Barca e Civati per il partito nuovo

Schermata 2013-12-01 alle 08.06.13Un anno fa, di que­sti tem­pi, Fabri­zio Bar­ca era il mini­stro per la Coe­sio­ne Ter­ri­to­ria­le nel gover­no Mon­ti, e fra tut­ti i tec­ni­ci del­la com­pa­gi­ne si sta­va met­ten­do in luce per i meto­di inno­va­ti­vi che appli­ca­va alla gestio­ne del­la cosa pub­bli­ca. Pri­mo fra tut­ti lo spe­ri­men­ta­li­smo, che con­net­te con veri­fi­ca costan­te l’Eu­ro­pa e le peri­fe­rie, le comu­ni­tà loca­li e l’e­ro­ga­zio­ne di fon­di, il pub­bli­co e il pri­va­to, inter­net e il pia­no fisi­co, L’A­qui­la da rico­strui­re e il Sul­cis da sal­va­re. In paral­le­lo, que­sto bril­lan­te pro­fes­so­re di soli­da ascen­den­za comu­ni­sta e for­ma­zio­ne acca­de­mi­ca, sta­va col­ti­van­do l’in­te­res­se più gran­de, ovve­ro occu­par­si di dare una teo­ria del­l’a­zio­ne poli­ti­ca ‑for­se la pri­ma orga­ni­ca in ven­t’an­ni- al cor­po del­la sini­stra ita­lia­na, con­qui­stan­do mol­ti gra­zie anche all’e­lo­quio flui­do, appas­sio­na­to e con­vin­cen­te quan­to luci­do e asser­ti­vo, sfo­de­ra­to duran­te le tra­smis­sio­ni tele­vi­si­ve che già se ne con­ten­de­va­no la pre­sen­za a caval­lo del­l’an­no in cor­so. Tan­to da auspi­ca­re un ruo­lo di peso in quel­lo che sareb­be dovu­to esse­re il ven­tu­ro gover­no Ber­sa­ni, o in alter­na­ti­va la costru­zio­ne dal­le fon­da­men­ta di un sog­get­to uni­co del­la sini­stra di gover­no, pro­ta­go­ni­sta con una pro­pria iden­ti­tà e in gra­do di deter­mi­na­re la linea dell’esecutivo.

barca gruber Le ele­zio­ni sono anda­te come sap­pia­mo, ma Bar­ca con­ti­nuò ad acca­rez­za­re l’i­dea di un impe­gno diret­to nel Par­ti­to Demo­cra­ti­co, dap­pri­ma iscri­ven­do­si alla sto­ri­ca sezio­ne roma­na di via dei Giub­bo­na­ri, poi pub­bli­can­do il 12 apri­le una “memo­ria” che par­las­se anche a Sini­stra Eco­lo­gia e Liber­tà, infi­ne entran­do nel già infuo­ca­to e disa­stro­so per­cor­so del PD duran­te i gior­ni del Qui­ri­na­le, attra­ver­so un tweet che defi­ni­va «incom­pren­si­bi­le» la rinun­cia a ragio­na­re sul nome di Ste­fa­no Rodo­tà. La stra­da di Bar­ca era trac­cia­ta, e dovun­que andas­se a pre­sen­ta­re il suo docu­men­to ‑dal tito­lo “Un par­ti­to nuo­vo per un buon gover­no”- nei cir­co­li demo­cra­ti­ci come in altre assem­blee pub­bli­che il pie­no­ne era assi­cu­ra­to. In pochi mesi Fabri­zio Bar­ca, le sue teo­rie e la for­ma men­tis che rive­la­no, sono diven­ta­ti ‑a dif­fe­ren­za del­le deci­sio­ni pre­se dai diri­gen­ti, pri­ma fra tut­te le lar­ghe inte­se con le destre- i depo­si­ta­ri del­le inten­zio­ni e dei pro­po­si­ti di buo­na par­te del­l’e­let­to­ra­to di sini­stra, che qua­si una­ni­me­men­te gli rico­no­sce una visio­ne di medio-lun­go perio­do spes­so assen­te nei discor­si poli­ti­ci, la capa­ci­tà di aggre­ga­re sog­get­ti attor­no a un sin­go­lo tema, il riscat­to par­te­ci­pa­ti­vo dopo anni (for­se decen­ni) di deci­sio­ni al ver­ti­ce: figlio di par­ti­gia­no cat­to­li­co e con master a Cam­brid­ge, col­to e prag­ma­ti­co, valo­ria­le e ope­ra­ti­vo, in Bar­ca talu­ni scor­go­no un nuo­vo ere­de di Roma­no Prodi.

