Gentrification e piattaforme di hosting: tra le ombre napoletane della sharing economy

Non è una novità che negli ultimi anni la città di Napoli, grazie ad una serie di congiunture favorevoli per quanto riguarda specialmente la sua “brand vision”, stia vivendo un momento molto felice dal punto di vista dei flussi turistici, con un vero e proprio boom di presenze confermato dai dati di Federalberghi, che hanno registrato una vertiginosa crescita per quanto riguarda l’occupazione di camere.

Non è una novi­tà che negli ulti­mi anni la cit­tà di Napo­li, gra­zie ad una serie di con­giun­tu­re favo­re­vo­li per quan­to riguar­da spe­cial­men­te la sua “brand vision”, stia viven­do un momen­to mol­to feli­ce dal pun­to di vista dei flus­si turi­sti­ci, con un vero e pro­prio boom di pre­sen­ze con­fer­ma­to dai dati di Fede­ral­ber­ghi, che han­no regi­stra­to una ver­ti­gi­no­sa cre­sci­ta per quan­to riguar­da l’occupazione di camere.

Que­sta ten­den­za è degna di nota soprat­tut­to rispet­to al mise­ro 35% del 2010, anno in cui era­no anco­ra aper­te le feri­te del caos “mun­nez­za” e la cit­tà appa­ri­va nell’immaginario comu­ne mol­to più simi­le ad un’enorme fave­la che ad una metro­po­li euro­pea: se infat­ti il 2014 ha visto il 60,8% del­le came­re occu­pa­te, il 2015 ne ha viste il 66,2%, men­tre il pri­mo seme­stre del 2016 il 73%, fino a rag­giun­ge­re pic­chi dell’82% e del 90% duran­te lo scor­so ottobre.

Ovvia­men­te, però, i dati non ten­go­no con­to degli “short term ren­tals”(“affit­ti a bre­ve ter­mi­ne”) che, con l’esplosione del­le piat­ta­for­me di home sha­ring (o pre­sun­to tale), stan­no aumen­tan­do a dismi­su­ra, con un cari­co sem­pre più gros­so di pro­ble­ma­ti­che. Infat­ti sem­pre Fede­ral­ber­ghi, nel suo report di otto­bre 2016 “Som­mer­so turi­sti­co e affit­ti bre­vi”, denun­cia come sul prin­ci­pa­le di que­sti siti, Airbnb, sia­no pre­sen­ti 3040 inser­zio­ni (+42,3% rispet­to ad otto­bre 2015), un dato da moni­to­ra­re se incro­cia­to con quel­lo mes­so in luce da un’inchiesta de La Stam­pa risa­len­te a qual­che mese pre­ce­den­te, che sot­to­li­nea­va come meno di 1/5 di que­ste atti­vi­tà fos­se cen­si­to dal Comu­ne di Napo­li. Ma non è tut­to: se si con­ti­nua ad ana­liz­za­re il report di Fede­ral­ber­ghi, è faci­le nota­re come addi­rit­tu­ra il 66,2% degli annun­ci riguar­di inte­re abi­ta­zio­ni e come l’84,4% di que­sti – insie­me, dun­que, a quel­li di stan­ze pri­va­te e con­di­vi­se – sia dispo­ni­bi­le per più di sei mesi l’anno. Un vero e pro­prio busi­ness che dovreb­be ave­re i carat­te­ri del­la pro­fes­sio­na­li­tà e che spa­ven­ta anche per l’altissima den­si­tà di annun­ci all’interno del peri­me­tro del cen­tro sto­ri­co del­la cit­tà, sito UNESCO.

Dun­que, se da una par­te que­ste piat­ta­for­me di hosting (oltre Airbnb, infat­ti, se ne pos­so­no cita­re tan­te altre come HomeA­way e Home­li­days) pre­sen­ta­no nume­ro­se como­di­tà e van­tag­gi per il con­su­ma­to­re, dall’altra non solo costi­tui­sco­no un modo faci­le per dar vita a vere e pro­prie pra­ti­che di elu­sio­ne fisca­le, sfrut­tan­do la zona gri­gia tra nor­ma­ti­va regio­na­le e disin­ter­me­dia­zio­ne onli­ne, ma rischia­no anche di aggra­va­re gli effet­ti nega­ti­vi che il turi­smo di mas­sa ha sul tes­su­to urba­no, eco­no­mi­co e socia­le del­la cit­tà: è faci­le, infat­ti, con­sta­ta­re, paral­le­la­men­te al cre­sce­re dell’uso di que­sti siti, casi di con­trat­ti di affit­to non rin­no­va­ti da par­te dei vec­chi loca­ta­ri a cau­sa del rin­ca­ro del cano­ne e nota­re – guar­da un po’ – come gli appar­ta­men­ti in que­stio­ne finis­se­ro subi­to dopo su una piat­ta­for­ma onli­ne per affit­ti a bre­ve ter­mi­ne. Tut­to ciò, tra l’altro, va ad inne­star­si sull’emer­gen­za abi­ta­ti­vache sta afflig­gen­do Napo­li: gli ulti­mi dati (incom­ple­ti, per altro) del Mini­ste­ro dell’Interno, rela­ti­vi al 2015, par­la­no di 1483 prov­ve­di­men­ti di sfrat­to emes­si nel ter­ri­to­rio comu­na­le e 3303 in quel­lo del­la Cit­tà Metro­po­li­ta­na, col­pen­do una fami­glia ogni 335, a fron­te di una media nazio­na­le di una ogni 399. Gra­vi sono anche le 6743 richie­ste di ese­cu­zio­ne e i 1980 sfrat­ti ese­gui­ti sem­pre all’interno dell’area metropolitana.

