Roma, Brancaleone: no alla chiusura di ogni spazio indipendente e aggregativo

Sot­to un albe­ro di Nata­le tri­ste, la cit­tà di Roma tro­va un brut­to rega­lo per la comu­ni­tà cul­tu­ra­le, che si vede pri­va­ta del Bran­ca­leo­ne: uno spa­zio indi­pen­den­te e aggregativo.

Dopo i casi del Rial­to, del Dal­Ver­me, del Cor­to Cir­cui­to e di altre real­tà simi­li, la len­ta ma appa­ren­te­men­te ine­so­ra­bi­le eli­mi­na­zio­ne di ogni spa­zio aggre­ga­ti­vo — recu­pe­ra­to dal­l’o­blio e dal­l’ab­ban­do­no e rimes­so a dispo­si­zio­ne del­le pul­sio­ni cul­tu­ra­li e spin­te socia­li del­la cit­tà – por­te­rà a non ave­re più alcun dove in cui pro­muo­ve­re cul­tu­ra, fare rete fuo­ri dal­la Rete e den­tro la cit­tà. Pos­si­bi­le non per­de di vista il faro del­la lega­li­tà, ma a Roma si sta facen­do buio, e al buio si fa fati­ca a tro­va­re una visione.

Auspi­chia­mo che la Sin­da­ca e il Con­si­glio Comu­na­le cor­ra­no ai ripa­ri e la smet­ta­no di lascia­re alla mer­cé del­le for­ze dell’ordine i luo­ghi del­l’as­so­cia­zio­ni­smo, dell’aggregazione.
Inol­tre auspi­chia­mo che l’As­ses­so­re alla Cul­tu­ra fac­cia urgen­te­men­te chia­rez­za su come si stia muo­ven­do l’am­mi­ni­stra­zio­ne per la ride­fi­ni­zio­ne e per la valo­riz­za­zio­ne di que­sti beni comu­ni in cui si ritro­va l’a­ni­ma pul­san­te di una cit­tà inte­ra che, pur­trop­po, pul­sa sem­pre meno a ogni col­po al cuo­re come questo.

Al net­to del­la tute­la di leg­ge, la comu­ni­tà di Pos­si­bi­le pen­sa che la buro­cra­zia non deb­ba sep­pel­li­re l’hu­mus del­la Capi­ta­le del nostro Pae­se. Auto­ri­tà e ammi­ni­stra­zio­ne sono tenu­te a fare di più: non pos­so­no limi­tar­si a sot­trar­re spa­zi e spe­gne­re luci. Que­sti spa­zi devo­no esse­re resti­tui­ti a chi sa e può tener­li in vita, van­no tute­la­ti e valo­riz­za­ti per la loro gran­de rile­van­za socia­le, indi­riz­zan­do la comu­ni­tà ver­so l’au­to­re­cu­pe­ro — non solo lega­le ma vita­le — degli spa­zi aggre­ga­ti­vi, e non limi­tar­si alla chiu­su­ra, in tut­ti i sen­si, di tut­ti gli spazi.

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