Paradossi fiscali nel cuore dell’Europa

Sono due le cose che colpiscono di più: l'assenza di una dialettica dura tra maggioranza e opposizione sul tema, come se tutto sommato non ci fosse un gran dibattito politico sugli scandali, e che a sentire i ministri, alcuni parlamentari, e gli addetti del settore finanziario, non è stato nessuno.

LUSSEMBURGO — La mis­sio­ne del­la Com­mis­sio­ne d’in­chie­sta #Pana­ma­Pa­pers è ini­zia­ta con un incon­tro con il Mini­stro del­le Finan­ze Gra­me­gna ed il Mini­stro del­la Giu­sti­zia Braz, che ci han­no for­ni­to un qua­dro piut­to­sto arti­co­la­to — e ovvia­men­te tut­to roseo — del­la situa­zio­ne del Lus­sem­bur­go e del­le rifor­me fisca­li che sta attuan­do dagli scan­da­li che l’han­no coin­vol­to, pri­ma #Lux­Leaks e poi di nuo­vo #Pana­ma­Pa­pers (dai qua­li è emer­so ad esem­pio che tra le pri­me 10 com­pa­gnie per ricor­so a socie­tà off­sho­re, 4 sono lussemburghesi).

Ecco quel che ho chie­sto ai Mini­stri: «Cari mini­stri, sul­la Ren­di­con­ta­zio­ne Sta­to per Sta­to (CBCR) il gover­no del Lus­sem­bur­go ha dichia­ra­to, in uno scam­bio di opi­nio­ni con il Par­la­men­to, che biso­gna sol­le­va­re la que­stio­ne del­la com­pe­ti­ti­vi­tà. Eppu­re la Ren­di­con­ta­zio­ne Sta­to per Sta­to è già real­tà per il set­to­re ban­ca­rio in Euro­pa, e non pare aver inci­so sul­la com­pe­ti­ti­vi­tà. È soprav­vis­su­to piut­to­sto bene… Quin­di la mia pri­ma doman­da è: sie­te a favo­re di una Ren­di­con­ta­zio­ne Sta­to per Sta­to pub­bli­ca e con dati disag­gre­ga­ti anche per le atti­vi­tà svol­te fuo­ri dal­l’U­nio­ne Euro­pea? Sot­to­li­neo que­sto pun­to per­ché nel suo inter­ven­to, mini­stro Gra­me­gna, ha insi­sti­to due vol­te sul­l’im­por­tan­za di con­tra­sta­re que­sti feno­me­ni su sca­la glo­ba­le. Non potrei esse­re più d’ac­cor­do, visto che a pagar­ne di più le spe­se sono i Pae­si in via di svi­lup­po. Allo­ra per­ché esclu­der­li dal­l’a­ve­re infor­ma­zio­ni fon­da­men­ta­li su cosa fan­no le nostre com­pa­gnie nel loro ter­ri­to­rio? Sare­ste poi a favo­re di abbas­sa­re la soglia del fat­tu­ra­to del­le com­pa­gnie tenu­te a pub­bli­ca­re que­ste infor­ma­zio­ni, da 750 MLN a 40 MLN, secon­do la nozio­ne euro­pea di gran­de impre­sa? Da ulti­mo, il Par­la­men­to euro­peo ha appro­va­to nel 2015 un’am­bi­zio­sa Riso­lu­zio­ne sul con­tra­sto ad eva­sio­ne ed elu­sio­ne fisca­le nei Pae­si in via di svi­lup­po di cui ero Rela­tri­ce, pro­po­nen­do un pia­no d’a­zio­ne in die­ci pun­ti. Ve ne sug­ge­ri­sco alcu­ni: ave­te pen­sa­to di fare una valu­ta­zio­ne di impat­to del­le vostre poli­ti­che fisca­li sui Pae­si in via di svi­lup­po, sul buon esem­pio di quan­to fat­to dal­l’O­lan­da? E infi­ne, sare­ste d’ac­cor­do sul­la tra­sfor­ma­zio­ne — sup­por­ta­ta dal Par­la­men­to — del­la UN Taxa­tion Com­mit­tee in un vero orga­ni­smo inter­go­ver­na­ti­vo in gra­do di ridi­scu­te­re le rego­le fisca­li glo­ba­li  in con­di­zio­ni di pari­tà con tut­ti i Pae­si? Sareb­be un pas­so cru­cia­le, se voglia­mo fare sul serio».


Il Mini­stro ha rispo­sto che quan­do si trat­ta di Ren­di­con­ta­zio­ne Sta­to per Sta­to, quel che inte­res­sa al Lus­sem­bur­go è che si pro­ce­da con le misu­re indi­vi­dua­te dal­l’OC­SE nel pia­no Anti­BEPS (e impli­ci­ta­men­te mi rispon­de sul fat­to che ter­reb­be la soglia a quel­la OCSE, 750 MLN, che però rischia di esclu­de­re l’80% del­le mul­ti­na­zio­na­li), e che si insi­sta anche coi Pae­si fuo­ri dal­l’UE affin­ché le imple­men­ti­no. «Per noi è cru­cia­le che ci sia un level play­ing field, un mini­mo comu­ne deno­mi­na­to­re. Anche per­ché il Lus­sem­bur­go è sta­to tra i pri­mi ad imple­men­ta­re le misu­re OCSE. È inte­res­se anche del­l’UE occu­par­si del­la sua com­pe­ti­ti­vi­tà rispet­to all’e­ster­no. Con le Diret­ti­ve anti­e­lu­sio­ne 1 e 2 l’UE è anda­ta ben al di là del­le misu­re Anti­BEPS. È bene assi­cu­rar­si che anche fuo­ri gli stan­dard OCSE sia­no rispet­ta­ti». Sul­la pro­po­sta di tra­sfor­ma­zio­ne del­lo UN taxa­tion com­mit­tee, ha det­to di non esse­re suf­fi­cien­te­men­te infor­ma­to. Pec­ca­to, per­ché pare che nel 2015 sia sta­ta pro­prio l’UE ad affos­sar­la, con gli USA, alla Con­fe­ren­za inter­na­zio­na­le sul Finan­zia­men­to allo Svi­lup­po di Addis Abeba.

