E tu, di che cosa hai davvero paura?

Una volta passato Halloween, quali sono le cose che ci fanno davvero paura? Che sono intorno a noi anche negli altri 364 giorni e di cui sembriamo non riuscire a liberarci, nonostante gli sforzi fatti (o proprio per via di quelli che non si fanno)? Quali sono quelle ombre che minacciano la nostra libertà e la nostra uguaglianza e che, come dice la nostra Costituzione, è compito della Repubblica rimuovere?

Hal­lo­ween è la ricor­ren­za in cui è nor­ma­le esse­re cir­con­da­ti da cose che fan­no pau­ra: vam­pi­ri, stre­ghe, fan­ta­smi, zom­bi, e tut­te le altre crea­tu­re mostruo­se e miste­rio­se a cui riu­scia­mo a pen­sa­re si dan­no appun­ta­men­to in que­sta gior­na­ta. Spun­ta­no dal­le vetri­ne, dai car­tel­lo­ni pub­bli­ci­ta­ri, dai film in pro­gram­ma­zio­ne, dal­le sera­te a tema, ci guar­da­no per­si­no dal­lo spec­chio se abbia­mo deci­so di met­ter­ci in costu­me. 

Ma, una vol­ta pas­sa­to Hal­lo­ween, qua­li sono le cose che ci fan­no dav­ve­ro pau­ra? Che sono intor­no a noi anche negli altri 364 gior­ni e di cui sem­bria­mo non riu­sci­re a libe­rar­ci, nono­stan­te gli sfor­zi fat­ti (o pro­prio per via di quel­li che non si fan­no)? Qua­li sono quel­le ombre che minac­cia­no la nostra liber­tà e la nostra ugua­glian­za e che, come dice la nostra Costi­tu­zio­ne, è com­pi­to del­la Repub­bli­ca rimuovere?

Abbia­mo comin­cia­to a rispon­de­re a que­sta doman­da, che rivol­gia­mo anche a voi. Che cos’è che vi fa dav­ve­ro pau­ra? 

Nei pros­si­mi gior­ni pub­bli­che­re­mo le vostre “cose spa­ven­to­se” e le rispo­ste che la poli­ti­ca può e deve dare. 

 

E A TE, COSA FA DAVVERO PAURA?

L’EMERGENZA CLIMATICA

Il gigan­te addor­men­ta­to del ciclo del car­bo­nio si sta svegliando.

Con il riscal­da­men­to glo­ba­le spin­to dal­l’au­men­to di gas ser­ra come la CO2 pro­dot­ta dal­la com­bu­stio­ne degli idro­car­bu­ri e del car­bo­ne, assi­stia­mo ogni gior­no al il riti­ro dei ghiac­ci. 

Non sta solo aumen­tan­do il livel­lo dei mari, ma aumen­ta anche la tem­pe­ra­tu­ra del suo­lo ghiac­cia­to arti­co, il per­ma­fro­st. Nel per­ma­fro­st sono impri­gio­na­te ton­nel­la­te di meta­no (si sti­ma­no alme­no 1400 giga­ton­nel­la­te), un gas ser­ra 60 vol­te più poten­te del­la CO2. La libe­ra­zio­ne del meta­no in atmo­sfe­ra dal­lo scio­gli­men­to del per­ma­fro­st, che si som­ma alle immis­sio­ni deri­van­ti dal­le inef­fi­cien­ze dei siste­mi di estra­zio­ne del gas natu­ra­le, pro­dur­rà una bru­sca acce­le­ra­zio­ne del­l’ef­fet­to ser­ra e il com­por­ta­men­to del cli­ma diver­rà impre­ve­di­bi­le. 

Nei pros­si­mi decen­ni gli effet­ti a cate­na del­la com­bu­stio­ne sfre­na­ta di fon­ti fos­si­li spin­ge­ran­no deci­ne di milio­ni di per­so­ne a lascia­re la loro ter­ra, che sarà dive­nu­ta ina­bi­ta­bi­le per inon­da­zio­ni, feno­me­ni meteo­ro­lo­gi­ci vio­len­ti o sic­ci­tà. Altro che streghe!

Chia­ra Bertogalli

 

LE BARRIERE ARCHITETTONICHE

Pau­ra: Sta­to emo­ti­vo di repul­sio­ne e di appren­sio­ne in pros­si­mi­tà di un vero o pre­sun­to pericolo.

