Lotta globale al cambiamento climatico: la “carbon border tax”

Il Par­la­men­to euro­peo ha adot­ta­to il 10 mar­zo una riso­lu­zio­ne che pre­ve­de l’introduzione di un mec­ca­ni­smo di aggiu­sta­men­to del car­bo­nio alla fron­tie­ra (Car­bon Bor­der Adjust­ment Mecha­ni­sm — CBAM). Attra­ver­so que­sta “car­bon bor­der tax”, si appli­che­reb­be un prez­zo sul­le emis­sio­ni di CO2 di alcu­ni beni impor­ta­ti nell’UE, pro­ve­nien­ti da pae­si con stan­dard cli­ma­ti­ci meno ambi­zio­si di quel­li euro­pei. La logi­ca è di evi­ta­re che gli ambi­zio­si tar­get euro­pei intro­dot­ti dal Green Deal pro­vo­chi­no una “fuga di car­bo­nio”, ossia una fuga fuo­ri dall’Ue del­le impre­se euro­pee che annul­le­reb­be i bene­fi­ci degli sfor­zi glo­ba­li per il clima.

Il nuo­vo mec­ca­ni­smo per­met­te­reb­be così di pro­teg­ge­re il mer­ca­to euro­peo dall’importazione aggres­si­va da Sta­ti dove il costo di pro­du­zio­ne è mino­re a sca­pi­to del rispet­to dell’ambiente. Allo stes­so tem­po, si cree­reb­be una pari­tà di con­di­zio­ni a livel­lo glo­ba­le, ovve­ro un incen­ti­vo alla decar­bo­niz­za­zio­ne, sia per le indu­strie euro­pee sia per quel­le non euro­pee, in linea con gli obiet­ti­vi del­l’Ac­cor­do di Parigi.

Il siste­ma attua­le dell’Ue (siste­ma per lo scam­bio del­le quo­te di emis­sio­ne — ETS) pre­ve­de infat­ti una cer­ta quan­ti­tà di emis­sio­ni garan­ti­te per le indu­strie euro­pee, come mec­ca­ni­smo di pro­te­zio­ne rispet­to a quel­le stra­nie­re. Ciò non sarà più pos­si­bi­le con il nuo­vo mec­ca­ni­smo, poi­ché que­sta dop­pia pro­te­zio­ne sareb­be con­tra­ria alle rego­le del WTO sul­la concorrenza.

La ratio del­la riso­lu­zio­ne del Par­la­men­to non è di intro­dur­re misu­re pro­te­zio­ni­sti­che, ma di garan­ti­re che anche i set­to­ri più inqui­nan­ti par­te­ci­pi­no alla lot­ta glo­ba­le con­tro il cam­bia­men­to climatico.

Inol­tre, la riso­lu­zio­ne del Par­la­men­to pre­ve­de che le entra­te gene­ra­te dal­la car­bon bor­der tax con­tri­bui­sca­no ad ali­men­ta­re le “risor­se pro­prie” dell’Ue che finan­zie­ran­no il pia­no di ripre­sa Next Gene­ra­tion EU e, in gene­ra­le, il bilan­cio euro­peo. Ciò rap­pre­sen­te­reb­be un impor­tan­te soste­gno all’attuazione del­le ambi­zio­se poli­ti­che euro­pee di tran­si­zio­ne eco­lo­gi­ca e digi­ta­le. Non dimen­ti­chia­mo che oggi il bilan­cio dell’UE dipen­de qua­si inte­ra­men­te dai tra­sfe­ri­men­ti finan­zia­ri degli Sta­ti membri.

La Com­mis­sio­ne euro­pea dovreb­be pre­sen­ta­re una pro­po­sta legi­sla­ti­va sul CBAM nel secon­do tri­me­stre del 2021 come par­te del Green Deal euro­peo, insie­me a una pro­po­sta su come inclu­de­re le entra­te gene­ra­te per finan­zia­re par­te del bilan­cio UE.

Tut­ta­via, non è det­to che le pro­po­ste degli euro­de­pu­ta­ti sia­no pre­se in con­to. Infat­ti, nell’assetto isti­tu­zio­na­le attua­le, il Par­la­men­to euro­peo, nono­stan­te sia l’unica isti­tu­zio­ne euro­pea elet­ta a suf­fra­gio uni­ver­sa­le dai cit­ta­di­ni, non ha pote­re di ini­zia­ti­va legi­sla­ti­va. La Com­mis­sio­ne euro­pea non ha obbli­go di dare segui­to alle sue “riso­lu­zio­ni di iniziativa”.

Sil­via Romano

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