Deriva legalitaria e desertificazione culturale: il caso Roma

Per governare una città non basta seguire le linee guida della Corti dei Conti: serve un ragionamento d’insieme che porti a un progetto ampio. Altrimenti il rischio è, come sta accadendo, di fare terra bruciata di tutte le realtà sociali in nome delle legalità e del profitto, privando di una visione di sviluppo socio-culturale una capitale europea che rimane sempre qualche passo indietro rispetto ad altre realtà internazionali, e che continua ad indietreggiare ad ogni giro di orologio.

Quel­lo del­la giun­ta capi­to­li­na è un lavo­ro ine­so­ra­bi­le e costan­te di inde­bo­li­men­to del tes­su­to socio-cul­tu­ra­le del­la cit­tà di Roma.

Il 22 feb­bra­io 2017, alla pre­sen­za di alcu­ni asses­so­ri — tra i qua­li Luca Ber­ga­mo, attua­le Vice­sin­da­co e Asses­so­re alla cre­sci­ta cul­tu­ra­le — la Giun­ta appro­va la Deli­be­ra 19/2017, allo sco­po di ren­de­re attua­bi­le la pre­ce­den­te Deli­be­ra 140/2015 (appro­va­ta dal­la giun­ta dell’allora Sin­da­co Mari­no), fina­liz­za­ta alla pie­na uti­liz­za­zio­ne e valo­riz­za­zio­ne del patri­mo­nio immo­bi­lia­re: “(…) occor­re pre­ser­va­re tale patri­mo­nio anche ai fini del­la valo­riz­za­zio­ne del­le ini­zia­ti­ve socio-cul­tu­ra­li svol­te da Orga­ni­smi sen­za fine di lucro di inte­res­se pub­bli­co in ausi­lio dell’Amministrazione, nell’ambito del­le atti­vi­tà isti­tu­zio­na­li di quest’ultima”.

Ma la squa­dra del­la Sin­da­ca Rag­gi va oltre quan­to defi­ni­to nel­la Deli­be­ra 140, met­ten­do in serio peri­co­lo la soprav­vi­ven­za di mol­te asso­cia­zio­ni e real­tà cul­tu­ra­li che esi­sto­no da anni e che arric­chi­sco­no il tes­su­to socia­le del­la Capitale.

Sono sta­te reca­pi­ta­te let­te­re di sfrat­to che impon­go­no il paga­men­to dei cano­ni di loca­zio­ne pre­gres­si: affit­ti non più cal­mie­ra­ti, ben­sì cal­co­la­ti in base all’attuale valo­re di mer­ca­to. Que­sto vin­co­lo vale come pre­re­qui­si­to di par­te­ci­pa­zio­ne al ban­do di rias­se­gna­zio­ne degli spa­zi in con­ces­sio­ne: va da sé che, a tali con­di­zio­ni, nes­su­na del­le Asso­cia­zio­ni avrà la dispo­ni­bi­li­tà finan­zia­ria per affron­ta­re que­sto tipo di spe­sa, risul­tan­do così auto­ma­ti­ca­men­te taglia­te fuo­ri dal­la pos­si­bi­li­tà di veder­si rias­se­gna­to lo spazio.

Una misu­ra del tut­to insen­sa­ta: chiun­que cono­sca le dif­fi­col­tà di chi ope­ra nel mon­do del­la cul­tu­ra sa che que­ste sono real­tà da sup­por­ta­re e valo­riz­za­re. Eppu­re, a Roma, la Giun­ta a mag­gio­ran­za 5 Stel­le sta ope­ran­do esat­ta­men­te nel­la dire­zio­ne oppo­sta fin dal suo insediamento.

