Economia internazionale: l’Italia dov’è?

DriftAway_2005In Ita­lia stan­no pas­san­do sot­to­trac­cia due even­ti inter­na­zio­na­li fon­da­men­ta­li: gli USA con­tro la Ger­ma­nia per l’eccesso di atti­vo del­la sua bilan­cia com­mer­cia­le, riget­ta­to da que­sta come inge­ren­za negli affa­ri inter­ni, e un richia­mo buro­cra­ti­co uffi­cio­so alla Ger­ma­nia (non accol­to) da par­te del FMI con un invi­to a rive­de­re la sua poli­ti­ca com­mer­cia­le sui mer­ca­ti esteri.

Anche Krug­man lo sostie­ne, sul New York Times e nei con­ve­gni FMI.
Qual è la dimen­sio­ne del pro­ble­ma? Un indi­ca­to­re signi­fi­ca­ti­vo: nel 2012 l’avanzo com­mer­cia­le dell’Europa (in lar­ga par­te attri­bui­bi­le alla Ger­ma­nia) ha supe­ra­to quel­lo del­la Cina.

Qua­li gli effet­ti? Prin­ci­pal­men­te due. Il pri­mo, (quel­lo che pre­oc­cu­pa di più gli Sta­ti Uni­ti): la Ger­ma­nia, impo­nen­do l’austerità in Euro­pa, costrin­ge gli altri sta­ti euro­pei a tene­re com­pres­so il loro mer­ca­to inter­no e li sol­le­ci­ta a cer­ca­re il trai­no per la ripre­sa nel­le espor­ta­zio­ni. L’avanzo com­mer­cia­le dell’Europa aumen­te­rà, con effet­ti nega­ti­vi altro­ve nel mon­do. Il secon­do, (quel­lo che pre­oc­cu­pa di più il FMI, e che dovreb­be pre­oc­cu­pa­re noi): in un’area mone­ta­ria omo­ge­nea (come quel­la dell’euro), lo squi­li­brio di una gran­dez­za con­ta­bi­le si com­pen­sa con uno squi­li­brio di segno oppo­sto di un’altra gran­dez­za contabile.
In due paro­le: per il FMI l’avanzo del­la bilan­cia com­mer­cia­le tede­sca “con­dan­na” alla com­pres­sio­ne del mer­ca­to inter­no (quin­di dei livel­li di spe­sa pub­bli­ca, pri­va­ta e di occu­pa­zio­ne) gli altri pae­si dell’area euro, impe­den­do­ne la ripre­sa. Pro­traen­do que­sta situa­zio­ne, con alcu­ni pae­si (come il nostro) che mostra­no già valo­ri allar­man­ti degli indi­ca­to­ri dell’economia rea­le, il rischio di una tenu­ta dell’euro tor­na a rie­mer­ge­re; non per la spe­cu­la­zio­ne finan­zia­ria, ma per squi­li­bri inter­ni tra le eco­no­mie europee.
Fac­cia­mo un esem­pio: lo “sche­ma Mez­zo­gior­no”. All’inizio degli anni ’60, anche l’Italia pun­tò su uno svi­lup­po a trai­no ester­no: non tut­ta l’Italia era però attrez­za­ta allo stes­so modo per far­si trai­na­re. Il rapi­do svi­lup­po del Nord por­tò ad un dre­nag­gio di risor­se dal Sud, finan­zia­rie e uma­ne: i mer­ca­ti este­ri si disin­te­res­sa­ro­no total­men­te del Mez­zo­gior­no impo­ve­ri­to, non più neces­sa­rio come sboc­co di mer­ca­to. Beg­gar-thy-nei­gh­bour (“ridu­ci a strac­ci il tuo vici­no.“) dico­no gli economisti.

Chi ha ragio­ne? Que­sta cosa ci riguar­da? Lo cre­do for­te­men­te. Inve­ce di lascia­re un tema come quel­lo del­le rela­zio­ni euro­pee all’uso stru­men­ta­le di M5S e Lega, dovrem­mo riven­di­ca­re un appro­fon­di­to dibat­ti­to e una pre­sa di posi­zio­ne del Gover­no, ben diver­sa da quel­la di anda­re a pie­ti­re a Bru­xel­les lo sfo­ra­men­to del limi­te del 3% al defi­cit di bilancio.

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