Pri­ma o poi tut­ti sia­mo anda­ti nel pani­co per qual­co­sa; un inter­ven­to chi­rur­gi­co, l’esame di matu­ri­tà, le con­se­guen­ze di qual­che cat­ti­va azio­ne quan­do era­va­mo piccoli.

Pro­va­te ad imma­gi­na­re di aver timo­re di qual­co­sa che vada a con­di­zio­na­re rego­lar­men­te lo svol­ger­si del­la vita stes­sa, pen­sa­te di non poter segui­re l’istinto, mai, per­ché ogni gior­na­ta, ogni spo­sta­men­to, usci­ta a cena o acqui­sto in un nego­zio deve neces­sa­ria­men­te esse­re pia­ni­fi­ca­to, stu­dia­to e ponderato.

Sem­bra un vec­chio epi­so­dio di “Ai Con­fi­ni del­la Real­tà”, vero? 

Inve­ce è la quo­ti­dia­ni­tà per le per­so­ne con disa­bi­li­tà moto­rie. 

Quel­la che ti fa teme­re di non poter più rien­tra­re in casa per­ché l’ultimo bus non è acces­si­bi­le, quel­la che ti fa rinun­cia­re a far­ti un giro in cen­tro per­ché qual­che urba­ni­sta illu­mi­na­to ha deci­so ripa­vi­men­ta­re l’area pedo­na­le con dei ciot­to­li che met­te­reb­be­ro a rischio l’incolumità tua e del mez­zo su cui ti spo­sti o di non anda­re in un uffi­cio pub­bli­co zep­po di sca­le ritar­dan­do e ritar­dan­do una qual­che pra­ti­ca neces­sa­ria finen­do poi per dover dele­ga­re qual­cu­no. 

Pen­sa­te di esse­re costret­ti a rinun­cia­re — sem­pre — ad anda­re in un deter­mi­na­to posto per­ché si sa che lì la fer­ma­ta dell’autobus non è a nor­ma e non sare­ste in gra­do di scen­de­re in modo auto­no­mo dal mar­cia­pie­de o maga­ri per­ché il mar­cia­pie­de non c’è pro­prio e sali­re sul mez­zo sareb­be un’impresa supe­rio­re alle vostre forze.

Impos­si­bi­le vive­re con leg­ge­rez­za, usci­re e basta, dovrai sem­pre chia­ma­re un nume­ro ver­de per assi­cu­rar­ti che ascen­so­ri e mon­ta­sca­le sia­no ope­ra­ti­vi, pre­no­ta­re assi­sten­ze per acce­de­re ad un tre­no con ore se non gior­ni d’anticipo, fare ricer­che per imma­gi­ni per capi­re se il risto­ran­te dove fan­no il pran­zo di lau­rea di tuo­cug­gi­no è praticabile.

E sì, ci sarà sem­pre lo sco­no­sciu­to volen­te­ro­so che sarà dispo­sto a dare una mano, il grup­po di ami­ci che cer­che­rà di non far­te­lo pesa­re ma è così che dovreb­be essere?

Voi vor­re­ste vive­re gomi­to a gomi­to con una costan­te, impla­ca­bi­le Paura?

Ali­cia Ambrosini

 

IL GENDER GAP

Io ho pau­ra che que­stio­ni fon­da­men­ta­li come gen­der gap e dirit­ti del­le don­ne resti­no tali solo sul­la car­ta. 

Di nuo­vo. 

Che le don­ne paghi­no di più per que­sta emer­gen­za, a par­ti­re dal dirit­to all’abor­to che in Ita­lia è attac­ca­to stru­men­tal­men­te con l’alibi del Covid-19.

Che poi ci par­la­no di dirit­to alla vita, ma anche su que­sto c’è l’abbandono più tota­le, con le fami­glie lascia­te sole in gene­ra­le, e la gestio­ne fami­lia­re ancor più dif­fi­ci­le per chi deve affron­ta­re situa­zio­ni lega­te a disa­bi­li­tà o pato­lo­gie. E il cari­co, mol­to spes­so, è anco­ra affa­re prin­ci­pal­men­te femminile.

E la vio­len­za, che i dati ci con­fer­ma­no esse­re aumen­ta­te nel perio­do marzo/giugno 2020 rispet­to allo stes­so perio­do del 2019. Quan­to som­mer­so non vedia­mo? 