Duran­te il resto del­la visi­ta abbia­mo incon­tra­to la Com­mis­sio­ne Finan­ze del Par­la­men­to lus­sem­bur­ghe­se, e poi diver­si gior­na­li­sti, l’Or­di­ne degli avvo­ca­ti, Pri­ceWa­ter­Coo­pers, la Ban­ca HSBC, e la Com­mis­sio­ne di sor­ve­glian­za sul set­to­re finanziario.

Devo dire che sono due le cose che mi han­no più col­pi­to: l’as­sen­za di una dia­let­ti­ca dura tra mag­gio­ran­za e oppo­si­zio­ne sul tema, come se tut­to som­ma­to non ci fos­se un gran dibat­ti­to poli­ti­co sugli scan­da­li emer­si e sui pri­vi­le­gi fisca­li con­ces­si dal Lus­sem­bur­go, da cui sono sta­te crea­te una deci­na di miglia­ia di socie­tà off­sho­re solo tra­mi­te la Mos­sack Fon­se­ca, al cen­tro dei #Pana­ma­Pa­pers, e in cui pas­sa­no i miliar­di di pro­fit­ti di socie­tà este­re tas­sa­te allo zero vir­go­la. La secon­da, è che a sen­ti­re i mini­stri, alcu­ni par­la­men­ta­ri, e gli addet­ti del set­to­re finan­zia­rio, non è sta­to nes­su­no. Non c’è uno che si sia assun­to mez­za respon­sa­bi­li­tà. Par­la­no di quan­to stan­no facen­do a favo­re del­la tra­spa­ren­za, dei pas­si avan­ti, i con­trol­li, i moni­to­rag­gi, le segna­la­zio­ni di tran­sa­zio­ni sospet­te… Ma si ha la stra­na sen­sa­zio­ne di esse­re di fron­te ad una rimo­zio­ne col­let­ti­va del­l’e­nor­mi­tà del feno­me­no. E for­se, il silen­zio che fa più rumo­re, è quel­lo di chi non ha accet­ta­to l’in­vi­to a com­pa­ri­re del­la nostra Com­mis­sio­ne d’in­chie­sta. Exper­ta, la socie­tà con­trol­la­ta dal­la Ban­ca Inter­na­zio­na­le del Lus­sem­bur­go (a par­te­ci­pa­zio­ne anche pub­bli­ca) che ha crea­to 1659 socie­tà fan­ta­sma tra­mi­te la Mos­sack Fon­se­ca a Pana­ma. E l’al­tra ban­ca cita­ta nei #Pana­ma­Pa­pers tra le pri­me per ricor­so a socie­tà off­sho­re, la Ban­que J. Safra-Sara­sin. Ma anche Ernst&Young e Deloit­te. Pur­trop­po non abbia­mo il pote­te di dispor­re l’ob­bli­go di com­pa­ri­re, ma que­sto atteg­gia­men­to non col­la­bo­ra­ti­vo va con­dan­na­to con for­za, come abbia­mo fat­to a più ripre­se duran­te la visita.

Rien­tria­mo con que­sto misto di sen­sa­zio­ni di aver visto solo la super­fi­cie, e che il feno­me­no si sia adat­ta­to ma non fer­ma­to, abbia cam­bia­to pel­le per soprav­vi­ve­re. Pare di veder­lo guar­dar­ti attra­ver­so i vetri scu­ri di que­sti alti edi­fi­ci che paio­no tut­ti vuo­ti, eco di se stes­si. È chia­ro che negli ulti­mi anni le ban­che sono sta­te mes­se alle stret­te, ma il ruo­lo degli inter­me­dia­ri (in par­ti­co­la­re stu­di lega­li e fidu­cia­ri) è anco­ra in una zona d’om­bra dove gli stru­men­ti di con­tra­sto, tra­spa­ren­za e rego­la­men­ta­zio­ne fan­no fati­ca a pene­tra­re. E dopo aver visto quan­to poco dibat­ti­to c’è nel Pae­se, sul fat­to che un pez­zo di ter­ra che si attra­ver­sa in un’o­ra è riu­sci­to a diven­ta­re uno dei para­di­si fisca­li più blin­da­ti al mon­do, ali­men­tan­do cir­cui­ti vizio­si e dise­gua­glian­ze glo­ba­li, sono sem­pre più con­vin­ta del per­ché ci ser­va dispe­ra­ta­men­te l’U­nio­ne euro­pea. Per­ché a livel­lo nazio­na­le que­ste pato­lo­gie non si scon­fig­go­no, biso­gna alza­re il tiro al livel­lo ade­gua­to. E noi ci siamo.

Una chic­ca: la ses­sio­ne di oggi si è tenu­ta nel­la pri­ma ple­na­ria del Par­la­men­to euro­peo, poi abban­do­na­ta per­ché trop­po piccola.

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