Nessun Paese è un’isola — I rifugiati non evaporano col freddo

Diverse cose che succedono in Italia, tra Milano e Roma e la Basilicata. L'Afghanistan e il vergognoso accordo voluto dai paesi europei. E tante altre cose nella newsletter di Nessun Paese è un'isola.

Appun­ta­men­to set­ti­ma­na­le con la new­slet­ter di Nes­sun Pae­se è un’i­so­la. Per iscri­ver­si è suf­fi­cien­te com­pi­la­re il form a que­sto link: https://goo.gl/forms/8EGduiLjl3ucZJGq2

ROMA / MILANO / ITALIA

Le tem­pe­ra­tu­re ini­zia­no a cala­re lun­go tut­ta la peni­so­la e — anche a fron­te dei cospi­cui sbar­chi di set­ti­ma­na scor­sa — si regi­stra l’aggravarsi di alcu­ne situa­zio­ni, in par­ti­co­la­re nel­le “due capi­ta­li” del Paese.

A Roma, come in un assur­do gio­co dell’oca, i migran­ti (o sareb­be meglio dire “tran­si­tan­ti”) una vol­ta ospi­ti del cen­tro Bao­bab sono di fat­to inse­gui­ti dal­le for­ze dell’ordine, sen­za che la Giun­ta gui­da­ta da Vir­gi­nia Rag­gi rie­sca a tro­va­re una solu­zio­ne defi­ni­ti­va. Pri­ma è sta­to chiu­so il Bao­bab e le per­so­ne che vi tro­va­va­no ospi­ta­li­tà si sono spo­sta­te all’esterno, in via Cupa. Poi — a segui­to di nume­ro­si ten­ta­ti­vi carat­te­riz­za­ti da iden­ti­fi­ca­zio­ni di per­so­ne già iden­ti­fi­ca­te (sì, ave­te let­to bene) — è sta­ta sgom­be­ra­ta via Cupa e le stes­se per­so­ne si sono reca­te a Piaz­za­le del Vera­no, tro­van­do per un bre­ve las­so di tem­po ospi­ta­li­tà pres­so l’adiacente cor­ti­le del­la Basi­li­ca di San Loren­zo, per poi esse­re sgom­be­ra­te anche da lì. Si par­la di pochis­si­me cen­ti­na­ia di per­so­ne che — dia­mo una noti­zia a sin­da­ca Rag­gi e pre­mier Ren­zi — non eva­po­re­ran­no duran­te l’inverno, anzi. E’ dav­ve­ro così dif­fi­ci­le tro­va­re un luo­go dove ospitarle?

La pro­te­sta dei “tran­si­tan­ti” al Cam­pi­do­glio, set­ti­ma­na scorsa.

Anche Mila­no sta viven­do in que­ste ore una situa­zio­ne cri­ti­ca: lo spa­zio adi­bi­to all’accoglienza dei tran­si­tan­ti pres­so la Sta­zio­ne Cen­tra­le è pen­sa­to per 150 per­so­ne, ma nei gior­ni scor­si si è toc­ca­ta la cifra record di 730. Si trat­ta in lar­ga par­te di per­so­ne pro­ve­nien­ti dal­la Libia e nel­la rico­stru­zio­ne de La Stam­pa, tra l’altro, emer­ge un par­ti­co­la­re che non è la pri­ma vol­ta che incon­tria­mo. Sapen­do di anda­re incon­tro a vio­len­ze, tor­tu­re e stu­pri, «le don­ne spes­so, pri­ma di par­ti­re, si fan­no poten­ti inie­zio­ni di ormo­ni, per non rima­ne­re incin­te nel­le vio­len­ze che san­no già che dovran­no subi­re nel loro lun­go viag­gio». Allo stes­so tem­po i volon­ta­ri han­no denun­cia­to epi­so­di di pro­sti­tu­zio­ne che coin­vol­go­no gio­va­ni don­ne. Anche in que­sto caso, quan­to ci vor­rà per­ché il gover­no inter­ven­ga (se interverrà)?