Eppu­re sia­mo anco­ra qua, a cian­ciar di cose come for­ma­zio­ne per le don­ne, quan­do spes­so rinun­cia­no al lavo­ro anche se ne han­no uno, non per­ché sia­no meno bra­ve o meno pre­pa­ra­te, ma sem­pli­ce­men­te per­ché è impos­si­bi­le fare diver­sa­men­te. La foto­gra­fia è impie­to­sa: si per­pe­tua un model­lo in cui gli uomi­ni han­no il dirit­to natu­ra­le a una vita fuo­ri casa, alla car­rie­ra, a non dover fare i con­ti con la con­ci­lia­zio­ne tra vita e lavo­ro. 

E le nuo­ve gene­ra­zio­ni, i più pic­co­li e le più pic­co­le, che que­sto vedo­no, cosa imparano?

Bene­det­ta Rinal­di 

 

I TAGLI ALL’ISTRUZIONE E ALLA RICERCA 

La not­te di Hal­lo­ween è quel­la che, secon­do la tra­di­zio­ne cel­ti­ca, è posta all’esterno del­la dimen­sio­ne tem­po­ra­le, in cui il velo che divi­de la ter­ra dei vivi da quel­la dei mor­ti si assot­ti­glia. Nel­la cul­tu­ra di mas­sa è quin­di lega­ta a sche­le­tri, mor­ti viven­ti, fan­ta­smi ed altre crea­tu­re di gusto goti­co che attra­ver­sa­no bar­rie­re che sem­bra­no impe­ne­tra­bi­li. Ciò che dovreb­be spa­ven­tar­ci però, non sono que­ste crea­tu­re di fan­ta­sia, ma la nostra inca­pa­ci­tà di supe­ra­re le distan­ze tem­po­ra­li ed esse­re altret­tan­to sostenibili.

In una socie­tà sem­pre più ingiu­sta, in cui le uni­ver­si­tà sono al ser­vi­zio del mer­ca­to del lavo­ro, dovrem­mo tut­ti esse­re soste­ni­bi­li come fan­ta­smi, supe­ran­do le distan­ze tem­po­ra­li e guar­dan­do qual­che anno in avan­ti, inve­sten­do con lun­gi­mi­ran­za in istru­zio­ne e ricer­ca (per inten­der­ci, più dell’attuale 0,4% del PIL, seguen­do il pia­no Amal­di) e dan­do modo, inve­ce, alle tec­no­lo­gie e agli stru­men­ti di miglio­ra­re la vita del­le per­so­ne avvian­do una vera coo­pe­ra­zio­ne tra mon­do del­la ricer­ca e mon­do del lavo­ro. 

Al con­tra­rio, con­ti­nuia­mo ad indos­sa­re la stes­sa masche­ra ter­ri­fi­can­te, quel­la del busi­ness as usual, dai cui occhi anche l’università appa­re un’istituzione da taglia­re quan­do non è uti­le per chi se ne ser­ve per arric­chir­si. 

Pec­ca­to che quel­la masche­ra sia mio­pe, e noi avrem­mo così biso­gno di vede­re oltre, come un fantasma.

Andrea Bene­det­ti

 

LA PERDITA DI BIODIVERSITÀ

A fare pau­ra sono i dati e i nume­ri del rap­por­to “Sta­te of natu­re in the EU – Resul­ts from repor­ting under the natu­re direc­ti­ves 2013–2018”, pub­bli­ca­to in que­sti gior­ni dall’European Envi­ron­ment Agen­cy (Eea): la bio­di­ver­si­tà ita­lia­na è sot­to asse­dio, ormai da trop­po tem­po, da con­ti­nue minac­ce.

Il 56% degli habi­tat tute­la­ti dal­la Diret­ti­va Euro­pea sono impat­ta­ti dal­lo svi­lup­po del­le infra­strut­tu­re, dal­lo svi­lup­po indu­stria­le, resi­den­zia­le e ricrea­ti­vo. Il 52% del­le spe­cie di fau­na ita­lia­na tute­la­te sono in uno sta­to di con­ser­va­zio­ne ina­de­gua­to o sfa­vo­re­vo­le. Sono 14 gli etta­ri di suo­lo ver­gi­ne che ven­go­no per­si ogni gior­no.

Di sicu­ro con que­sto trend non riu­sci­re­mo a rispet­ta­re gli obiet­ti­vi di con­ser­va­zio­ne pre­vi­sti per il 2020. Eppu­re la bio­di­ver­si­tà è fon­da­men­ta­le per la vita uma­na e per la nostra esi­sten­za: ossi­ge­no, mate­rie pri­me, cibo, arri­va­no da lì.

