Chi è il clandestino, chi è il criminale

Dove sta il reato e, soprattutto, chi è il criminale? Colui che trasbordando un gommone carico all'inverosimile di esseri umani evita che si ribalti facendo affogare in mare le persone trasportate? O colui che aspetta che il gommone si spinga oltre e consegni al mare le vite dei trasportati e solo allora intervenga?

[vc_row][vc_column][vc_column_text css=”.vc_custom_1501772214725{margin-top: 20px !important;}”][/vc_column_text][vc_column_text]“Immi­gra­ti clan­de­sti­ni” e “sog­get­ti la cui pre­sen­za in mare è fina­liz­za­ta all’im­mi­gra­zio­ne clan­de­sti­na”: in quat­tro minu­ti di con­fe­ren­za stam­pa, il Pro­cu­ra­to­re del­la Repub­bli­ca di Tra­pa­ni par­la dei migran­ti tra­sbor­da­ti dai bar­co­ni sul­le navi del­le ong in mare aper­to sen­za mai usa­re la paro­la “per­so­ne”, “esse­ri uma­ni”, “don­ne e bam­bi­ni in fuga”, “pro­fu­ghi”, “richie­den­ti asi­lo”. Nel lin­guag­gio buro­cra­ti­co sono tut­ti “sog­get­ti” o “immi­gra­ti clan­de­sti­ni” e que­sto lin­guag­gio disu­ma­niz­zan­te e dis­sa­cran­te (per­ché ogni esse­re uma­no è sakros, cioè uni­co e invio­la­bi­le) apre la stra­da alla defor­ma­zio­ne del­la pub­bli­ca opi­nio­ne, che di fron­te agli “uomi­ni di leg­ge” che addi­ta­no i “sog­get­ti la cui pre­sen­za in mare è fina­liz­za­ta all’im­mi­gra­zio­ne clan­de­sti­na” cor­re­rà a chiu­de­re por­te, coscien­ze, cuo­ri e sen­so cri­ti­co.

Il cat­ti­vo uso del lin­guag­gio, trop­po sot­to­va­lu­ta­to, è una par­te impor­tan­te del pro­ble­ma. E per “cat­ti­vo” inten­do esat­ta­men­te ed eti­mo­lo­gi­ca­men­te “pri­gio­nie­ro” del pro­prio pre­giu­di­zio, che repli­ca­to dai media e rim­bal­za­to di boc­ca in boc­ca diven­ta ste­reo­ti­pa­to “lin­guag­gio comune”.

Ma in que­sto caso il cat­ti­vo uso del lin­guag­gio dise­gna anche la sce­no­gra­fia del cat­ti­vo uso del dirit­to. Se è vero (ed è vero) che il sal­va­tag­gio di vite uma­ne in mare è un pre­ci­so dove­re giu­ri­di­co, se è vero che la stes­sa fat­ti­spe­cie di rea­to (art. 12 Testo Uni­co Immi­gra­zio­ne) esclu­de la rile­van­za pena­le di chi abbia agi­to per sal­va­re qual­cu­no dal peri­co­lo attua­le di un dan­no gra­ve alla per­so­na (è lo sta­to di neces­si­tà di cui all’art. 54 del codi­ce pena­le), allo­ra dove sta il rea­to e, soprat­tut­to, chi è il cri­mi­na­le? Colui che tra­sbor­dan­do un gom­mo­ne cari­co all’in­ve­ro­si­mi­le di esse­ri uma­ni evi­ta che si ribal­ti facen­do affo­ga­re in mare le per­so­ne tra­spor­ta­te? O colui che aspet­ta che il gom­mo­ne si spin­ga oltre, in mare aper­to, si ribal­ti, con­se­gni al mare le vite dei tra­spor­ta­ti e solo allo­ra, codi­ce Min­ni­ti alla mano, inter­ven­ga? E non è for­se dove­ro­so dubi­ta­re del­la legit­ti­mi­tà di una mis­sio­ne mili­ta­re del­l’I­ta­lia che sup­por­ta i libi­ci nel respin­gi­men­to dei migran­ti, resti­tuen­do­li ai cam­pi di con­cen­tra­men­to dove si per­pe­tra­no vio­len­ze, tor­tu­re e stu­pri e rimet­ten­do­li nel­le mani dei traf­fi­can­ti di esse­ri uma­ni? Con­tro il prin­ci­pio di non refou­le­ment del­la Con­ven­zio­ne di Gine­vra sul­la pro­te­zio­ne dei rifu­gia­ti (che del resto la Libia non ha rati­fi­ca­to, ma l’I­ta­lia si’) e con­tro l’art. 10 del­la nostra Costi­tu­zio­ne che garan­ti­sce il dirit­to di asilo?

Lo dico con paca­tez­za e rispet­to ma lo dico, per­ché è un mio pre­ci­so dove­re eti­co, giu­ri­di­co e poli­ti­co dir­lo: l’u­so del­la for­za del dirit­to con­tro i dirit­ti fon­da­men­ta­li del­le per­so­ne e l’e­ser­ci­zio del­l’a­zio­ne pena­le sen­za cono­scen­za appro­fon­di­ta e medi­ta­ta del com­ples­so siste­ma dei dirit­ti uma­ni e dei pro­ces­si migra­to­ri con­tro gli ope­ra­to­ri, sin­go­li o orga­niz­za­ti, di soli­da­rie­tà fa il paio con la cat­ti­va poli­ti­ca dei decre­ti Min­ni­ti-Orlan­do che intro­du­co­no il dirit­to dise­gua­le, il dirit­to su base etni­ca, l’a­par­theid giu­di­zia­ria. E ini­zia­no a dise­gna­re i con­tor­ni di uno sta­to autoritario.

Andrea Mae­stri, avvo­ca­to immi­gra­zio­ni­sta e depu­ta­to di Pos­si­bi­le[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Caro Marco, ci vorrebbe un colpo da maestro

Caro Mar­co, ci vor­reb­be un col­po da mae­stro, alla Tibe­ri, l’abbiamo sem­pre chia­ma­to così: un’i­dea per scri­ve­re una sto­ria com­ple­ta­men­te diver­sa. Per­ché, Mar­co, non amavi

Nature Restoration Law: stavolta ha vinto la Terra!

È un momen­to sto­ri­co: oggi l’Europa ren­de leg­ge il ripri­sti­no del­la natu­ra, e defi­ni­sce la dire­zio­ne che il nostro con­ti­nen­te segui­rà per ridar­le spa­zio. La que­stio­ne non è edo­ni­sti­ca, e nem­me­no intel­let­tua­le: si trat­ta di per­met­te­re che gli eco­si­ste­mi, come i fiu­mi o le zone umi­de, ter­re col­ti­va­te e fore­ste, tor­ni­no gra­dual­men­te in una con­di­zio­ne di equi­li­brio per con­ti­nua­re a tra­sfor­ma­re la mate­ria, per ren­de­re, cioè, la bio­sfe­ra vivi­bi­le anche per noi.