La grancassa del governo e i nuovi dati sul lavoro

L'optimum verso cui tendere dovrebbe essere lo scenario di gennaio 2004 e non quello odierno, ma tant'è: anche questa volta pare che non vi siano le condizioni per poter accogliere il significato di questi numeri con la dovuta accortezza

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1501593815550{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Se ne è accor­to anche Il Sole 24 Orenon è tut­to oro quel­lo che luc­ci­ca: i con­trat­ti a tem­po deter­mi­na­to toc­ca­no la rag­guar­de­vo­le cifra di 2,69 milio­ni, il livel­lo più alto dal 1992!

Seb­be­ne sia nor­ma­le in una dina­mi­ca di cre­sci­ta eco­no­mi­ca (sem­pre però infe­rio­re alla media euro­pea) ave­re un incre­men­to del lavo­ro pre­ca­rio nel bre­ve perio­do, i nume­ri — anco­ra una vol­ta — ci resti­tui­sco­no una ten­den­za chia­ra e lim­pi­da.

Pren­dia­mo a rife­ri­men­to il perio­do di mar­zo 2015 (non è casua­le, lo sape­te: in quel mese ven­ne appro­va­to il Decre­to Legi­sla­ti­vo n. 23/2015, asse por­tan­te del­la rifor­ma del lavo­ro di Ren­zi). In quel mese, i 16,8 milio­ni di lavo­ra­to­ri dipen­den­ti era­no ripar­ti­ti per l’86.2% a tem­po inde­ter­mi­na­to e per il 13.8% a tem­po deter­mi­na­to. Rispet­ti­va­men­te 14,5 milio­ni con­tro 2,3 milioni.

A giu­gno 2017, la situa­zio­ne — nono­stan­te la rumo­ro­sa gran­cas­sa gover­na­ti­va — foto­gra­fa­ta dai nume­ri ISTAT met­te i lavo­ra­to­ri sta­bi­li a quo­ta 14.97 milio­ni e i lavo­ra­to­ri pre­ca­ri — come det­to — al record degli ulti­mi ven­ti anni, a 2.69 milio­ni. La par­ti­zio­ne è quin­di sce­sa a 84.8% vs. 15.2%.

Per dar­vi un’i­dea di come sta­va­no le cose mol­ti anni fa, ad esem­pio nel Gen­na­io 2004, que­sto indi­ca­to­re era sta­bi­li­to in 88.7% con­tro 11.3%. Da Mar­zo 2015, i lavo­ra­to­ri a tem­po inde­ter­mi­na­to sono cre­sciu­ti del 3%; i lavo­ra­to­ri a tem­po deter­mi­na­to del 15%, con un rile­van­te +7% da gen­na­io ’17.

Non c’è biso­gno di spe­ci­fi­ca­re che l’op­ti­mum ver­so cui ten­de­re dovreb­be esse­re lo sce­na­rio di gen­na­io 2004 e non quel­lo odier­no, ma tan­t’è: anche que­sta vol­ta pare che non vi sia­no le con­di­zio­ni per poter acco­glie­re il signi­fi­ca­to di que­sti nume­ri con la dovu­ta accor­tez­za.

Natu­ral­men­te, sen­za un per­cor­so di inse­ri­men­to, que­sti lavo­ra­to­ri sono desti­na­ti a resta­re nel lim­bo del­l’in­cer­tez­za. Ser­ve un rea­le con­trat­to uni­co a tute­le cre­scen­ti (che cre­sco­no per esse­re dav­ve­ro tute­le, come quan­do c’e­ra l’ar­ti­co­lo 18), che pon­ga in esse­re per­cor­si di inse­ri­men­to pro­fes­sio­na­le e inte­gri e supe­ri le altre for­me con­trat­tua­li pre­ca­rie. Qual­co­sa che — evi­den­te­men­te — non potrà man­ca­re nel Mani­fe­sto di Possibile.

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