Eppu­re la nostra peni­so­la, se con­si­de­ria­mo le spe­cie e gli habi­tat natu­ra­li, così come le bel­lez­ze arti­sti­che e sto­ri­co-archi­tet­to­ni­che, rap­pre­sen­ta un vero e pro­prio capi­ta­le che inve­ce di esse­re tute­la­to e sal­va­guar­da­to vie­ne quo­ti­dia­na­men­te saccheggiato.

Il pro­ces­so di con­ser­va­zio­ne degli eco­si­ste­mi ita­lia­ni, che sono la base del­la nostra soprav­vi­ven­za, deve diven­ta­re l’azione fon­da­men­ta­le da cui ripar­ti­re. Dob­bia­mo inver­ti­re il trend degli ulti­mi 10/15 anni.

In quest’ottica, una serie di inve­sti­men­ti seri in con­ser­va­zio­ne e ripri­sti­no degli eco­si­ste­mi degra­da­ti potreb­be diven­ta­re real­tà tra­mi­te una quo­ta ade­gua­ta del reco­ve­ry fund, richia­man­do anche la nuo­va Stra­te­gia Euro­pea per la Bio­di­ver­si­tà. La cri­si socio ambien­ta­le, acui­ta anche dal­la pan­de­mia è solo l’altra fac­cia del­la cri­si bio­lo­gi­ca che stia­mo viven­do: solo risol­ven­do entram­be potre­mo garan­tir­ci un futu­ro di pro­spe­ri­tà. 

Non pos­sia­mo più igno­ra­re que­sti temi per­ché non abbia­mo più tem­po, dob­bia­mo agi­re subito!

Wal­ter Girardi

 

L’OMOLESBOBITRANSFOBIA

Noi per­so­ne LGBTI+ vivia­mo mol­to, trop­po, spes­so nel­la pau­ra. In pri­mis è l’omolesbobitransfobia che ci fa pau­ra e ci para­liz­za per­ché le nostre vite sono a rischio ogni gior­no. Affron­tia­mo quo­ti­dia­na­men­te il ter­ro­re dell’odio, del­le vio­len­ze e del­le discri­mi­na­zio­ni sot­to lo sguar­do d’accusa di per­so­ne pron­te a deni­grar­ci e accu­sar­ci per quel­lo che sia­mo, per­ché esi­stia­mo e amia­mo. Lo fan­no con noi, con i nostri com­pa­gni e com­pa­gne, con i nostri ami­ci e le nostre fami­glie, con i nostri figli e, anche, con i vostri figli. 

A vol­te, inve­ce, abbia­mo pau­ra addi­rit­tu­ra di guar­dar­ci allo spec­chio per­ché il per­cor­so che fac­cia­mo con noi stes­si per capir­ci, sco­prir­ci e amar­ci è, spes­so, tutt’altro che faci­le o scon­ta­to. A vol­te pen­sia­mo per anni di esse­re dei mostri men­tre non sia­mo noi quel­li sba­glia­ti, anche se spes­so ci fan­no cre­de­re di esser­lo. Quan­do ce ne ren­dia­mo con­to capia­mo che i veri mostri sono altri, quel­li che le masche­re più ter­ri­fi­can­ti di Hal­lo­ween le indos­sa­no ogni gior­no facen­do­ci cre­de­re che non sare­mo mai accet­tat* e che non avre­mo mai stes­si dirit­ti, liber­tà e soprat­tut­to digni­tà.

Quan­do ci ribel­lia­mo, lo fac­cia­mo per­ché non voglia­mo più esse­re dop­pia­men­te vit­ti­me: dell’odio e del­la pau­ra. Nel­le nostre denun­ce ci sono le nostre sto­rie e un gri­do di spe­ran­za anche per tut­te e tut­ti colo­ro che anco­ra non han­no tro­va­to il corag­gio per dire basta ad ogni for­ma di violenza.

Appro­va­re una leg­ge con­tro l’omolesbobitransfobia signi­fi­ca rico­no­sce­re la nostra digni­tà di esse­re uma­ni e allo stes­so tem­po la nostra liber­tà nell’essere lesbi­che, gay, bises­sua­li, trans*, inter­sex e ogni sfu­ma­tu­ra del­la nostra identità.

 Non voglia­mo più, mai più, ave­re paura.

Gian­mar­co Capogna

 

IL MONDO CHE STIAMO LASCIANDO AI NOSTRI FIGLI 

Un geni­to­re pro­va pau­ra dal gior­no in cui sco­pre che lo diven­te­rà. È tota­liz­zan­te: dal timo­re di non esse­re all’altezza di far fron­te ai biso­gni mini­mi di soprav­vi­ven­za del nasci­tu­ro, fino a quel­lo di cre­sce­re adul­ti che non saran­no in gra­do di esse­re umani.

