fon­da­men­te que­sto auspi­cio del­la cen­tra­li­tà non del­le tec­no­lo­gie, ma del­la dimen­sio­ne “epi­ste­mo­lo­gi­ca e cul­tu­ra­le” del­la scuo­la e chiu­de con que­ste paro­le: “La buo­na scuo­la esi­ste già, in tut­ta ita­lia. Ma lo Sta­to deve ades­so fare in modo che que­sto patri­mo­nio diven­ti sem­pre più dif­fu­so e ordi­na­rio. Per far sì che nes­su­no stu­den­te resti indie­tro.” E, aggiun­ge­rei, nes­sun docen­te: la for­ma­zio­ne digi­ta­le degli inse­gnan­ti è indi­spen­sa­bi­le non per­ché sia indi­spen­sa­bi­le usa­re la tec­no­lo­gia in clas­se — non lo è affat­to, nul­la sostui­sce un dia­lo­go edu­ca­ti­vo effi­ca­ce — ma per tro­va­re modi diver­si e nuo­vi di vei­co­la­re agli stu­den­ti le nostre cono­scen­ze e com­pe­ten­ze ed aiu­tar­li a far­le pro­prie, aiu­tar­li a impa­ra­re non solo con un meto­do, ma con il miglio­re meto­do pos­si­bi­le per cia­scu­no di loro. In que­sto, le nuo­ve tec­no­lo­gie sono sicu­ra­men­te uno stru­men­to estre­ma­men­te pra­ti­co, fles­si­bi­le ed accat­ti­van­te sia per diver­si­fi­ca­re il modo in cui noi docen­ti vei­co­lia­mo i nostri con­te­nu­ti che per per­met­te­re agli stu­den­ti di spe­ri­men­ta­re modi diver­si di appren­de­re, tro­van­do stra­de per­so­na­li (e, di con­se­guen­za, più effi­ca­ci) di miglio­ra­re lo stu­dio e rag­giun­ge­re posi­ti­va­men­te gli obiet­ti­vi didat­ti­ci. Più diver­ti­men­to, meno stress, più risul­ta­ti: il digi­ta­le, den­tro e fuo­ri dal­la clas­se, è un moto­re impor­tan­te per un cam­bia­men­to ormai indispensabile.

Aspet­tia­mo quin­di di vede­re cosa vor­rà fare ora lo Sta­to per valo­riz­za­re il lavo­ro di tan­tis­si­mi di noi nel­la comu­ni­tà edu­ca­ti­va digi­ta­le, AD, docen­ti, stu­den­ti, per non spe­gne­re l’entusiasmo e la voglia di fare che sono la base posi­ti­va del PNSD e che rispec­chia­no le stes­se qua­li­tà dei suoi idea­to­ri e con­tri­bu­to­ri, e soprat­tut­to del com­ples­so di espe­rien­ze a cui essi han­no fat­to rife­ri­men­to. Chie­dia­mo allo Sta­to di non dar­ci (solo) fichi sec­chi, ma aule como­de, lumi­no­se e acco­glien­ti, cal­de d’inverno e fre­sche d’estate (in fon­do stia­mo par­lan­do di uto­pie, met­tia­mo­ci anche que­sta);  stru­men­ti che fun­zio­na­no, tem­pi fles­si­bi­li, di met­ter­ci insom­ma nel­le con­di­zio­ni di ave­re il tem­po e l’agio di poter esse­re arte­fi­ci di que­sto impor­tan­te cam­bia­men­to di para­dig­ma sen­za esse­re i coc­ker con la lin­gua di fuo­ri che sia­mo ora, sem­pre in affan­no come dopo una lun­ga cor­sa che sem­bra non fini­re mai.

Pame­la Gallio

per il Comi­ta­to Scuo­la di Possibile

Sie­te AD sod­di­sfat­ti o riot­to­si? Sie­te docen­ti digiu­ni di tec­no­lo­gia e feli­ci di esser­lo? Sie­te apo­ca­lit­ti­ci o inte­gra­ti? Vor­rem­mo ascol­ta­re le vostre espe­rien­ze di docen­ti digi­ta­li e non: scri­ve­te­ci all’indirizzo scuola@possibile.cvacan[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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