Emanuele Di Caro è stato da pochi giorni riconfermato segretario provinciale di Cuneo, ruolo che ha ricoperto dal 2010. Descrive questo passaggio come “serio e sereno”, un congresso basato su un confronto pacato intorno ai temi e alle proposte e che si è svolto senza casi problematici. Ha 41 anni. E’ avvocato. E’ sposato con Olivia ed ha due figlie piccole, di cui è orgoglioso.
La sua candidatura ha ottenuto un consenso trasversale (rispetto alle vicende nazionali). Questo fatto non è occasionale ma è il frutto del lavoro svolto nel corso del precedente mandato, il riconoscimento del suo impegno profuso a livello territoriale che ha, tra l’altro, contribuito all’elezione di ben tre parlamentari alle ultime elezioni politiche.
Ricordo a Emanuele che nelle convenzioni di circolo, la mozione Civati in provincia di Cuneo si è attestata intorno al 25% dei consensi, ben oltre la media nazionale. Quale è stato l’approccio seguito nella presentazione e come siete riusciti a raccogliere questo consenso? “Credo che l’ottimo risultato sia stato raggiunto grazie al lavoro collettivo di una squadra entusiasta e convinta di aver compiuto la scelta più giusta, diffusa su tutto il territorio provinciale e coordinata da un referente territoriale sempre molto attento e presente. Amici motivati dalla volontà di rendere migliore il PD e il Paese, capaci di convincere molti altri della bontà della loro scelta, proprio perché sinceramente convinti della bontà della proposta di Pippo.”
Perché quindi ha scelto di sostenere Giuseppe Civati in questo congresso? “Come dicevo, perché credo che Pippo possa davvero rendere il PD migliore, renderlo più moderno senza recidere la radici sane. Perché Pippo è in grado, con la forte spinta di cambiamento e rinnovamento di cui è portatore, di far recuperare al PD la credibilità perduta e di ricostruire un dialogo serio con la parte migliore e più avanzata del nostro Paese. Per l’attenzione particolare ad alcuni temi che mi stanno particolarmente a cuore: l’ambiente, i diritti civili e l’uguaglianza, la conoscenza. E infine perché pone a base della sua azione politica il principio fondamentale della laicità.”
Si parla di cambiamento, specie della forma partito. Quale è secondo lei il ruolo di un segretario provinciale in questa dinamica? “Per una somma di ragioni, credo che la tendenza già in atto che vede la contrazione del numero degli iscritti non si interromperà nel breve periodo, mentre aumenterà il numero dei “simpatizzanti”, che parteciperanno alle primarie, durante le campagne elettorali (soprattutto comunali), e in altre occasioni simili. Ebbene il compito dei segretari, a tutti i livelli, sarà quello, da un lato, di rendere gli iscritti più militanti e più impegnati, coinvolgendoli nelle scelte fondamentali del partito e, dall’altro, di mantenere i contatti con i “simpatizzanti (per far ciò sarà necessario poter accedere ai dati delle primarie)”, informandoli dell’azione del PD sul territorio, consultandoli sui temi più rilevanti.”
Lei ha descritto, nel suo documento congressuale, la sua idea di partito: aperto, condiviso, in relazione stretta con il territorio. Quale è il metodo per realizzare questo idealtipo? “Il partito è l’unico soggetto che ha (o dovrebbe avere) la forza e la capacità di creare il consenso per compiere scelte anche difficili. Può farlo se riesce a mettere insieme e a far confrontare tutte le persone che hanno competenza su una certa materia o sono interessate a un ambito, a partire dagli amministratori locali, se riesce poi a costruire una proposta chiara e compiuta e, infine, se riesce a creare sufficiente consenso tra i cittadini per farla diventare maggioritaria: è la “mobilitazione cognitiva” di Fabrizio Barca. Affrontando in questo modo i problemi o le opportunità di un territorio, è possibile rendere il partito un luogo ospitale, aperto e radicato sul territorio. Per questo motivo è necessario fare un ulteriore grosso investimento nella formazione, così che il PD venga sempre più riconosciuto, anche a livello territoriale, quale soggetto credibile e autorevole, proprio perché formato e informato.”
In che modo invece si può raggiungere la trasparenza economica dei circoli e delle segreterie locali? Soprattutto, in chiave di modifica del sistema di finanziamento dei partiti, come poter mantenere attiva la struttura sul territorio? “Bisogna fare una premessa: anche se i partiti ricevono cospicue somme derivanti dal finanziamento pubblico, i livelli locali e provinciali dispongono di risorse molto scarse. Nonostante ciò, la segreteria uscente, già da me presieduta, aveva deliberato di lasciare ai circoli i proventi del tesseramento e le risorse incamerate dalle primarie per la scelta dei parlamentari. Tale scelta verrà confermata anche dall’attuale segreteria. E evidente però che, al fine di mantenere una struttura minima sul territorio (una sede, un funzionario), in vista anche della modifica del sistema del finanziamento, sarà necessario reperire risorse da altre fonti. Per questo bisognerà incrementare il numero di Feste Democratiche e attivare meccanismi di micro-finanziamento anche via web. In merito alla trasparenza, devo dire che già dallo scorso anno ho fatto pubblicare il bilancio del PD provinciale — discusso e approvato dall’assemblea provinciale — sul sito internet, per renderlo accessibile a tutti i cittadini.”
Un partito dovrebbe mediare fra cittadino e istituzione. Perché il Partito Democratico ha dimenticato i propri elettori e persino le altre forme di associazionismo? Non pensa che i circoli possano essere un luogo della discussione non solo prettamente politica? “Dobbiamo avere il coraggio di confrontarci e di ascoltare tutti i soggetti interessati a discutere in merito a un tema, anche quelli che non la pensano esattamente come noi. Solo così potremo ritornare a essere un punto di riferimento autorevole per larghi settori della società civile. Confronto e ascolto ancor più necessario nei confronti dei nostri stessi iscritti e elettori, che dovranno essere coinvolti per, ad esempio con i referendum previsti dallo statuto del PD. I prossimi mesi e saranno cruciali per il PD e per l’Italia. Il congresso, le elezioni amministrative, forse (speriamo) le elezioni politiche. Nel frattempo l’Italia sta ancora attraversando la peggiore crisi economica dal dopoguerra, con la perdita di milioni di posti di lavoro, al desertificazione produttiva di intere aree e di interi settori industriali.”
Possiamo lamentarci, dice Emanuele. Possiamo disperarci e maledire la sfortuna per essere capitati qui in questo momento. Oppure? “Oppure possiamo cercare il lato positivo, ripensare e cambiare, perché obbligati, il nostro modello di sviluppo. Modificare abitudini (alimentari, stili di vita, consumi) per rendere il mondo un luogo migliore. Se l’8 dicembre Civati dovesse vincere — e vincerà — sarà in grado, con il nostro aiuto, di riportare al centro del dibattito politico nazionale questi temi, saprà ridare al PD una prospettiva di lungo periodo e di respiro, che vada oltre l’emergenza del quotidiano, e che disegni l’Italia dei prossimi 20 anni.”
Un progetto ambizioso a cui val la pena di partecipare.
#Civoti 32: Emanuele Di Caro