Sul fron­te gover­na­ti­vo pro­se­gue la discus­sio­ne sul­la rifor­ma del siste­ma di acco­glien­za. Il per­cor­so si incar­di­na su tre pun­ti:

  1. Pro­gres­si­va esclu­sio­ne dei cen­tri straor­di­na­ri per i comu­ni che ade­ri­sco­no alla rete SPRAR;

  2. Quo­te fis­se per ogni comu­ne (varia­bi­li da 1,5 a 2,5 migran­ti ogni 1000 residenti);

  3. Un con­tri­bu­to al comu­ne di 500 euro all’anno per migran­te ospitato.

Una solu­zio­ne mira­co­lo­sa (e alquan­to impro­ba­bi­le) potreb­be arri­va­re dall’Egitto: il magna­te egi­zia­no Naguib Sawi­ris, la cui idea ori­gi­na­le era acqui­sta­re un’isola dell’Egeo da desti­na­re ai rifu­gia­ti, ora sem­bra aver tro­va­to nel­la Basi­li­ca­ta il luo­go dove rea­liz­za­re il suo pro­get­to. Sawi­ris sostie­ne di non voler «esse­re solo un busi­ness­man famo­so ma un nome asso­cia­to a qual­co­sa di uma­ni­ta­rio», esclu­de che l’Egitto pos­sa met­te­re sul­lo stes­so piat­to aiu­ti eco­no­mi­ci e gestio­ne dei migran­ti (ma Ange­la Mer­kel non è del­la stes­sa opi­nio­ne) e offre una curio­sa let­tu­ra dell’intervento rus­so in Siria: «L’arrivo di Putin, posi­ti­vo o nega­ti­vo, ha impo­sto un cam­bio di pas­so. Muo­io­no inno­cen­ti in Siria? Si. L’intervento rus­so è buo­no? No. Ma è meglio che sta­re fer­mi a guar­da­re». C’è da aspet­tar­si qual­co­sa di buo­no? Non cre­do, ma sta­re­mo a vedere.

Naguib Sawi­ris.

Una buo­na noti­zia, ma par­zia­le, riguar­da l’approvazione del testo di leg­ge sul capo­ra­la­to che puni­rà con la reclu­sio­ne da uno a sei anni chiun­que sfrut­ti il lavo­ro altrui appro­fit­tan­do del­lo sta­to di biso­gno del lavoratore.

Par­zia­le per­ché, pur­trop­po, non inter­vie­ne su una fat­ti­spe­cie fon­da­men­ta­le del capo­ra­la­to: spes­so lo sfrut­ta­men­to si con­cen­tra su per­so­ne che sog­gior­na­no irre­go­lar­men­te in Ita­lia e che — chia­ra­men­te — non si reche­ran­no dai cara­bi­nie­ri o dal­la poli­zia per denun­cia­re lo sfrut­ta­men­to, essen­do essi stes­si per pri­mi “col­pe­vo­li”. In que­sto sen­so, il supe­ra­men­to del rea­to di immi­gra­zio­ne clan­de­sti­na è ancor più neces­sa­rio, ma que­sto gover­no ha già dimo­stra­to di non voler­se­ne occu­pa­re facen­do deca­de­re pre­ci­sa dele­ga vota­ta dal Par­la­men­to. Per que­sto moti­vo Andrea Mae­stri (par­la­men­ta­re di Pos­si­bi­le) ha pro­po­sto l’introduzione di un per­mes­so di sog­gior­no per moti­vi di pro­te­zio­ne socia­le di dura­ta bien­na­le per i lavo­ra­to­ri stra­nie­ri sfrut­ta­ti, ma la pro­po­sta è sta­ta boc­cia­ta.

 

RITORNO IN AFGHANISTAN

Abbia­mo già denun­cia­to nel­le scor­se pun­ta­te il dop­pio accor­do tra pae­si euro­pei e Afgha­ni­stan: su un bina­rio la con­ces­sio­ne di aiu­ti eco­no­mi­ci e sull’altro bina­rio il rim­pa­trio di cit­ta­di­ni afgha­ni. L’Alto rap­pre­sen­tan­te del­la poli­ti­ca este­ra dell’UE, Fede­ri­ca Moghe­ri­ni, negò che ci fos­se alcu­no scam­bio (money for refu­gees, potrem­mo dire), smen­ti­ta dal Washing­ton Post, secon­do il qua­le uffi­cia­li del gover­no Afgha­no han­no dichia­ra­to di esse­re sta­ti sot­to­po­sti a pres­sio­ni per lega­re il sup­por­to finan­zia­rio all’accordo sul­le depor­ta­zio­ni, men­tre il mini­stro degli este­ri tede­sco, Frank-Wal­ter Stein­meier, avreb­be dichia­ra­to che l’impegno del pro­prio pae­se, pari a 470 milio­ni di dol­la­ri all’anno, è con­nes­so alla que­stio­ne migra­to­ria.

