Formazione all’estero e ricerca di lavoro in Italia? Una corsa ad ostacoli! 

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For­ma­zio­ne all’estero e ricer­ca di lavo­ro in Ita­lia? Una cor­sa ad ostacoli! 

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Le per­so­ne ita­lia­ne che abbia­no stu­dia­to e/o otte­nu­to qua­li­fi­che pro­fes­sio­na­li in Ita­lia e cer­chi­no lavo­ro all’estero incon­tra­no a vol­te pro­ble­mi buro­cra­ti­ci per il rico­no­sci­men­to dei loro tito­li, ma mol­to più arduo è spes­so il per­cor­so per le per­so­ne ita­lia­ne (e non solo) che rien­tri­no in Ita­lia dopo un perio­do di for­ma­zio­ne o di lavo­ro all’estero e chie­da­no il rico­no­sci­men­to dei tito­li stra­nie­ri in Italia.

Nono­stan­te l’UE si sia impe­gna­ta per faci­li­ta­re que­sti per­cor­si, con impor­tan­ti diret­ti­ve emes­se tra il 2005 e il 2008, e nono­stan­te vari Pae­si, tra cui l’Italia, abbia­no pro­mul­ga­to decre­ti attua­ti­vi in tal sen­so (ad esem­pio il Qua­dro del­le Qua­li­fi­che del 2018), il rico­no­sci­men­to dei tito­li risul­ta tut­to­ra una vera e pro­pria “cor­sa ad osta­co­li” per molt* cit­ta­din* ita­lian*. Non esi­ste ad oggi una pro­ce­du­ra uni­fi­ca­ta, e non sem­pre è faci­le per­si­no capi­re a qua­le ente rivol­ger­si. Le pro­ce­du­re si com­pli­ca­no ulte­rior­men­te se le qua­li­fi­che sono otte­nu­te in Pae­si non-UE, ad esem­pio negli USA.

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Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

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Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

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con il refe­ren­dum, si tor­ne­rà a un perio­do di 5 anni, e non di die­ci anni com’è attual­men­te, di resi­den­za lega­le in Ita­lia per la richie­sta di una per­so­na che ha cit­ta­di­nan­za extra UE. E que­sto var­rà anche per i suoi figli e figlie, come già pre­vi­sto dal­la legge. 

“Modello Saluzzo”, Giulia Marro, consigliera regionale AVS-Possibile: Non possono essere i lavoratori a pagare un sistema produttivo insostenibile

Pur rico­no­scen­do gli sfor­zi fat­ti e i risul­ta­ti rag­giun­ti negli anni, è impor­tan­te non dimen­ti­ca­re che l’ac­co­glien­za tem­po­ra­nea dei lavo­ra­to­ri sta­gio­na­li in dor­mi­to­ri, pale­stre, con­tai­ner dif­fi­cil­men­te si avvi­ci­na a quan­to que­ste per­so­ne imma­gi­na­no per sé stes­se e il loro futu­ro.  Viag­gia­re ogni anno tra Rosar­no e Saluz­zo, ritro­var­si in situa­zio­ni abi­ta­ti­ve insta­bi­li, dor­mi­re su bran­di­ne o sul posto di lavo­ro, non ave­re uno spa­zio per cuci­na­re, non ave­re occa­sio­ni di socia­li­tà. Que­sto tipo di vita è una scel­ta o l’u­ni­ca opzio­ne? È giu­sto che si lodi il model­lo Saluz­zo e si smet­ta di imma­gi­na­re qual­co­sa di miglio­re? Pos­sia­mo sere­na­men­te accon­ten­tar­ci che a per­de­re sia­no i lavo­ra­to­ri a bene­fi­cio del­le aziende?