Si aggiun­ga la pan­de­mia e la con­vin­zio­ne di non riu­sci­re a garan­ti­re loro un pre­sen­te. Bam­bi­ni e bam­bi­ne che han­no visto stra­vol­ge­re tut­to quel­lo che abbia­no mai cono­sciu­to: asi­li, scuo­le, par­chi gio­chi, ami­ci, non­ni, fami­glie di ogni tipo e dimen­sio­ne, lega­mi, rit­mi quo­ti­dia­ni e la sacro­san­ta liber­tà irri­pe­ti­bi­le di esse­re piccoli.

Per­ché cre­sce­re nel gri­gio­re di un Pae­se che pren­de a maz­za­te lo Sta­to Socia­le, dove si riten­go­no sacri­fi­ca­bi­li for­ma­zio­ne, edu­ca­zio­ne, cura e valo­riz­za­zio­ne del­le gene­ra­zio­ni futu­re, signi­fi­ca abi­ta­re un posto che sta moren­do di una mor­te dolo­ro­sa e nean­che trop­po len­ta.

E se fa pau­ra il virus, ne fa anco­ra di più la tota­le assen­za di pro­gram­mi e pro­spet­ti­ve di chi ci ammi­ni­stra e non ci aiu­ta a ricor­da­re che arri­ve­rà un doma­ni. Che abbia­mo il dove­re di garan­ti­re ai pic­co­li un mon­do miglio­re di que­sto e che lo stia­mo facen­do nel modo sbagliato.

Vero­ni­ca Gianfaldoni

 

LA VIOLENZA DI GENERE

È con la pau­ra che ci inse­gna­no a con­vi­ve­re fin da quan­do, da bam­bi­ne, venia­mo edu­ca­te secon­do ste­reo­ti­pi che fre­na­no le nostre capa­ci­tà e i nostri desi­de­ri, a resta­re zit­te e com­po­ste, ad abbas­sa­re la testa di fron­te a qua­lun­que maschio bian­co ete­ro­ses­sua­le recla­mi il dirit­to di appro­priar­si del­le nostre vite.

Pro­via­mo ter­ro­re ogni vol­ta che attra­ver­sia­mo uno spa­zio pub­bli­co con la con­sa­pe­vo­lez­za di tra­sfor­mar­ci in pre­de, e di non tro­va­re ripa­ro dal­la vio­len­za maschi­le nem­me­no all’interno di quel­le mura dome­sti­che in cui vor­reb­be­ro rinchiuderci.

Sia­mo espo­ste e al tem­po stes­so invi­si­bi­liz­za­te, rimos­se dai libri di sto­ria, dal lin­guag­gio e dai luo­ghi di pote­re, ras­se­gna­te a subi­re dall’alto deci­sio­ni che minac­cia­no le nostre esistenze.

Ci sen­tia­mo ina­de­gua­te quan­do per otte­ne­re dei risul­ta­ti fati­chia­mo il dop­pio di un uomo e venia­mo ricom­pen­sa­te di meno. 

Ci sen­tia­mo impau­ri­te ogni vol­ta che ci rac­con­ta­no che nel nostro pae­se abbia­mo rag­giun­to la pie­na ugua­glian­za, per­ché sap­pia­mo che si stan­no pre­pa­ran­do a met­te­re in discus­sio­ne i dirit­ti che cre­de­va­mo acqui­si­ti e a impe­dir­ci di rag­giun­ger­ne altri.

Lau­ra Carlino

 

LA SCUOLA CHIUSA 

Mi fa pau­ra un Pae­se che come solu­zio­ne al dif­fon­der­si del con­ta­gio da Covid-19 pen­si come pri­ma cosa a chiu­de­re le scuo­le anzi­ché  fare di tut­to per tute­lar­ne l’apertura e che in otto mesi di emer­gen­za sani­ta­ria non abbia sapu­to tro­va­re solu­zio­ni effi­ca­ci per quel­la edu­ca­ti­va. 

La scuo­la chiu­sa evi­den­zia le dise­gua­glian­ze tra chi ha di più e chi ha di meno e aumen­ta l’abbandono sco­la­sti­co, spe­cie in quei ter­ri­to­ri in cui il feno­me­no è già pre­sen­te in per­cen­tua­li preoccupanti.

