L’ingorgo delle riforme genera mostri

Dopo Fedeli... Pittoni. Sembra proprio che gli ultimi governi abbiano deciso che la scuola è affare di ignoranti. È vero che siamo il Paese con la minore percentuale di laureati in Europa, ma che proprio non si trovi qualcuno in possesso di un titolo di studio che gli permetta di occuparsi di istruzione in maniera competente e fondata?

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Dopo Fede­li… Pit­to­ni. Sem­bra pro­prio che gli ulti­mi gover­ni abbia­no deci­so che la scuo­la è affa­re di igno­ran­ti. È vero che sia­mo il Pae­se con la mino­re per­cen­tua­le di lau­rea­ti in Euro­pa, ma che pro­prio non si tro­vi qual­cu­no in pos­ses­so di un tito­lo di stu­dio che gli per­met­ta di occu­par­si di istru­zio­ne in manie­ra com­pe­ten­te e fondata? 

Così, si dà la stu­ra alle scioc­chez­ze: dal­la dife­sa a oltran­za di un’alternanza scuo­la lavo­ro rive­la­ta­si, com’era facil­men­te pre­ve­di­bi­le, fal­li­men­ta­re o di test che sono ormai sot­to­po­sti alle più fero­ci cri­ti­che nei Pae­si che per pri­mi li han­no adot­ta­ti, fino all’affermazione del “valo­re edu­ca­ti­vo del­le boc­cia­tu­re”, pare non esser­ci fine al dilet­tan­ti­smo con cui si imma­gi­na di risol­ve­re i pro­ble­mi del­la scuo­la ita­lia­na.

Dall’infatuazione per il mon­do dell’impresa, sia­mo pas­sa­ti alla vita mili­ta­re come model­lo di for­ma­zio­ne, fino a sen­tir­ci dire che quel­lo che “c’è da sape­re non si impa­ra su pol­ve­ro­si libri” (fon­te: “L’Espresso”, 10/09/2018), in una deso­lan­te chi­na discen­den­te. In que­ste con­di­zio­ni, il mini­mo che può capi­ta­re è che la scuo­la con­ti­nui ad esse­re sot­to­fi­nan­zia­ta. E che alla disper­sio­ne si rispon­da in manie­ra fuor­vian­te, improv­vi­san­do rifor­me dei cicli zop­pe e cala­te dall’alto, svin­co­la­te da una seria visio­ne didat­ti­co-peda­go­gi­ca, uti­li for­se a rispar­mia­re anco­ra su un bilan­cio già ridot­to al lumi­ci­no, all’insegna del “meno scuo­la”, men­tre si dovreb­be anda­re esat­ta­men­te nel­la dire­zio­ne opposta.

È nei seg­men­ti più disa­gia­ti di una scuo­la così bistrat­ta­ta che si crea quell’”esercito indu­stria­le di riser­va” evo­ca­to a ogni piè sospin­to da impro­ba­bi­li segua­ci di Marx, non nei feno­me­ni migratori!

In real­tà, a ben pen­sar­ci, la Lega ha una per­so­na com­pe­ten­te in mate­ria e ha avu­to il buon sen­so di affi­dar­le il MIUR: si trat­ta del mini­stro Bus­set­ti. Si potrà non esse­re d’accordo con lui su mol­ti aspet­ti, ma alme­no si trat­ta di un uomo di scuo­la, uno che ne cono­sce i mec­ca­ni­smi per espe­rien­za, non per aver­ne respi­ra­to l’aria in fami­glia (seguen­do la non pro­prio impec­ca­bi­le logi­ca di Pit­to­ni, mi pro­pon­go fin d’ora di curar­gli il gat­to, in quan­to figlia di un vete­ri­na­rio, ben­ché lau­rea­ta in filosofia).

Ora, vor­rem­mo capi­re: qual è la posi­zio­ne di Bus­set­ti su un even­tua­le rior­di­no dei cicli? Sia­mo di fron­te a una bou­ta­de estem­po­ra­nea di Pit­to­ni o c’è die­tro un pen­sie­ro? Cosa si inten­de esat­ta­men­te, quan­do si par­la di un “pro­fes­so­re pre­va­len­te”? Con qua­li esperti/e si è con­fron­ta­to Pit­to­ni per scri­ve­re “il pro­gram­ma che rivo­lu­zio­ne­rà la scuo­la ita­lia­na” (Fon­te: “L’Espresso”, 10/09/2018)? Con quan­te per­so­ne coin­vol­te nel pro­ces­so for­ma­ti­vo (stu­den­ti, docen­ti, per­so­na­le ATA, geni­to­ri) si è confrontato?

Peral­tro, la scuo­la non ha biso­gno di “rivo­lu­zio­ni”. La gra­gnuo­la di rifor­me par­zia­li e incoe­ren­ti — vol­te più al rispar­mio che al miglio­ra­men­to di un set­to­re cru­cia­le per una demo­cra­zia — a cui la scuo­la è sta­ta sot­to­po­sta negli ulti­mi vent’anni, l’ha defor­ma­ta, crean­do un mostro che pro­du­ce disper­sio­ne e pre­ca­ria­to. La mode­sta pro­po­sta che lan­cia­mo alla Lega e al Movi­men­to 5 Stel­le è:

  • Abro­ga­te imme­dia­ta­men­te la “Buo­na scuo­la”, fat­te sal­ve le assunzioni.
  • Con­vo­ca­te degli Sta­ti Gene­ra­li dell’istruzione, che coin­vol­ga­no esperti/e (quelli/e veri/e, che han­no stu­dia­to) nei cam­pi didat­ti­co-peda­go­gi­co e disci­pli­na­re: per sana­re le feri­te e rico­strui­re ser­vo­no pen­sie­ro, com­pe­ten­za e aper­tu­ra men­ta­le.
  • Si apra un dibat­ti­to ampio — dicia­mo bien­na­le — che coin­vol­ga l’opinione pub­bli­ca, attra­ver­so tut­ti i media: l’attenzione del Pae­se dev’essere por­ta­ta sul­la scuo­la, non su un’inesistente emer­gen­za migran­ti. Dob­bia­mo pen­sa­re al futuro.
  • Si arri­vi, entro la fine del­la legi­sla­tu­ra, a una rifor­ma del­la scuo­la coe­ren­te, fon­da­ta, con­di­vi­sa e real­men­te miglio­ra­ti­va. Che abbia come uni­co sco­po il bene comu­ne e sia capa­ce di pro­get­ta­re un impian­to che duri nel tem­po. Sapen­do che costa, ma si trat­ta di un inve­sti­men­to per il Paese.

Maria Lau­ra Marescalchi[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

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