Intan­to, però, man­ca anco­ra una poli­ti­ca che, con una visio­ne com­ples­si­va di cit­tà, sap­pia ana­liz­za­re il turi­smo di mas­sa, con le sue deri­ve low cost e “mor­di e fug­gi”, e com­pren­de­re le rica­du­te nega­ti­ve che sta aven­do sul­la qua­li­tà e sul costo del­la vita, soprat­tut­to di chi appar­tie­ne a fasce di red­di­to più bas­se. Que­sti, infat­ti, stan­no viven­do sul­la pro­pria pel­le gli effet­ti di quar­tie­ri che pri­ma era­no popo­la­ri e che ades­so, diven­ta­ti mol­to in voga tra i turi­sti, subi­sco­no la con­se­guen­te tra­sfor­ma­zio­ne del tes­su­to eco­no­mi­co (con la qua­si tota­le scom­par­sa del­le tra­di­zio­na­li e sto­ri­che atti­vi­tà com­mer­cia­li di rife­ri­men­to del­la zona in favo­re di fast­food in sal­sa par­te­no­pea, piz­ze­rie e atti­vi­tà di sva­go not­tur­no). Natu­ral­men­te si trat­ta di un tema com­ples­so, la cui ana­li­si toc­ca tan­te que­stio­ni (dal turi­smo soste­ni­bi­le alla tute­la del patri­mo­nio arti­sti­co-cul­tu­ra­le, fino dirit­to alla casa, per citar­ne solo alcu­ne) che però fan­no capo al gigan­te­sco tema del “dirit­to alla cit­tà”, che dovreb­be esse­re il focus prin­ci­pa­le di qual­sia­si for­za poli­ti­ca atti­va in ambi­to municipale.

Insom­ma, que­sti feno­me­ni di sha­ring eco­no­my, non oppor­tu­na­men­te moni­to­ra­ti e rego­la­men­ta­ti, ma lascia­ti alla slea­le con­cor­ren­za di un mer­ca­to “libe­ris­si­mo”, stan­no rap­pre­sen­tan­do i prin­ci­pa­li vet­to­ri di un’incipiente gen­tri­fi­ca­tion, con l’effetto di tra­sfor­ma­re il cen­tro sto­ri­co di Napo­li in un enor­me vil­lag­gio turi­sti­co, come già acca­du­to in tan­te altre cit­tà in Euro­pa e, in Ita­lia, a Firen­ze e Vene­zia. Per affron­ta­re la que­stio­ne, noi del comi­ta­to “Gen­na­ro Capuoz­zo” abbia­mo deci­so di par­ti­re pro­prio dal­la pro­po­sta di rego­la­men­ta­zio­ne di que­ste piat­ta­for­me di home sha­ring attra­ver­so una peti­zio­ne rivol­ta al Con­si­glio Comu­na­le (qui il testo) che impon­ga – tra gli altri – i seguen­ti obbli­ghi agli hosts registrati:

  • Limi­te tem­po­ra­le all’attività di loca­zio­ne da par­te dei pri­va­ti, “per una per­ma­nen­za mini­ma di tre gior­ni e mas­si­ma di novan­ta gior­ni”, con obbli­go di reca­pi­to refe­ren­te ospiti
  • Limi­te quan­ti­ta­ti­vo rela­ti­vo al nume­ro di immo­bi­li loca­bi­li da cia­scun pri­va­to, pari ad un mas­si­mo di 3 uni­tà abitative
  • Appli­ca­zio­ne del­la disci­pli­na rela­ti­va al paga­men­to del­la tas­sa di sog­gior­no che per que­ste ulti­me è fis­sa­ta a 1,50 euro per per­so­na e per ogni pernottamento

Ovvia­men­te, si trat­ta di un aspet­to mol­to par­zia­le del­la que­stio­ne, ma se non altro, ser­vi­reb­be a ripor­ta­re que­ste piat­ta­for­me al loro spi­ri­to ori­gi­na­rio, evi­tan­do anche quei casi per cui veri e pro­pri pro­fes­sio­ni­sti del set­to­re alber­ghie­ro le usa­no per rica­va­re pro­fit­ti facen­do con­cor­ren­za slea­le e sen­za esse­re sot­to­po­sti a for­me di tas­sa­zio­ne, oltre a non met­te­re, di fat­to, in con­cor­ren­za turi­sti e resi­den­ti. Insom­ma, que­sta tap­pa sarà la pri­ma di un lun­go per­cor­so (al fian­co dei nostri ami­ci di Green Ita­lia) per una Napo­li “in comu­ne” e soste­ni­bi­le, a par­ti­re dal­la qua­li­tà del­la vita e dal suo tipo di turismo.

Anto­nio Prisco

Gui­do Sannino

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