In tut­to sono pre­vi­sti 113 sgom­be­ri, 73 dei qua­li riguar­da­no Asso­cia­zio­ni “che svol­go­no effet­ti­ve fun­zio­ni, atti­vi­tà e/o ser­vi­zi d’interesse pub­bli­co e che, per­tan­to, uti­liz­za­no il bene con moda­li­tà com­pa­ti­bi­li con la sua desti­na­zio­ne, non­ché colo­ro (Enti, Orga­ni­smi o Asso­cia­zio­ni) che svol­go­no com­pro­va­te atti­vi­tà social­men­te uti­li, di inte­res­se cit­ta­di­no o muni­ci­pa­le, su dele­ga o per con­to di Roma Capi­ta­le ed Enti e Orga­niz­za­zio­ni inter­na­zio­na­li rico­no­sciu­te dall’ONU”: per­fet­ta­men­te in linea con quan­to con­te­nu­to pro­prio all’interno del­la deli­be­ra 19/2017.

E così lo Spa­zio Socio-Abi­ta­ti­vo Ale­xis (Via Ostien­se), il Cen­tro socia­le Cor­to Cir­cui­to (Quar­tie­re Tusco­la­no), l’Ex Rial­to (sede tra l’altro del Forum dell’Acqua), l’Asilo Celio Azzur­ro (asi­lo mul­ti­cul­tu­ra­le al Celio), l’ Asso­cia­zio­ne cul­tu­ra­le Tor­rac­cia e la Scuo­la Popo­la­re di Musi­ca a Testac­cio, tra gli altri, si sono visti arri­va­re let­te­re di sfrat­to con arre­tra­ti annessi.

Alcu­ne di que­ste Asso­cia­zio­ni chie­do­no da anni il rin­no­vo dei con­trat­ti, sen­za che mai le ammi­ni­stra­zio­ni capi­to­li­ne abbia­no dato il via alle pro­ce­du­re. Nel frat­tem­po, però, han­no paga­to le spe­se cor­ren­ti e han­no man­te­nu­to in vita gli edi­fi­ci a loro spe­se e, soprat­tut­to, han­no svol­to atti­vi­tà cul­tu­ra­li e di inte­res­se cit­ta­di­no, facen­do rispar­mia­re sol­di all’amministrazione e ai cit­ta­di­ni stes­si, per ser­vi­zi che il Comu­ne stes­so non sareb­be sta­to in gra­do di erogare.

Lo scor­so Ago­sto, la Sin­da­ca si era impe­gna­ta con i movi­men­ti roma­ni per il supe­ra­men­to del­la deli­be­ra 140/2015, coin­vol­gen­do gli asses­so­ri com­pe­ten­ti: Patri­mo­nio, Socia­le e Cul­tu­ra. Il 9 ago­sto 2016 è sta­ta inse­ri­ta all’ordine del gior­no la Mozio­ne 7/2016 che avreb­be dovu­to impe­gna­re la Sin­da­ca e la Giun­ta Capi­to­li­na all’istituzione di un tavo­lo tec­ni­co “pro­pe­deu­ti­co alla ste­su­ra di una nuo­va disci­pli­na sul­l’u­so dei beni del patri­mo­nio indi­spo­ni­bi­le di Roma Capi­ta­le”. Si arri­ve­reb­be così, a una sospen­sio­ne di tut­te le ordi­nan­ze di sgom­be­ro attual­men­te pre­vi­ste come effet­to col­la­te­ra­le del­la deli­be­ra 140/2015, e all’e­sa­me di ogni sin­go­la situazione.

Ma per gover­na­re una cit­tà non basta segui­re le linee gui­da del­la Cor­ti dei Con­ti: ser­ve un ragio­na­men­to d’insieme che por­ti a un pro­get­to ampio. Altri­men­ti il rischio è, come sta acca­den­do, di fare ter­ra bru­cia­ta di tut­te le real­tà socia­li in nome del­le lega­li­tà e del pro­fit­to, pri­van­do di una visio­ne di svi­lup­po socio-cul­tu­ra­le una capi­ta­le euro­pea che rima­ne sem­pre qual­che pas­so indie­tro rispet­to ad altre real­tà inter­na­zio­na­li, e che con­ti­nua ad indie­treg­gia­re ad ogni giro di orologio.

Roma Pos­si­bi­le

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