I morti sul lavoro non esistono

Se gli omicidi registrati nei primi sette mesi del 2017 sono stati 208 (rispetto ai 245 di un anno prima), i caduti sul lavoro nello stesso periodo sono stati 591 (rispetto ai 562 dello scorso anno).

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1505729852183{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]L’an­da­men­to dei dati sul tema è «chia­ris­si­mo», ha dichia­ra­to Min­ni­ti, «i delit­ti sono dimi­nui­ti del 12%, gli omi­ci­di del 15%, quel­li ricon­du­ci­bi­li alla cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta del 41%. In fles­sio­ne anche rapi­ne e fur­ti». Ma que­ste sono sta­ti­sti­che, ha pre­ci­sa­to il mini­stro, e noi dob­bia­mo fare di più per­ché, «il nostro com­pi­to è avvi­ci­na­re que­sti nume­ri al sen­ti­men­to dell’opinione pub­bli­ca e per­ché le poli­ti­che di sicu­rez­za si misu­ra­no soprat­tut­to con il sen­ti­men­to per­ce­pi­to dai cittadini».

Le pre­ce­den­ti paro­le sono trat­te dal comu­ni­ca­to stam­pa col qua­le, a metà ago­sto, il Vimi­na­le sin­te­tiz­za­va i dati sul­la sicu­rez­za nel nostro pae­se. Delit­ti, rapi­ne, omi­ci­di e fur­ti sono in calo. Tut­ti.

Nono­stan­te ciò, abbia­mo pas­sa­to un’in­te­ra esta­te, che pro­se­gue tut­to­ra, a discu­te­re del bino­mio immi­gra­zio­ne-sicu­rez­za. Tut­te le aper­tu­re di tut­ti i tele­gior­na­li e di tut­ti i quo­ti­dia­ni. Tut­te le tra­smis­sio­ni tele­vi­si­ve. Non può esse­re un caso che a set­tem­bre si sia regi­stra­to il dato più alto, in ter­mi­ni per­cen­tua­li, da die­ci anni di per­so­ne che riten­go­no gli immi­gra­ti un peri­co­lo per l’or­di­ne pub­bli­co e la sicu­rez­za. Un dato — pari al 46% — cre­sciu­to di sei pun­ti in sei mesi.

C’è un’al­tra insi­cu­rez­za, che però non fa pau­ra, e quin­di non inte­res­sa agli impren­di­to­ri del­la pau­ra, appun­to. Se gli omi­ci­di regi­stra­ti nei pri­mi set­te mesi del 2017 sono sta­ti 208 (rispet­to ai 245 di un anno pri­ma), i cadu­ti sul lavo­ro nel­lo stes­so perio­do sono sta­ti 591 (rispet­to ai 562 del­lo scor­so anno). Qua­si tre mor­ti sul lavo­ro al gior­no. Muo­io­no gli ope­rai, i mano­va­li. Muo­io­no schiac­cia­ti, stri­to­la­ti, caden­do dai pon­teg­gi. Sono que­ste le mor­ti che toc­ca­no ai pove­ri, di qual­sia­si fede, di qual­sia­si nazio­na­li­tà, di qual­sia­si colo­re. Di loro non si pre­oc­cu­pa nes­su­no: trat­ta­ti male in vita, per­ché è così, pur­trop­po, e ancor peg­gio da mor­ti. La nar­ra­zio­ne pub­bli­ca non pre­ve­de la loro pre­sen­za, per­ché il pote­re non la pre­ve­de. E’ meglio far­li scom­pa­ri­re, omet­ten­do un pez­zo d’I­ta­lia che si fon­da sul­lo sfrut­ta­men­to lavo­ra­ti­vo: un pez­zo d’I­ta­lia del qua­le, sì, dovrem­mo aver pau­ra.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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