Sul territorio, con la cultura: le mafie si combattono così

Schermata 11-2456621 alle 17.03.43Ter­ri­to­rio e cul­tu­ra. Sono que­sti i due pun­ti fer­mi dai qua­li muo­vo­no, e ai qua­li tor­na­no, i con­tri­bu­ti rice­vu­ti sul tema del­la lega­li­tà e del­la lot­ta alla cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta. Ter­ri­to­rio, e quin­di ammin­stra­zio­ni comu­na­li, anche quel­le dei pic­co­li e innu­me­re­vo­li Comu­ni di cui è fat­to que­sto Pae­se. Per­ché — ci ricor­da il comi­ta­to “Nova­ra per Civa­ti” — “a fron­te di gran­di real­tà come Mila­no o Tori­no, ove addi­rit­tu­ra sono costi­tui­te del­le Com­mis­sio­ni Anti­ma­fia, vi sono innu­me­re­vo­li cit­tà o pic­co­li cen­tri abi­ta­ti, veri e pro­pri avam­po­sti stra­te­gi­ci, atten­zio­na­ti da colo­ro che pia­ni­fi­ca­no gran­di inte­res­si ille­ci­ti e igno­ra­ti da una poli­ti­ca mio­pe che non ha sapu­to gesti­re que­sta ero­sio­ne, spes­so silen­zio­sa e stri­scian­te, del nostro Pae­se”. È il caso, ad esem­pio, di Romen­ti­no (Nova­ra), il cui sin­da­co, nel gen­na­io 2010, con­fron­tan­do­si con Nan­do Dal­la Chie­sa, defi­ni­va “un’isola feli­ce”. “Die­ci minu­ti dopo veni­va reso noto a tut­ti che la stes­sa sera Etto­re Mar­co­li era sta­to ucci­so nel­la cava di pro­prie­tà del­la sua fami­glia. Davan­ti alla real­tà gli ammi­ni­stra­to­ri si trin­ce­ra­no die­tro la rimo­zio­ne tota­le, l’in­cre­du­li­tà e la nega­zio­ne del­l’e­vi­den­za, come se il rischio di infil­tra­zio­ni fos­se una mac­chia inde­le­bi­le sul “buon nome” del pae­se. Abbia­mo avu­to trop­pe con­fer­me che la mala­vi­ta usa e inten­de usa­re il nostro ter­ri­to­rio come disca­ri­ca: l’o­mi­ci­dio ser­vi­va pro­prio per met­te­re le mani sul­la cava in pre­vi­sio­ne di Expo e del­lo smal­ti­men­to dei ter­re­ni contaminati”.

Ecco per­ché, con­clu­do­no i nova­re­si, “il Par­ti­to Demo­cra­ti­co può e deve far­si cari­co di un cam­bia­men­to nel Pae­se che par­ta dal pro­prio inter­no e dai ter­ri­to­ri. Sti­mo­lia­mo e chie­dia­mo impe­gno ad ogni Comu­ne, dove il PD gover­na, affin­ché ven­ga­no asse­gna­te dele­ghe o inca­ri­chi ad asses­so­ri o con­si­glie­ri, su ‘stu­dio e con­tra­sto del feno­me­no del­le cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­te’. Paral­le­la­men­te, all’interno del­le segre­te­rie regio­na­li, pro­vin­cia­li e loca­li dei cir­co­li, sti­mo­la­re ana­lo­ga atten­zio­ne con dele­ghe o inca­ri­chi spe­ci­fi­ci. Il bene­fi­cio sarà degli stes­si cen­tri abi­ta­ti, di tut­ti i ter­ri­to­ri e cer­ta­men­te di quel­li con­ti­gui, dei rispet­ti­vi ammi­ni­stra­to­ri che avran­no dei cor­ri­spet­ti­vi con cui con­fron­tar­si e ‘fare rete’, per non esse­re iso­la­ti e lascia­ti soli”. Guar­da agli ammi­ni­stra­to­ri anche Palo­ma, da Mila­no, che pro­po­ne di “Ren­de­re obbli­ga­to­ria la sot­to­scri­zio­ne del­la Car­ta di Pisa da par­te degli ammi­ni­stra­to­ri loca­li e di adot­ta­re un codi­ce eti­co ana­lo­go per tut­to il set­to­re del­la Pub­bli­ca Ammi­ni­stra­zio­ne”. E tut­to ciò va affian­ca­to ad un lavo­ro cul­tu­ra­le, per rimuo­ve­re la “rimo­zio­ne” di cui si dice­va sopra, par­lan­do­ne scien­ti­fi­ca­men­te “nel­le scuo­le, nel­le uni­ver­si­tà e sui posti di lavo­ro, per­ché cono­scen­za e coscien­za sono il pri­mo stru­men­to di con­tra­sto alla cri­mi­na­li­tà orga­niz­za­ta”. Un esem­pio che tie­ne assie­me la con­sa­pe­vo­lez­za e l’azione e la “que­stio­ne ter­ri­to­ria­le”, cita­to da Palo­ma, è il model­lo di “Con­su­mo cri­ti­co” del­la FAI ( www.antiracket.info) “in modo da riu­sci­re a sti­la­re per il ter­ri­to­rio mila­ne­se un data­ba­se di tut­ti i com­mer­cian­ti-impren­di­to­ri che dico­no ‘no al piz­zo’, ovvia­men­te su base volontaria”.