Anche la BBC ha sol­le­va­to la que­stio­ne, scri­ven­do che alla con­fe­ren­za di Bru­xel­les del 5 otto­bre «70 dona­to­ri inter­na­zio­na­li, inclu­sa l’UE, han­no impe­gna­to 15,2 miliar­di di dol­la­ri da qui al 2020 in aiu­ti allo svi­lup­po eco­no­mi­co […]. Tut­ta­via, a fian­co di que­sto moto di gene­ro­si­tà, c’era l’impegno da par­te dell’Afghanistan ad accet­ta­re il rim­pa­trio di 200.000 rifu­gia­ti arri­va­ti in Euro­pa nel 2015. L’UE — con­ti­nua BBC — è dispo­ni­bi­le ad accet­ta­re mol­ti rifu­gia­ti siria­ni per­ché con­si­de­ra la Siria una zona di guer­ra, ma non con­si­de­ra l’Afghanistan una zona di guer­ra, nono­stan­te il pae­se sia fat­to a pez­zi dal­la guer­ra». Curio­so, poi, che paral­le­la­men­te ai 15,2 miliar­di di aiu­to allo svi­lup­po, «i finan­zia­men­ti per l’esercito afgha­no — cir­ca 5 miliar­di di dol­la­ri all’anno — pro­ce­de­ran­no separatamente».

Bada­te bene a tre ulte­rio­ri aspetti:

  1. secon­do il gover­no tede­sco l’accordo con l’Afghanistan offri­rà una “base affi­da­bi­le” sia per i rim­pa­tri volon­ta­ri sia per quel­li for­za­ti (fon­te: Asso­cia­ted Press);

  2. inol­tre è pre­vi­sto che pos­sa­no esse­re rim­pa­tria­ti anche i mino­ri non accom­pa­gna­ti “se sono garan­ti­ti un’accoglienza e degli accor­di di pre­sa in cari­co ade­gua­ti” (fon­te: Asso­cia­ted Press).

  3. la per­cen­tua­le di doman­de d’asilo avan­za­te da cit­ta­di­ni afgha­ni e accet­ta­te, in Unio­ne Euro­pea, è sta­ta pari al 60% nel 2015. Ora — curio­sa­men­te… — si è sce­si al 35%, nono­stan­te la situa­zio­ne in Afgha­ni­stan sia peg­gio­ra­ta (fon­te: Washing­ton Post).

Vie­ne da chie­der­si se ci sia un solo aspet­to posi­ti­vo di que­sta vicen­da, che pra­ti­ca­men­te non ha tro­va­to spa­zio nel dibat­ti­to pubblico.

D’altra par­te non è giu­sti­fi­ca­to alcun stu­po­re. Un accor­do del gene­re rien­tra a pie­no dirit­to nell’approccio adot­ta­to dall’Unione euro­pea e che ha tro­va­to una pri­ma appli­ca­zio­ne nell’accordo con la Tur­chia, che finan­zia­mo lau­ta­men­te, e che ora annun­cia di voler costrui­re un muro lun­go 900 chi­lo­me­tri (900 chi­lo­me­tri!) al con­fi­ne con la Siria.

 