Non sono pro­ble­mi che si risol­vo­no solo for­nen­do tut­ti di dispo­si­ti­vi e con­nes­sio­ne per usu­frui­re del­la didat­ti­ca a distan­za, che pure è il pri­mo pas­so dove­ro­so; scuo­la è socia­li­tà, è comu­ni­tà edu­can­te e grup­po di appren­di­men­to, è rela­zio­ne tra pari e con gli adul­ti, è impa­ra­re a vive­re insie­me.

Ci sono ragaz­zi e ragaz­ze più fra­gi­li che han­no la scuo­la come uni­co rife­ri­men­to e pos­si­bi­li­tà di riscat­to, per sfug­gi­re a un futu­ro già segna­to o costruir­ne uno migliore.

Per que­sto cre­do che la Scuo­la deb­ba rima­ne­re aper­ta: per rac­co­glie­re le pau­re e tra­sfor­mar­le in opportunità.

Eula­lia Grillo

 

L’INDIFFERENZA E LA BRUTALITÀ

La cri­mi­na­liz­za­zio­ne del­la soli­da­rie­tà e la bru­ta­li­tà degli accor­di e del­le poli­ti­che migra­to­rie che die­tro alla masche­ra del secu­ri­ta­ri­smo nascon­do­no vio­len­ze e vio­la­zio­ni dei dirit­ti umani.

Lo denun­cia­no tut­te le Ong e gli ope­ra­to­ri che lavo­ra­no sul cam­po, da Lesbo alla Libia, pas­san­do per gli accor­di con Tuni­sia e Sudan, l’Italia e l’Europa con­ti­nua­no a strin­ge­re pat­ti, memo­ran­dum e accor­di con il solo obiet­ti­vo di aumen­ta­re i respin­gi­men­ti. Que­sti pat­ti non mira­no solo a disin­cen­ti­va­re le per­so­ne dal fug­gi­re da con­te­sti disu­ma­ni e degra­dan­ti, met­ten­do in discus­sio­ne l’effettività del dirit­to inter­na­zio­na­le, ma, attra­ver­so il pro­ces­so di ester­na­liz­za­zio­ne del­le fron­tie­re, pun­ta­no a delo­ca­liz­za­re e spo­sta­re lon­ta­no dagli occhi il dram­ma dei respin­gi­men­ti e dei cam­pi profughi.

Cre­sco­no così, ai con­fi­ni dell’Europa, gli spa­zi in cui miglia­ia di per­so­ne sono abban­do­na­te all’indifferenza degli sta­ti, dove sem­bra non arri­va­re il dirit­to e dove, come vie­ne testi­mo­nia­to, non arri­va­no acqua pota­bi­le, cure medi­che e non ven­go­no assi­cu­ra­te le più basi­la­ri con­di­zio­ni di vita.

Veri e pro­pri cri­mi­ni con­tro l’umanità, tan­to gli accor­di che favo­ri­sco­no la per­si­sten­za di que­ste con­di­zio­ni, quan­to l’indifferenza sem­pre più dif­fu­sa e il ten­ta­ti­vo di allon­ta­na­re dal­la vista degli euro­pei i dram­mi dei migran­ti, come se facen­do fin­ta di non veder­li, ci si potes­se rite­ne­re assol­ti e sol­le­va­ti dal­le pro­prie responsabilità.

Ema­nue­le Busconi

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Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Caro Marco, ci vorrebbe un colpo da maestro

Caro Mar­co, ci vor­reb­be un col­po da mae­stro, alla Tibe­ri, l’abbiamo sem­pre chia­ma­to così: un’i­dea per scri­ve­re una sto­ria com­ple­ta­men­te diver­sa. Per­ché, Mar­co, non amavi

Nature Restoration Law: stavolta ha vinto la Terra!

È un momen­to sto­ri­co: oggi l’Europa ren­de leg­ge il ripri­sti­no del­la natu­ra, e defi­ni­sce la dire­zio­ne che il nostro con­ti­nen­te segui­rà per ridar­le spa­zio. La que­stio­ne non è edo­ni­sti­ca, e nem­me­no intel­let­tua­le: si trat­ta di per­met­te­re che gli eco­si­ste­mi, come i fiu­mi o le zone umi­de, ter­re col­ti­va­te e fore­ste, tor­ni­no gra­dual­men­te in una con­di­zio­ne di equi­li­brio per con­ti­nua­re a tra­sfor­ma­re la mate­ria, per ren­de­re, cioè, la bio­sfe­ra vivi­bi­le anche per noi.