[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1510565770288{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]Una alleanza tra Emma Bonino e Marco Minniti sarebbe la più assurda e feroce delle «coalizioni da incubo», che tengono assieme tutto e il contrario di tutto.
La battuta che utilizzavamo diceva che, in fondo, mancava solo l’accordo con la Libia per poter dire che il PD aveva replicato tutto ciò che già le destre avevano fatto, in alcuni casi spingendosi ancora più in là. Non era una battuta, evidentemente, ma una profezia, dato che è arrivato l’accordo con la Libia e le sue milizie, è arrivato un codice di condotta per e contro le Ong, è arrivato un decreto Minniti-Orlando che ha ridotto enormemente le tutele giuridiche per i richiedenti asilo. Non è arrivata, invece, una riforma strutturale del sistema di accoglienza, non è arrivata una riforma altrettanto strutturale della folle legge Bossi-Fini con annesso il reato di clandestinità. Questo quanto fatto e non fatto da Minniti.
Dall’altra parte, Emma Bonino è stata impegnatissima, e in prima linea, nel promuovere una positiva campagna promossa dai Radicali che aveva come punto centrale esattamente la riforma della Bossi-Fini. Superare la Bossi-Fini, prevedendo meccanismo e strumenti per l’ingresso dei cittadini stranieri nel nostro paese, vuol dire rovesciare completamente il paradigma su cui si sono fondate le politiche migratorie italiane degli ultimi anni e in particolare tutti i provvedimenti di stampo minnitiano. Un paradigma che si basa sull’idea che le persone possano essere bloccate all’urlo “non passa lo straniero”. «Ogni giorno, a turno — scrive oggi Repubblica, riportando testimonianze dalla prigione per Sabha -, chi veniva chiamato doveva alzarsi e veniva torturato davanti a tutti mentre uno dei carcerieri scattava foto e telefonava ai familiari e faceva sentire loro in diretta le urla strazianti per poi chiedere il riscatto per la liberazione»: è questo il risultato dei respingimenti. Un risultato che viene difeso, sempre su Repubblica, da Minniti: «Se il mio partito ha cambiato idea sull’azione del governo contro gli sbarchi, prenderò atto. E poi valuterò le conseguenze».
Minniti conta gli sbarchi, Bonino i torturati.
Sono due posizioni diametralmente opposte e questo perché “la linea dei migranti” ha sempre segnato un confine tra chi pensa che prima di tutto venga il rispetto diritti umani e chi pensa che sui diritti umani si possa chiudere un occhio per ragioni di altro tipo: «sono troppi, portano le malattie, sono violenti», fino all’argomento più utilizzato da Minniti, e cioè quello del «limite dell’integrazione» di cui un paese è capace, prima che questa diventi un problema per la «tenuta democratica del Paese» (e noi che pensavamo alla mafia!).
Non c’entra neppure l’essere (o il dichiararsi) di destra o di sinistra: c’entrano i diritti umani. Per voi è tollerabile che persone vengano letteralmente catturate da autorità e milizie libiche per essere ricondotte in campi di detenzione e lì torturate? Non è una domanda retorica, perché per il governo lo è.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]