All’obiettivo 4 del nuovo Piano Strategico Nazionale Aree Interne 2021–2027 capeggia la dicitura: “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile”.
All’interno del documento, queste parole: “le aree interne non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a se stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”.
È così che il governo Meloni parla di 13 milioni di persone, 4000 comuni, collocati lungo tutta la Penisola, per un totale circa del 60% del territorio nazionale. Parole irricevibili, che dimostrano quanto poco si comprenda l’importanza che possono avere le aree interne, e il territorio montano in particolare, per il contrasto all’emergenza climatica e per il crogiolo di esperienze, sperimentazioni e dialogo che contengono.
Nel mio consiglio comunale, a Castelnovo Monti, la Destra in questi giorni ha presentato una proposta di sfruttamento della montagna, l’illuminazione della Pietra di Bismantova (peraltro in deroga rispetto alle leggi contro lo sfruttamento e l’impatto faunistico-ambientale). Uno specchietto per le allodole per nascondere la propria ipocrisia, quella che a livello nazionale porta a parlare di “spopolamento irreversibile”.
Non si può immaginare una montagna da cartolina, sfruttata come un giacimento di petrolio. Va cambiata la visione del paradigma economico, turistico e culturale dell’Appennino.
Modelli positivi ci sono: le cooperative di comunità, ad esempio, che hanno aiutato il ripopolamento di alcuni territori, cui dovrebbe far seguito una politica di rafforzamento dei servizi pubblici e alla persona.
Invece la montagna è ancora vista come “il luogo per la scampagnata all’aria fresca”, con nessun interesse a combattere quella che Alex Langer definì “monocultura” turistica, ancora oggi troppo presente e permeante nella visione del futuro dei nostri territori.
L’attivista e politico, di cui domani ricorrono i 30 anni dalla scomparsa, si mosse per una Convenzione europea a protezione delle Alpi. Nel testo avvertiva ante litteram della problematicità del turismo montano legato solamente a una stagionalità (che di fatto ne preclude la visione come luogo in cui vivere tutto l’anno), del rischio ambientale e di quello di vedere la montagna non come luogo di dialogo e unione ma come confine divisorio e invalicabile.
Forse è il caso di pensare a una Carta simile anche per gli Appennini, che vada in direzione opposta al “piano strategico” del governo. Un piano che di strategico non ha proprio nulla.
Thomas Predieri
Consigliere Comunale Castelnovo Monti
Possibile Reggio Emilia