ndrangheta_milanoCome Palo­ma, dal­la Lom­bar­dia scri­ve la sena­tri­ce Lucre­zia Ric­chiu­ti (del­la qua­le abbia­mo già par­la­to), e il tema è sem­pre quel­lo, il con­trol­lo del ter­ri­to­rio, e Lucre­zia ci spie­ga il per­ché: “con­trol­la­re il ter­ri­to­rio signi­fi­ca non dover più uti­liz­za­re in modo evi­den­te la vio­len­za. Que­sto è uno dei moti­vi per cui in tan­ti, trop­pi, sosten­go­no per esem­pio che le mafie al nord non esi­sto­no […] Men­tre lo Sta­to a segui­to del­le stra­gi del 1992 si è con­cen­tra­to nel­la lot­ta alla mafia sici­lia­na, altre mafie come le camor­re e soprat­tut­to la ‘ndran­ghe­ta si sono raf­for­za­te e han­no colo­niz­za­to ter­ri­to­ri un po’ in tut­te le regio­ni ita­lia­ne e all’estero. Oggi la ‘ndran­ghe­ta ha il semi­mo­no­po­lio del traf­fi­co di cocai­na in Euro­pa, ma altre atti­vi­tà che con­du­ce con pro­fit­to sono l’estorsione, l’usura, il rici­clag­gio di dana­ro di pro­ve­nien­za ille­ci­ta, il traf­fi­co ille­ci­to di rifiu­ti, il movi­men­to ter­ra e l’edilizia, il com­mer­cio e la risto­ra­zio­ne, il gio­co d’azzardo e ulti­ma­men­te anche i ‘com­pro oro’”.

