«No alla legge bavaglio», sempre

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«Il DDL sul­le inter­cet­ta­zio­ni non ha nul­la a che fare con la tute­la del­la riser­va­tez­za per­so­na­le. Voglio­no limi­ta­re pesan­te­men­te la liber­tà di infor­ma­zio­ne a tute­la degli inte­res­si dei poten­ti. È un vero e pro­prio bava­glio, che com­pro­met­te la capa­ci­tà inve­sti­ga­ti­va del­la magi­stra­tu­ra e inde­bo­li­sce le for­ze dell’ordine nel con­tra­sto alla cor­ru­zio­ne e alla cri­mi­na­li­tà. NO ALLA LEGGE BAVAGLIO, LA DEMOCRAZIA NON VUOLE CENSURE. DIFENDIAMO LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE E LA SICUREZZA».

Potreb­be sem­bra­re la dichia­ra­zio­ne di voto di Pip­po Civa­ti di fron­te al ddl sul pro­ces­so pena­le appro­va­to oggi dal­la Came­ra a tra­zio­ne ren­zia­na e inve­ce… Inve­ce si trat­ta di uno dei tan­ti mani­fe­sti che il PD affig­ge­va nell’era ber­lu­sco­nia­na per oppor­si alla leg­ge bava­glio.

Leg­ge che a Ber­lu­sco­ni non riu­scì fino in fon­do e che oggi la zelan­te mag­gio­ran­za ren­zia­na por­ta a compimento.

È peno­so che il dibat­ti­to si sia con­cen­tra­to solo sul­le inter­cet­ta­zio­ni per­ché il ddl appro­va­to oggi alla Came­ra con­tie­ne nume­ro­si obbro­bri giu­ri­di­ci e poli­ti­ci.

Pri­ma di tut­to la dele­ga in bian­co al Gover­no di riscri­ve­re par­ti impor­tan­ti del codi­ce pena­le e di pro­ce­du­ra pena­le, su mate­rie, come i dirit­ti fon­da­men­ta­li dei cit­ta­di­ni, le garan­zie per le vit­ti­me dei rea­ti, la dura­ta del pro­ces­so, l’esercizio dell’azione pena­le, che sono di com­pe­ten­za del Parlamento.

E la dele­ga è scrit­ta in modo così pastic­cia­to che potreb­be per­si­no sem­bra­re un gusto­so babà giuridico:

“pre­ve­de­re dispo­si­zio­ni diret­te a garan­ti­re la riser­va­tez­za del­le comu­ni­ca­zio­ni e del­le con­ver­sa­zio­ni tele­fo­ni­che e tele­ma­ti­che ogget­to di inter­cet­ta­zio­ne…” E anco­ra “pre­ve­de­re che chiun­que dif­fon­da, al fine di reca­re dan­no alla repu­ta­zio­ne o all’immagine altrui, ripre­se o regi­stra­zio­ni di con­ver­sa­zio­ni svol­te in sua pre­sen­za e frau­do­len­te­men­te effet­tua­te, è puni­to con la reclu­sio­ne fino a 4 anni…”

Ma non esi­ste già il rea­to di dif­fa­ma­zio­ne? E allo­ra per­ché aggiun­ge­re que­sta nor­ma-mon­strum? Per dare una lezio­ne a Iene, Stri­scia la Noti­zia, Report, ecce­te­ra? Per inti­mi­di­re i gior­na­li­sti d’inchiesta?

Non ci pia­ce per nien­te, tra l’altro, la nor­ma che pre­ve­de l’estinzione del rea­to per con­dot­te ripa­ra­to­rie, per­ché per come è sta­ta scrit­ta il Giu­di­ce può dichia­ra­re estin­to il rea­to anche se la vit­ti­ma ritie­ne il risar­ci­men­to insuf­fi­cien­te rispet­to al dan­no subi­to e soprat­tut­to per­ché gli impu­ta­ti ric­chi potran­no libe­rar­si dai pro­ces­si pena­li pagan­do.

Insom­ma, leg­ge bava­glio e giu­sti­zia clas­si­sta: il PD si spin­ge dove il teme­ra­rio Cava­lie­re non era riu­sci­to ad arri­va­re, oltre la Costi­tu­zio­ne, là dove regna la leg­ge del più for­te, là dove l’albero del­la demo­cra­zia e del­la liber­tà per­de le foglie e si sec­ca, per­ché il ter­re­no dove era sta­to pian­ta­to è sta­to avvelenato.

Per la cro­na­ca (poli­ti­ca, non giu­di­zia­ria!), han­no vota­to con­tro il M5S, SEL e i depu­ta­ti di POSSIBILE.

Andrea Mae­stri – depu­ta­to POSSIBILE, mem­bro Com­mis­sio­ne Giu­sti­zia del­la Camera

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Il salario. Minimo, indispensabile. Una proposta di legge possibile.

Già nel 2018 Pos­si­bi­le ha pre­sen­ta­to una pro­po­sta di leg­ge sul sala­rio mini­mo. In quel­la pro­po­sta, l’introduzione di un sala­rio mini­mo lega­le, che rico­no­sces­se ai mini­mi tabel­la­ri un valo­re lega­le erga omnes quan­do que­sti fos­se­ro al di sopra del­la soglia sta­bi­li­ta, for­ni­va una inno­va­ti­va inter­pre­ta­zio­ne del­lo stru­men­to, sino a quel tem­po bloc­ca­to dal timo­re di ero­de­re pote­re con­trat­tua­le ai sin­da­ca­ti. Il testo del 2018 è sta­to riscrit­to e miglio­ra­to in alcu­ni dispo­si­ti­vi ed è pron­to per diven­ta­re una pro­po­sta di leg­ge di ini­zia­ti­va popolare.

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