fabrizio-barca-a-Cagliari “La tra­ver­sa­ta” del Pae­se, che Bar­ca ha com­piu­to nel 2013 assie­me a un nucleo di affia­ta­ti col­la­bo­ra­to­ri, già pro­ve­nien­ti dal­l’e­spe­rien­za al mini­ste­ro (tra l’al­tro, uno dei pochi enti di quel livel­lo a dia­lo­ga­re bene su twit­ter), nel ren­der­gli il mate­ria­le per un volu­me di pub­bli­ca­zio­ne ancor recen­te, ha dimo­stra­to al pro­fes­so­re quan­to in Ita­lia sia faci­le ade­ri­re a del­le tesi sen­za pro­ble­ma­tiz­zar­le: è sta­to il pri­mo, nel cor­so di ogni incon­tro, a stig­ma­tiz­za­re l’atti­tu­di­ne una­ni­mi­sta e poco dia­lo­gi­ca con cui vie­ne a vol­te trat­ta­to il model­lo di par­ti­to e di rap­por­to con l’am­mi­ni­stra­zio­ne che ha in men­te, in luo­go di un con­ti­nuo met­ter­si in discus­sio­ne. Una pra­ti­ca che si riscon­tra facil­men­te, ascen­den­do alle radi­ci dei com­por­ta­men­ti abi­tu­di­na­ri nel­la Secon­da Repub­bli­ca, perio­do di faci­li entu­sia­smi e altret­tan­to velo­ci oblii: nel Pae­se dove si è gio­va­ni anche oltre i qua­ran­t’an­ni, un homo novus rischia di “bru­ciar­si” nel­l’ar­co di pochi mesi, se non vie­ne mes­so nel­la con­di­zio­ne di dimo­stra­re la pro­pria alte­ri­tà siste­ma­ti­ca e a inge­ne­ra­re un biso­gno d’at­ten­zio­ne che esu­li dal­la per­so­na e incro­ci inve­ce le tesi. Non così per Bar­ca, evi­den­te­men­te espres­sio­ne di una man­can­za rea­le, e non di rado evo­ca­to da mili­tan­ti e atti­vi­sti come “la solu­zio­ne”. Che ‑lui stes­so è il pri­mo a rico­no­sce­re- sta in ciò che scri­ve più che in una can­di­da­tu­ra diret­ta a reg­ge­re le sor­ti del PD, vista come disat­te­sa, ma peral­tro linea­re per un iscrit­to da soli pochi mesi.