Schermata 11-2456621 alle 16.59.42Oltre che per ragio­ni eco­no­mi­che — come è ovvio che sia — ci sono anche ragio­ni squi­si­ta­men­te giu­ri­di­che che han­no spin­to la ‘ndran­ghe­ta alla colo­niz­za­zio­ne. “Uno di que­sti moti­vi — pro­se­gue Lucre­zia — è che in mol­te regio­ni del Nord i Tri­bu­na­li non appli­ca­no il 416 bis (l’articolo del codi­ce pena­le che rico­no­sce l’esistenza del­la strut­tu­ra mafio­sa) e non con­ti­nua­no ad appli­car­lo nep­pu­re dopo alcu­ne sen­ten­ze del­la Cas­sa­zio­ne per­ché non c’è la cul­tu­ra e la cono­scen­za del feno­me­no mafio­so: le ‘fami­glie’ di ‘ndran­ghe­ta ten­go­no un bas­so pro­fi­lo, svi­lup­pa­no buo­ne rela­zio­ni con il vici­na­to, evi­ta­no omi­ci­di e vio­len­ze, si mime­tiz­za­no e in poco tem­po ricrea­no le stes­se con­di­zio­ni del pae­se d’origine per svi­lup­pa­re i loro spor­chi affa­ri, ma sen­za mai rescin­de­re il cor­do­ne ombe­li­ca­le con la Cala­bria e con il capo dei capi — che essi stes­si chia­ma­no ‘Cri­mi­ne’ — che in caso di con­tro­ver­sie ha sem­pre l’ultima paro­la. Dove tut­to è appa­ren­te­men­te tran­quil­lo — pen­sa­te al caso di Romen­ti­no, in pro­vin­cia di Nova­ra, che abbia­mo cita­to pri­ma — dif­fi­cil­men­te ci si rie­sce ad imma­gi­na­re che inve­ce impren­di­to­ri sia­no pesan­te­men­te inti­mi­di­ti e con­di­zio­na­ti, che l’usura è lar­ga­men­te pra­ti­ca­ta ma qua­si mai denun­cia­ta, che il traf­fi­co ille­ci­to di rifiu­ti è reso pos­si­bi­le da impren­di­to­ri con­ni­ven­ti. Nes­su­no si imma­gi­na che al nord si costrui­sca­no abu­si­va­men­te inte­ri con­do­mi­nii, capan­no­ni, vil­le. Nes­su­no si imma­gi­na che tito­la­ri di azien­de appa­ren­te­men­te imma­co­la­ti sono solo dei pre­sta­no­me di ‘ndran­ghe­ti­sti. Nes­su­no si imma­gi­na che il suc­ces­so poli­ti­co di tan­ti uomi­ni di suc­ces­so è dovu­to ai voti com­pra­ti dai mafio­si. Il capi­ta­le socia­le del­la mafia, come bene ci han­no descrit­to gli inqui­ren­ti, è costi­tui­to da tut­te quel­le rela­zio­ni che i mafio­si han­no con poli­ti­ci, con impren­di­to­ri, con giu­di­ci cor­rot­ti, con for­ze dell’ordine infe­de­li, con libe­ri pro­fes­sio­ni­sti, con fun­zio­na­ri pub­bli­ci. I magi­stra­ti ci dico­no anche che non neces­sa­ria­men­te sono i mafio­si a cer­ca­re il loro ‘capi­ta­le socia­le’: mol­to spes­so la rela­zio­ne, la richie­sta, vie­ne dall’area gri­gia, dai col­let­ti bian­chi, dagli uomi­ni cer­nie­ra come tan­te inda­gi­ni han­no dimo­stra­to. Le mafie stan­no inqui­nan­do il tes­su­to eco­no­mi­co per­ché inqui­na­no il mer­ca­to. Le azien­de sane non pos­so­no com­pe­te­re con quel­le che non fan­no ricor­so al pre­sti­to ban­ca­rio per­ché han­no una dispo­ni­bi­li­tà infi­ni­ta di dana­ro a zero costo deri­van­te dai loro traf­fi­ci ille­ci­ti. Non pos­so­no com­pe­te­re con le azien­de mafio­se che assu­mo­no i lavo­ra­to­ri in nero, sen­za tute­le sin­da­ca­li. Non pos­so­no sop­por­ta­re i costi del­le tan­gen­ti per non subi­re fur­ti e incen­di nel­le loro aziende”.

“Fino ad oggi — pro­se­gue la sena­tri­ce Ric­chiu­ti — non c’è sta­ta la volon­tà poli­ti­ca di com­bat­te­re effi­ca­ce­men­te le mafie per­ché le mafie garan­ti­sco­no voti e con­sen­so socia­le. Que­sto non è più tol­le­ra­bi­le e dob­bia­mo asso­lu­ta­men­te pren­der­ci la respon­sa­bi­li­tà di cam­bia­re le cose. Abbia­mo una buo­na nor­ma­ti­va anti­ma­fia anche se miglio­ra­bi­le e il seque­stro e la con­fi­sca dei beni sono nor­me che col­pi­sco­no al cuo­re gli inte­res­si dei mafio­si. Ma ciò non basta se non com­bat­tia­mo effi­ca­ce­men­te e con una nor­ma­ti­va effi­ca­ce la cor­ru­zio­ne, il rici­clag­gio, l’evasione, il fal­so in bilan­cio, stru­men­ti che le mafie uti­liz­za­no per fare i loro affa­ri. Fino ad oggi non solo non si è fat­to nul­la ma si è addi­rit­tu­ra resa più com­pli­ca­ta la pos­si­bi­li­tà di per­se­gui­re alcu­ni rea­ti come il fal­so in bilan­cio o la pre­scri­zio­ne bre­ve. Ser­vo­no sol­di e uomi­ni da dedi­ca­re alla repres­sio­ne del­le mafie per resti­tui­re ai cit­ta­di­ni i loro ter­ri­to­ri e la loro liber­tà ma soprat­tut­to ser­ve una poli­ti­ca puli­ta, che risol­va i pro­ble­mi del­la gen­te. Ser­vo­no poli­ti­ci che per­se­gua­no il bene comu­ne e non i loro inte­res­si privati”.

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