Il nome dell’iniziativa è quanto mai opportuno: mia la voce, mia la scelta contro tutti quelli che vogliono scegliere e parlare per noi.
Possibile fin dall’inizio ha dato la sua adesione all’iniziativa, supportandola e diffondendola attraverso i suoi social e tra le iscritte, gli iscritti e simpatizzanti per la raccolta delle firme, cogliendo anche l’occasione per far crescere la consapevolezza di come questo diritto sia in pericolo.
Possibile si è sempre schierata per il diritto all’autodeterminazione e non poteva certo mancare questa volta.
Sono abbastanza grande per ricordare come fu accolta la 194 nel lontano 1978 dalle donne che erano scese in piazza per vedere il riconoscimento di questo diritto e uscire dalla clandestinità a cui erano costrette.
La legge non era perfetta e scontentò sia chi la sosteneva che chi la combatteva. Il successivo referendum dell’81, proposto dal Movimento per la vita, vide la partecipazione di oltre il 79% degli aventi diritto e il 68% si dichiarò a contro l’abrogazione, nonostante l’appoggio del papa di allora, Giovanni Paolo II.
E dopo quasi 50 anni dobbiamo ancora lottare e difendere questo diritto, oltre purtroppo a tanti altri, da chi non riesce neanche ad accettare di introdurre l’educazione sessuo-affettiva nelle scuole, un altro punto su cui Possibile è impegnata.
90 milioni di donne in età riproduttiva vivono in Paesi in cui l’aborto è del tutto proibito.
L’aborto è un diritto alla salute, rientra nel novero dei diritti alla persona e non è una concessione e una legislazione restrittiva crea un problema di salute pubblica, mettendo a rischio la vita e la salute delle donne che vi fanno ricorso in assenza di adeguata assistenza medica.
La proibizione dell’aborto non lo fa sparire, lo rende solo pericoloso.
Come se non bastasse la difficoltà di applicazione della legge così come è (obiezione di coscienza, mancanza di comunicazione di dati che dovrebbero essere resi pubblici, etc.), le Regioni stanno già permettendo l’ingresso di associazioni antiscelta nei consultori grazie a un emendamento del PNRR che permette alle regioni di avvalersi di soggetti del terzo settore che abbiano “qualificata” esperienza nel sostegno alla maternità.
Dobbiamo quindi difendere questo diritto, anzi semmai estenderlo dato la 194 non garantisce un vero diritto all’aborto ma lo consente in determinati e specifici casi. E quindi le donne continuano ad abortire in modo non sicuro.
La scelta deve essere nostra. “Il corpo è mio e me lo gestisco io”, si diceva. Continuiamo a ribadirlo.
Daniela D’Aloisi
Possibile Roma