Non per tirar la giacca, ma per citazione

Mattarella, undici anni fa: «oggi, voi del governo e della maggioranza state facendo la “vostra” Costituzione. L’avete preparata e la volete approvare voi, da soli, pensando soltanto alle vostre esigenze, alle vostre opinioni e ai rapporti interni alla vostra maggioranza».

Ieri, nel suo inter­ven­to alla Came­ra, il pre­si­den­te del Con­si­glio ha dise­gna­to un inte­ro pan­theon di padri e ispi­ra­to­ri, tra rea­li e ipo­te­ti­ci, del­la rifor­ma di cui chie­de­va l’approvazione, da Dos­set­ti a Ter­ra­ci­ni rilet­ti all’ombra di Napo­li­ta­no, non dimen­ti­can­do i salu­ti e rin­gra­zia­men­ti di rito all’attuale inqui­li­no del Qui­ri­na­le. Non sta mai bene tira­re qual­cu­no per la giac­ca, tan­to­me­no il capo del­lo Sta­to. Però, maga­ri, citar­ne le paro­le può esse­re oppor­tu­no. Se non altro qua­le eser­ci­zio di memoria.

Nel pren­de­re la paro­la duran­te il dibat­ti­to sul­la leg­ge costi­tu­zio­na­le volu­ta dal cen­tro­de­stra, il 20 otto­bre del 2005, l’allora depu­ta­to Ser­gio Mat­ta­rel­la ricor­dò come ai tem­pi dell’Assemblea costi­tuen­te vi fos­se­ro «serie que­stio­ni di con­tra­sto, un con­fron­to acce­so e pole­mi­che mol­to for­ti. Eppu­re, mag­gio­ran­za e oppo­si­zio­ne, insie­me» appro­va­ro­no la Costi­tu­zio­ne. Quan­do si discu­te­va e vota­va quel­la Car­ta, dis­se alla Came­ra, «al ban­co del gover­no sede­va la Com­mis­sio­ne dei 75, com­po­sta da mag­gio­ran­za e oppo­si­zio­ne», e il gover­no non era al suo posto pro­prio «per sot­to­li­nea­re la distin­zio­ne tra le due dimen­sio­ni: quel­la del con­fron­to tra mag­gio­ran­za e oppo­si­zio­ne e quel­la che riguar­da le rego­le del­la Costi­tu­zio­ne. Que­sta lezio­ne di un gover­no e di una mag­gio­ran­za che, pur nel for­te con­tra­sto che vi era, sape­va­no man­te­ne­re e dimo­stra­re, anche con i gesti for­ma­li, la dif­fe­ren­za che vi è tra la Costi­tu­zio­ne e il con­fron­to nor­ma­le tra mag­gio­ran­za e oppo­si­zio­ne, in que­sto momen­to, è del tut­to dimen­ti­ca­ta».

Rie­cheg­gia, in quel­le fra­si, l’invito a lasciar vuo­ti i ban­chi del gover­no quan­do si discu­te di temi costi­tu­zio­na­li rivol­to da Cala­man­drei all’esecutivo De Gaspe­ri. Una que­stio­ne di meri­to, non un fat­to di sti­le. Per­ché se è del­le rego­le comu­ni che si discu­te (qual­cu­no ha defi­ni­to la Costi­tu­zio­ne e la neces­si­tà di con­di­vi­de­re la sto­ria e il rac­con­to con­di­vi­so del­lo spi­ri­to repub­bli­ca­no «il pat­to che ci lega»), que­ste non pos­so­no esse­re affa­re di una mag­gio­ran­za di gover­no. Non par­lia­mo­ne, poi, se que­sta è tale nei nume­ri e nel­la com­po­si­zio­ne in vir­tù di una leg­ge elet­to­ra­le giu­di­ca­ta inco­sti­tu­zio­na­le (pic­co­la anno­ta­zio­ne: la mag­gio­ran­za di gover­no, quel­la che riven­di­ca, come dice il suo lea­der, «il dirit­to e il dove­re di fare le rifor­me», è com­po­sta dal Pd, che alle ele­zio­ni con cui nasce que­sta legi­sla­tu­ra ave­va il 25,4% e ha otte­nu­to il pre­mio di mag­gio­ran­za anche gra­zie ai voti di Sel, ora all’opposizione, Cen­tro demo­cra­ti­co, 0,5%, Svp, 0,4%, mon­tia­ni spar­si e Udc, che in tut­to non anda­ro­no oltre il 10,5%, e Ncd, che a quel­le ele­zio­ni nem­me­no c’era, e che a esser buo­ni si può accre­di­ta­re del 4,4% del­le ulti­me con­sul­ta­zio­ni gene­ra­li a cui ha pre­so par­te. A quan­to sia­mo? 41%? Al mas­si­mo, volen­do segui­re la logi­ca di quan­ti vede­va­no nel respon­so del­le Euro­pee un via­ti­co per le rifor­me, la stes­sa può esse­re accre­di­ta­ta del 45–46%; vi pare “mag­gio­ran­za”?).

Con quel­lo che in que­ste ore vedia­mo s’inaugura una pras­si, si deli­nea un pre­ce­den­te, e non dei miglio­ri. Per tor­na­re al Mat­ta­rel­la di undi­ci anni fa, «oggi, voi del gover­no e del­la mag­gio­ran­za sta­te facen­do la “vostra” Costi­tu­zio­ne. L’avete pre­pa­ra­ta e la vole­te appro­va­re voi, da soli, pen­san­do sol­tan­to alle vostre esi­gen­ze, alle vostre opi­nio­ni e ai rap­por­ti inter­ni alla vostra mag­gio­ran­za. […] Sape­te anche voi che è fat­ta male, ma sta­te barat­tan­do la Costi­tu­zio­ne vigen­te del 1948 con qual­che mese in più di vita per il gover­no […]. Que­sto è l’atteggiamento che ha con­tras­se­gna­to que­sta vicen­da. Anco­ra una vol­ta, in que­sta occa­sio­ne emer­ge la con­ce­zio­ne che è pro­pria di que­sto gover­no e di que­sta mag­gio­ran­za, secon­do la qua­le chi vin­ce le ele­zio­ni pos­sie­de le isti­tu­zio­ni, ne è il pro­prie­ta­rio. Que­sto è un erro­re. È una con­ce­zio­ne pro­fon­da­men­te sba­glia­ta. Le isti­tu­zio­ni sono di tut­ti, di chi è al gover­no e di chi è all’opposizione. La cosa gra­ve è che, que­sta vol­ta, vit­ti­ma di que­sta vostra con­ce­zio­ne è la nostra Costi­tu­zio­ne».

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