#PINOTTIRISPONDA

E con lei Gen­ti­lo­ni. L’argomento è sem­pre l’esportazione di armi dal nostro pae­se ver­so l’Arabia Sau­di­ta, pae­se che da mesi sta bom­bar­dan­do lo Yemen. E’ suf­fi­cien­te que­sta cir­co­stan­za, cioè che un pae­se sia in sta­to di guer­ra, per­ché entri in azio­ne la leg­ge 185/1990 che vie­ta l’esportazione di armi dal nostro pae­se. Eppu­re, gli ulti­mi dati ISTAT (la denun­cia pro­vie­ne dal­l’Os­ser­va­to­rio OPAL di Bre­scia e da Gior­gio Beret­ta) dico­no che anche a luglio 2016 dali’I­ta­lia sono par­ti­te “armi, muni­zio­ni e loro par­ti ed acces­so­ri” per un valo­re equi­va­len­te a 19 milio­ni di euro. Van­no a som­mar­si a spe­di­zio­ni pre­ce­den­ti per rag­giun­ge­re la quo­ta di 60 milio­ni di euro a par­ti­re dal pri­mo apri­le 2015 (l’Arabia Sau­di­ta ha ini­zia­to i bom­bar­da­men­ti a fine mar­zo). La mini­stra Pinot­ti sostie­ne che non sia di pro­pria com­pe­ten­za, ma di com­pe­ten­za del mini­stro Gen­ti­lo­ni per­ché — ed è vero — l’ultima paro­la sul­le auto­riz­za­zio­ni all’esportazione spet­ta al dica­ste­ro degli Este­ri. Pec­ca­to che da quel fron­te tut­to tac­cia e che la mini­stra Pinot­ti si sia appe­na reca­ta in visi­ta a Riad per discu­te­re di col­la­bo­ra­zio­ne in cam­po mili­ta­re. Sia i dati dell’ISTAT che la docu­men­ta­zio­ne for­ni­ta dal­le asso­cia­zio­ni (Rete Disar­mo in par­ti­co­la­re) cer­ti­fi­ca­no l’invio di arma­men­ti ver­so un pae­se in guer­ra qual è l’Arabia Sau­di­ta. Su que­sto pos­sia­mo por­re un pun­to fer­mo, pra­ti­ca­men­te, ed è quan­to basta per vio­la­re la leg­ge 185/1990. Quel che ora resta da capi­re è se le armi usa­te in Yemen sia­no le stes­se espor­ta­te dall’Italia: docu­men­ti foto­gra­fi­ci non esclu­do­no affat­to que­sta ipo­te­si, anzi. Chi può risol­ve­re il miste­ro — per­ché in pos­ses­so dei det­ta­gli sul­le armi invia­te, omes­si dal­le rela­zio­ni par­la­men­ta­ri — è il gover­no. Solo così sarà pos­si­bi­le fare chia­rez­za sul­le nostre responsabilità.

 

GOOD NEWS

E’ sta­to tro­va­to l’accordo per il tra­sfe­ri­men­to di 300 mino­ri dal cam­po di Calais (che il gover­no fran­ce­se ha annun­cia­to sman­tel­le­rà) ver­so il Regno Uni­to. Si trat­ta in lar­ga par­te di siria­ni e afgha­ni. E’ una buo­na noti­zia, ma dovreb­be esse­re la nor­ma­li­tà, per­ché que­sti mino­ri si appel­la­no alle rego­le euro­pee sul ricon­giun­gi­men­to fami­lia­re. Una con­di­zio­ne che ha spin­to mol­ti di loro a ten­ta­re comun­que l’attraversamento del­la fron­tie­ra a vol­te pagan­do con la vita.

BAD NEWS

Il 12 novem­bre sca­de il perio­do con­ces­so dal Con­si­glio euro­peo a Austria, Ger­ma­nia, Sve­zia, Dani­mar­ca e Nor­ve­gia per il ripri­sti­no dei con­trol­li alla fron­tie­ra, in dero­ga al prin­ci­pio di libe­ra cir­co­la­zio­ne san­ci­to da Schen­gen. Il pro­ble­ma è che quat­tro di que­sti cin­que pae­si (man­ca Oslo all’appello) han­no già dichia­ra­to di pun­ta­re ad otte­ne­re un pro­lun­ga­men­to. La moti­va­zio­ne riguar­de­reb­be, anco­ra, la sicu­rez­za. Il ritor­no alla libe­ra cir­co­la­zio­ne, insom­ma, si allontana.

E’ sta­ta annun­cia­ta la chiu­su­ra del cam­po pro­fu­ghi di Dadaab (ospi­ta cir­ca 400mila per­so­ne), che si tro­va in Kenya, ed è il più gran­de cam­po pro­fu­ghi al mon­do. Che ne sarà dei rifu­gia­ti che ci risie­do­no? Non si sa. E par­ti­co­la­re pre­oc­cu­pa­zio­ne desta la situa­zio­ne dei cit­ta­di­ni soma­li.

 

MUST READ (AND WATCH)

Un bel­lis­si­mo lavo­ro del Washing­ton Post sul­le bar­rie­re e i muri che divi­do­no il mon­do. Dati, video, foto, inter­vi­ste. Tut­to da guardare.

Que­sta set­ti­ma­na — men­tre i libri sono in stam­pa — Nes­sun Pae­se è un’isola fa tap­pa a Sestri Ponen­te, vener­dì, e a Peschie­ra Bor­ro­meo (Mila­no), dome­ni­ca. Vi aspet­to nume­ro­si e, come sem­pre, vi invi­to a con­tat­tar­mi e a dif­fon­de­re la new­slet­ter. Per iscri­ver­si è suf­fi­cien­te com­pi­la­re il form a que­sto link: https://goo.gl/forms/8EGduiLjl3ucZJGq2

A set­ti­ma­na prossima!

ste­fa­no

nessunpaeseeunisola@gmail.com

AIUTACI a scrivere altri articoli come quello che hai appena letto con una donazione e con il 2x1000 nella dichiarazione dei redditi aggiungendo il codice S36 nell'apposito riquadro dedicato ai partiti politici.