civati barca left Vale fare un pas­so indie­tro. Nel­lo sti­mo­lo teo­ri­co, di dover esse­re, pub­bli­ca­to ad apri­le, Bar­ca espo­ne argo­men­ta­zio­ni che pre­ven­go­no un pro­gram­ma di gover­no, essen­do foca­liz­za­te al modo in cui una for­ma­zio­ne poli­ti­ca del­la sini­stra assu­me le pro­prie deci­sio­ni, e le por­ta nel­la sede di solu­zio­ne dei pro­ble­mi del­la comu­ni­tà: il faro è la cosid­det­ta mobi­li­ta­zio­ne cogni­ti­va, ovve­ro l’ac­qui­si­zio­ne del­le mas­si­me cono­scen­ze dispo­ni­bi­li e dif­fu­se, pri­ma di dare rispo­ste ope­ra­ti­ve e isti­tu­zio­na­li, in un con­fron­to che si vuo­le sia «acce­so, aper­to, ragio­ne­vo­le», che guar­di all’in­no­va­zio­ne ma non dimen­ti­chi sostan­ti­vi qua­li “casa” e “memo­ria”, affin­ché par­ti­to e Sta­to sia­no due enti­tà sepa­ra­te in con­ti­nua dia­let­ti­ca «sfi­dan­te». Un diver­so modo di finan­zia­re pub­bli­ca­men­te la poli­ti­ca con respon­sa­bi­li­tà, no a dop­pi inca­ri­chi: da col­let­to­re dei biso­gni il par­ti­to deve far­si pale­stra per la pra­ti­ca quo­ti­dia­na del­le solu­zio­ni, respon­sa­bi­liz­zan­do i gio­va­ni che sa aggre­ga­re e non postu­lan­do la pro­pria esau­sti­vi­tà socia­le. Una alter­na­ti­va alle social­de­mo­cra­zie mai pra­ti­ca­te in Ita­lia e soprat­tut­to al “mini­ma­li­smo” (il ter­mi­ne che il pro­fes­so­re ado­pe­ra in luo­go di libe­ri­smo), ver­so la for­ma­zio­ne di una vera clas­se diri­gen­te, inclu­si­va del­le intel­li­gen­ze outsi­der spes­so mor­ti­fi­ca­te nel sacri­fi­cio agli inte­res­si di potere.

civati barca Lun­go que­sto per­cor­so, Fabri­zio Bar­ca non pote­va non incon­tra­re Giu­sep­pe Civa­ti. A par­ti­re dal­la stig­ma­tiz­za­zio­ne di un’an­ti­po­li­ti­ca che è diven­ta­ta ‑nel­le paro­le del­la “memo­ria”- «segre­ga­zio­ne comu­ni­ta­ria», e dal­l’u­so del­la Rete come col­let­to­re impor­tan­te anche se non asso­lu­to, le idee del can­di­da­to alla segre­te­ria nazio­na­le del PD han­no sapu­to natu­ral­men­te con­ver­ge­re con il pen­sie­ro poli­ti­co del pro­fes­so­re, pri­ma di tut­to a livel­lo meto­do­lo­gi­co: Bar­ca rico­no­sce a Civa­ti l’uni­ci­tà nel dare rispo­ste alle que­stio­ni poste sul cam­po, in un con­ti­nuo scam­bio che avvie­ne nei rispet­ti­vi spa­zi web. Accre­sciu­to nel calo­re del [W]-days reg­gia­ni di luglio e nel ragio­na­men­to pro­lun­ga­to di una pre­sen­ta­zio­ne mila­ne­se del­la “Tra­ver­sa­ta”, il fee­ling diven­ta con­sen­so con­gres­sua­le e pub­bli­co endor­se­ment nei gior­ni d’au­tun­no: là dove Civa­ti ipo­tiz­za una sola fon­da­zio­ne del PD, dedi­ca­ta agli stu­di del­le for­me del­la poli­ti­ca, pen­san­do a una pre­si­den­za di Bar­ca, que­st’ul­ti­mo rom­pe gli indu­gi e dichia­ra il pro­prio soste­gno al depu­ta­to mon­ze­se in vista del­le pri­ma­rie dell’8 dicem­bre. Per chi ha segui­to le vicen­de tumul­tuo­se del­la sini­stra negli ulti­mi dodi­ci mesi, un cer­chio si chiu­de e un pas­so in avan­ti si com­pie, del tut­to logi­co e coe­ren­te alle pro­prie stes­se pre­mes­se, ver­so il par­ti­to nuo­vo qua­le con­di­zio­ne neces­sa­ria al futu­ro buon gover­no del centrosinistra.

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