Se ancora non la ricevi, puoi registrarti alla nostra newsletter.
Partecipa anche tu!

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Congresso 2024: regolamento congressuale

Il con­gres­so 2024 di Pos­si­bi­le si apre oggi 5 apri­le: dif­fon­dia­mo in alle­ga­to il rego­la­men­to con­gres­sua­le ela­bo­ra­to dal Comi­ta­to Organizzativo.

Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

500.000 firme per la cannabis: la politica si è piantata? Noi siamo per piantarla e mobilitarci.

500.000 fir­me per toglie­re risor­se e giro d’affari alle mafie, per garan­ti­re la qua­li­tà e la sicu­rez­za di cosa vie­ne ven­du­to e con­su­ma­to, per met­te­re la paro­la fine a una cri­mi­na­liz­za­zio­ne e a un proi­bi­zio­ni­smo che non han­no por­ta­to a nes­sun risul­ta­to. La can­na­bis non è una que­stio­ne secon­da­ria o risi­bi­le, ma un tema serio che riguar­da milio­ni di italiani.

Possibile per il Referendum sulla Cannabis

La can­na­bis riguar­da 5 milio­ni di con­su­ma­to­ri, secon­do alcu­ni addi­rit­tu­ra 6, mol­ti dei qua­li sono con­su­ma­to­ri di lun­go cor­so che ne fan­no un uso mol­to con­sa­pe­vo­le, non peri­co­lo­so per la società.
Pre­pa­ra­te lo SPID! Sarà una cam­pa­gna bre­vis­si­ma, dif­fi­ci­le, per cui ser­vi­rà tut­to il vostro aiu­to. Ma si può fare. Ed è giu­sto provarci.

Corridoi umanitari per chi fugge dall’Afghanistan, senza perdere tempo o fare propaganda

La prio­ri­tà deve esse­re met­te­re al sicu­ro le per­so­ne e non può esse­re mes­sa in discus­sio­ne da rim­pal­li tra pae­si euro­pei. Il dirit­to d’asilo è un dirit­to che in nes­sun caso può esse­re sot­to­po­sto a “vin­co­li quan­ti­ta­ti­vi”. Ser­vo­no cor­ri­doi uma­ni­ta­ri, e cioè vie d’accesso sicu­re, lega­li, tra­spa­ren­ti attra­ver­so cui eva­cua­re più per­so­ne possibili. 

Congresso 2024: depositata la mozione “Senza confini”

Alla sca­den­za dei ter­mi­ni da rego­la­men­to è per­ve­nu­ta la mozio­ne “Sen­za con­fi­ni”, col­le­ga­ta alla can­di­da­tu­ra a Segre­ta­ria di Fran­ce­sca Druetti.
La mozio­ne “Sen­za con­fi­ni” è cor­re­da­ta di 293 sot­to­scri­zio­ni vali­de di iscrit­ti e iscrit­te ed è com­ple­ta del­le carat­te­ri­sti­che richie­ste, per­tan­to risul­ta ammes­sa alla discus­sio­ne congressuale.

Il quarto Congresso di Possibile, dedicato a Marco Tiberi

Si è aper­to il quar­to Con­gres­so di Pos­si­bi­le, e voglia­mo dedi­car­lo a un ami­co che non c’è più e sul­la cui voce e sul­la cui intel­li­gen­za abbia­mo fat­to così tan­to affi­da­men­to le scor­se vol­te. Mar­co Tibe­ri ci avreb­be mes­so a posto con poche paro­le, andan­do al cuo­re del­le cose, anche quel­le che anco­ra non ave­va­mo pensato.

Discarica di Borgo Montello: le future generazioni meritano un radicale cambio di rotta

Non è più pos­si­bi­le accet­ta­re una mala gestio­ne così gra­ve del­la disca­ri­ca e soprat­tut­to imma­gi­na­re poten­zia­men­ti e modi­fi­che sen­za che sia­no mes­se nero su bian­co anche da un pun­to di vista giu­ri­di­co le respon­sa­bi­li­tà pena­li dei dan­ni ambien­ta­li e alla salu­te che que­sto ter­ri­to­rio sta subendo.